[2] M. Giron b. [3] A. Michelsen 6-7(4) 6-3 7-5
Si chiude una pagina di Storia a Newport. In occasione della finale tra Marcos Giron e Alex Michelsen, si è giocata l’ultima partita dell’Hall of Fame Open come evento del tour maggiore, un torneo che era nato nel 1976. Dal 2025 infatti il torneo verrà declassato da ATP 250 a Challenger 125 combininato con un WTA 125: un doppio appuntamento che però perderà parecchio valore.
Valore invece ne ha parecchio questa finale dato che Marcos Giron, all’età di 30 anni, si toglie la soddisfazione del primo titolo in carriera in un torneo monopolizzato dagli americani. Per la quarta volta dal 2005 infatti ci sono stati quattro tennisti della stessa nazionalità in una semifinale ATP. A fare la differenza è stata l’esperienza nel momento clou del classe 1993 contro il 19enne californiano, nuovamente sconfitto in finale qui a Newport dopo il ko con Adrian Mannarino dell’anno scorso. Due sconfitte dunque consecutive in finale per il giovane talento a stelle e strisce.
1° set: l’inizio in salita non scoraggia Michelsen
Michelsen non inizia nel migliore dei modi la sua seconda finale a Newport, concedendo tre palle break a Giron che ringrazia e strappa un servizio dopo meno di una decina di minuti. Il 30enne dimostra grande fiducia nei propri mezzi a servizio e nei primi due giochi lascia un solo “15” a Michelsen. Nel tennis però sappiamo bene che a smontare le convinzioni ci vuole pochissimo: al sesto gioco, Michelsen si porta addirittura 40-0 su servizio di Giron, portando a casa il break alla seconda possibilità. Prende coraggio il classe 2004 che replica il 40-0 su servizio avversario, ma stavolta facendosi annullare tutti e tre i breakpoint. Insomma, Michelsen ha rischiato di portare a terminare un clamoroso parziale di 4 game a zero se non fosse per il grande lavoro di Giron in difesa. Il numero 46 al mondo ha provato lo scherzetto sul 5-5, portandosi due volte ad un punto dal break seppur senza esito positivo. Una volta arrivati al tiebreak, Giron gestisce male troppe situazioni concedendo quattro minibreak, il doppio rispetto all’avversario che riesce a chiudere 7-4 il tiebreak.
2° set: black-out Michelsen, Giron ne approfitta
La seconda parte di gara vede Giron ancora scosso dal set precedente, tanto da concedere due palle break nel suo secondo game di servizio. L’esperienza alla fine gioca un ruolo fondamentale e oltre a salvarle entrambe, strappa addirittura un break nel gioco successivo. La situazione non sembra gradita da MIchelsen che comincia ad andare un po’ fuori dai fogli, come testimonia qualche racchetta lanciata a terra di troppo. Giron aumenta i giri del motore, il giovane connazionale ne risente e messo alle corde riesce a salvare ben tre set point sul suo servizio. Poco male per Giron che al nono game chiude mantenendo il gioco a 15. Un risultato strepitoso è senza dubbio il 94% di punti vinti con la prima di servizio, ben 15 volte su 16. Già da metà set, non solo per il risultato, la partita sembrava destinata a prolungarsi ancora. Michelsen, uscito sconfitto sempre a Newport nella scorsa edizione, sembrava
3° set: Michelsen getta alle ortiche un match point
Nell’ultimo set della storia dell’Hall of Fame Open, regna parecchio equilibrio da una parte e dall’altra. Come nel primo set, c’è un dato ricorrente su Giron: se nei primi due game di servizio è perfetto (nel primo set aveva concesso un 15, ora addirittura zero), il terzo mette sempre in difficoltà il classe 1993. Stavolta però la palla break viene salvata e dunque resta in parità il punteggio. Michelsen appare più pimpante, tutt’altro che scoraggiato per il break point non convertito, e sul punto che vale il 4-3 arrivato con uno smash potente a rete chiama a sé la folla. La spinta del pubblico aiuta Michelsen che al decimo game ha il championship point in risposta a disposizione, ma Giron si salva. Probabilmente è proprio qui che avviene il più classico degli sliding doors: Michelsen, letteralmente ad un passo dal torneo, vede ora la vittoria lontanissima e un Giron esperto lo nota, cominciando ad attaccare con più convinzione. Nel game successivo, Giron strappa il servizio nel momento migliore possibile assicurandosi il lusso di servire per il match. Michelsen perde completamente le staffe, lanciando con foga un’altra volta la racchetta, un segno di resa che anticipa l’ace finale e decisivo di Giron.