Jessica Pegula, campionessa in carica, ha ottenuto un buon successo per 6-2 6-4 ai danni di Ashlyn Krueger e si è qualificata per i quarti di finale del WTA 1000 di Toronto. La numero 6 del mondo, che sta vivendo una stagione leggermente al di sotto delle aspettative, ha parlato in conferenza stampa delle Olimpiadi a cui ha partecipato, del suo feeling con il cemento nordamericano e dell’attuale momento che sta vivendo il tennis statunitense.
D. È la quarta volta che giochi in Canada e non hai mai perso prima dei quarti di finale: c’è qualcosa di speciale qui per te?
“Tutti me lo chiedono, ricordandomi del mio record molto positivo in questo torneo. In realtà non so spiegare le motivazioni: penso che semplicemente essere qui in Canada mi fa sentire più a casa, l’atmosfera è molto bella, mi piacciono le città di Toronto e Montreal, mi piacciono i campi, tutto è fantastico. Io abito a Buffalo, quindi non così lontano da qui… penso che anche questo mi aiuti”.
D. Qui stai giocando in doppio con Giuliana Olmos: giocherai ancora con Gauff o resterai tutta l’estate con Olmos?
“Sinceramente non so bene cosa farò con il doppio, né se continuerò a giocarlo quest’anno. E per Coco credo valga lo stesso, quindi non giocheremo regolarmente insieme come abbiamo fatto nelle scorse stagioni. Penso che giocherò il doppio quando avrò voglia e per il resto dell’anno penserò solo al singolare, che resta la mia priorità”.
D. Cinque statunitensi sono nei quarti di finale a Toronto, un buon riscatto per voi dopo la delusione alle Olimpiadi.
“È una bella statistica, soprattutto all’inizio dello swing sul cemento nordamericano. Penso che per tutte noi sia questo il momento più proficuo della stagione, il mese in cui ci piace di più giocare a tennis, io almeno penso di esprimermi sempre al meglio in questa fase dell’anno. Nel tennis statunitense c’è grande profondità in questo momento, siamo cinque tra le prime quindici del mondo: io, Coco [Gauff, n.d.r.], Emma [Navarro, n.d.r.], Danielle [Collins, n.d.r.] e Madison [Keys, n.d.r.]. È incredibile. Ovviamente volevamo tutte noi giocare meglio alle Olimpiadi, soprattutto perché ci sentiamo una squadra forte, ma le cose sono andate diversamente e dobbiamo accettarlo. Siamo felici adesso di essere qui sul cemento nordamericano e proveremo a fare del nostro meglio per ottenere buoni risultati”.
D. È stato difficile passare in una settimana dalla terra battuta di Parigi al cemento di Toronto?
“Sapevamo già a inizio anno che ci sarebbe stato un periodo complesso fisicamente tra Wimbledon su erba, Olimpiadi su terra battuta e poi l’inizio dell’estate sul cemento nordamericano. Non aver giocato bene a Parigi è stata una delusione, ma almeno mi ha permesso di arrivare qui a Toronto con qualche giorno di anticipo e questo mi ha aiutato, perché ho potuto svolgere due o tre sessioni extra di allenamento. Inoltre il mio esordio è stato molto difficile, in quanto c’era una giocatrice del calibro di Pliskova dall’altra parte della rete, e vincere quel match mi ha aiutato a sentirmi più in fiducia. Oggi il livello non è stato altissimo da parte sia mio che di Ashlyn [Krueger, n.d.r.], ma le condizioni erano complesse con tanto vento e solo non perdere la calma è stato ottimo. Questo, ribadisco, è il periodo che preferisco della stagione, dunque spero di ottenere i risultati sperati qui, a Cincinnati e allo US Open”.
D. Hai giocato molto in doppio nel corso della tua carriera: ti è servito per migliorare in singolare?
“Ho imparato molto grazie al doppio e ora sfrutto tutta questa conoscenza in singolare. Ho potuto migliorare alcuni impercettibili dettagli del gioco, la strategia, il servizio, la risposta soprattutto, giocare tanti punti decisivi e quindi gestire meglio la pressione in quelle situazioni. E tantissimi altri elementi come il lob, le traiettorie, la posizione in campo, comprendere dove si trovano gli avversari e che movimenti potranno compiere. Ci sono tante cose che non si allenano molto in singolare perché semplicemente rappresentano una parte infinitesimale del gioco, mentre in doppio capita più spesso di trovarti in determinate situazioni e poi puoi sfruttare l’esperienza in singolare”.
D. Un bilancio sull’esperienza olimpica?
“Mi sono divertita tantissimo con tutto il Team Stati Uniti, abbiamo vissuto l’esperienza al massimo. Porterò i ricordi dell’Olimpiade sempre con me: è stato molto bello vivere il villaggio olimpico con tutti gli altri atleti, conoscere gente di altri sport e tifare per loro, sperare che tutti potessero portare a casa la loro medaglia o comunque fare bene e ottenere un buon risultato. Ho anche visto qualche evento dal vivo prima di andare via. Anche il tennis è sembrato meno solitario come sport: restava una gara individuale, ma c’era sempre quello spirito di squadra che le Olimpiadi portano con sé. Sono davvero felice di aver partecipato ai Giochi Olimpici”.