Dal nostro inviato a Montreal
Non è andata come avrebbe voluto, ma non importa. Al di là di ogni risultato, di ogni vittoria e di ogni sconfitta, è questa la lezione più importante che Andrey Rublev ha imparato – e insegnato – al National Bank Open di Montreal. Un torneo che il russo ha sì visto sfumare in finale, a cui arrivava da grande favorito, ma dove si è anche finalmente ritrovato, ottenendo una vittoria molto importante ai quarti contro Jannik Sinner. Nonostante il KO, il nuovo n°6 del mondo si è presentato decisamente sorridente nella conferenza stampa post partita, dichiarandosi più volte molto orgoglioso di sé stesso.
“Ovviamente non è il risultato che avrei voluto, ma questa per me resta una grande settimana. Ho fatto un passo in avanti molto importante, sono orgoglioso di me stesso e di come sono riuscito a gestire il torneo a livello mentale” – ha detto Rublev, rimarcando un concetto chiave: “un paio di mesi fa, com’è successo anche nel match di Montecarlo che ho perso contro Popyrin, mi sarei comportato dieci volte peggio in campo. A Montrecarlo era un primo turno, qua una finale: ho perso più o meno allo stesso modo, ma credo di aver fatto un ottimo lavoro dietro. Semplicemente non sono riuscito a sfruttare le mie chance“. Lucido e comunque positivo Andrey: di seguito le sue dichiarazioni più interessanti.
D: Che cosa credi che abbia fatto la differenza nel match?
Andrey Rublev: “Intanto sicuramente Popyrin ha giocato una partita di livello altissimo, mentre io non ho servito bene e non ho iniziato bene. Alexei ha giocato meglio nei momenti importanti, poi quando io mi sono calmato ero già sotto di un set e di un break. Ho avuto una chance, ma non sono riuscito a sfruttarla. Questa credo sia la differenza con i veri top players, perché quando loro stanno faticando ma hanno una chance la usano subito. Io invece non ci sono riuscito, è molto semplice”.
D: Dopo la semifinale hai detto che a volte senti più pressione quando sei tu il favorito. A volte ti piace anche non esserlo, è andata così anche in finale?
Andrey Rublev: “No, non direi, semplicemente non sono riuscito a gestire tutto. Non credo sia una questione di favorito o non favorito. Dopo una settimana come questa sentivo che stavo giocando bene e che mi meritavo di giocare una settimana intera… e invece alla fine mi sono ucciso!”.
D: Senza voler togliere meriti a Popyrin (che si sente festeggiare con il team dal piano sotto la sala stampa, ndr), mi pare evidente che non sei riuscito a giocare come nelle altre quattro partite. Sei d’accordo? È un problema di fiducia?
Andrey Rublev: “Sì, concordo assolutamente, è sicuramente un problema di fiducia e di emozioni. Penso di essere migliorato davvero tanto a livello emotivo, ma ci sono ancora tanti aspetti che devo imparare a gestire meglio. So quale lezione dovrò imparare da questa partita, lo sto facendo da Bastad, da quando cioè ho la situazione un po’ più chiara nella mia testa. Nessuno si aspettava che sarei arrivato in finale questa settimana, sono anche ritornato in una buona posizione di classifica. Se mi chiedessero che cosa preferirei tra giocare finali tutte le settimane e perderle o una ogni tanto e vincerla, sicuramente preferirei giocare finali tutte le settimane.
Giovanni Pelazzo, Ubitennis: i tanti miglioramenti mentali di cui hai parlato sono la cosa che, in assoluto, ti ha dato più soddisfazione quest’anno?
Andrey Rublev: “Sì, sicuramente. Come ho detto, da quando ho le cose un po’ più chiare nella mia testa faccio meglio settimana dopo settimana. Sono molto orgoglioso di me stesso per quanto ho fatto qui. Sono orgoglioso di come ho reagito in alcune partite e in alcune situazioni in cui, solitamente, avrei reagito in tutt’altro modo. Anzi, credo proprio che non sarei arrivato in finale. C’è comunque ancora molto da imparare, come si vede dalla finale: non è ancora sufficiente! (sorride, ndr)”.
D: Ci riassumi le tue emozioni in una settimana sicuramente non semplice tra pioggia, doppi turni e quant’altro?
Andrey Rublev: “Come ho detto, sono molto felice ed orgoglioso. Ovviamente vogliamo sempre vincere, è normale, ma allo stesso tempo non possiamo vincere tutte le settimane. Anzi, ogni settimana dobbiamo perdere: perdere in finale non è poi così male. La cosa più importante credo sia il modo in cui perdi: se lo accetti e impari dalla sconfitta, ti dà una spinta in più. Ora mi preparerò al meglio per il torneo più importante che è lo US Open, spero di arrivare nel miglior modo possibile a livello fisico e mentale. Ho ancora un torneo, Cincinnati, dove andrò molto libero, solo per giocare a tennis. Non avrò molto tempo per adattarmi: vedremo come andrà, sarà molto dura. Proverò a divertirmi“.