Hubert Hurkacz è di nuovo in campo. Già dal torneo di Montreal. Un infortunio al ginocchio, patito a Wimbledon durante il secondo turno contro Arthur Fils, lo aveva costretto a ritirarsi dai Championships. Il menisco da subito non aveva dato bei segnali. Infatti, il polacco ha optato per l’intervento chirurgico e, nonostante sia stato costretto a rinunciare alle Olimpiadi, sorprendentemente è tornato in campo già in Canada per il Masters 1000 di Montreal.
Di certo non è al 100% della sua forma, ma un paio di vittorie – perdipiù in tre set e nello stesso giorno – e la sconfitta ai quarti contro il poi campione del torneo Alexei Popyrin sono oro colato per uno che fino a tre settimane fa stentava a camminare. Seconda tappa: Cincinnati. Primo turno portato a casa contro il giapponese Yoshito Nishioka in tre parziali. Ora, c’è Flavio Cobolli. Ma prima di questa sfida Hurkacz ha scambiato due chiacchiere al banco di Tennis Channelcon il sempre sorridente Prakash Amritraj.
Prima di tutto il polacco ha speso qualche parola sul suo stato di salute e, nello specifico, sul suo ginocchio. “Il ginocchio sta bene. Con il mio team ci siamo concentrati al 100% in queste settimane. Sono molto contento di essere tornato. Quando vivi la stagione non hai un momento in cui ti fermi e realizzi chi sei e cosa stai vivendo. Solamente essere qui, gareggiare e vedere i fan per me significa molto”.
Il numero 7 ATP entra poi nello specifico prima sull’infortunio subito a Londra e poi sull’intervento chirurgico che lo ha tenuto fermo ai box per un po’. “A Wimbledon, quando mi sono rialzato dalla caduta, la mia gamba ha assunto una posizione strana. Mi sono strappato il menisco in due punti: ho sentito due ‘crack’. Speravo che l’osso fosse solamente uscito dalla sua sede e che potesse tornare subito al suo posto. Ma non è stato così. Già nel punto successivo ho sentito moltissimo dolore. Dopo essermi ritirato, lo stesso giorno sono andato a fare una risonanza magnetica e la situazione non sembrava per nulla buona”.
In quel momento a Hurkacz si sono aperte due strade. “O si rimuove la parte danneggiata del menisco o si cerca di riparare il danno. Ho capito che la decisione migliore era quella forse più invasiva, ovvero quella della rimozione. Molti medici mi avevano detto che forse era meglio ripararlo, ma con il mio team abbiamo preferito agire in questa maniera. Se mi fossi comportato diversamente sarei tornato per l’Australian Open dell’anno prossimo e comunque senza avere la certezza che una cosa del genere non sarebbe più capitata. Poche ore dopo l’intervento stavo già iniziando quasi a camminare e a fare pressione sulla gamba”.
Nonostante fosse partito un po’ alla cieca per Montreal e con parecchi dubbi, il polacco si è comportato egregiamente nel suo primo torneo in nord America. “In Canada non sapevo cosa aspettarmi. Le ferite non erano completamente guarite e nei primi giorni usciva ancora un po’ di liquido. In quel momento ho parlato con il mio team per decidere il da farsi. Alla fine, abbiamo di deciso che sarei sceso in campo, ma chiaramente non sapevo come il ginocchio avrebbe reagito, considerando che un match è molto diverso da un allenamento. Piano piano, però, sono riuscito ad acquisire sempre più fiducia. Nella partita inaugurale sono stato capace di scivolare con la gamba senza sentire dolore. Mi sono sentito bene e poi è addirittura arrivata la vittoria”.