Bernard Tomic sarà sicuramente ricordato dopo il tennis. Non sappiamo per cosa (nel senso che ognuno darà più importanza a un aspetto, un episodio, invece che a un altro), ma certo i motivi non mancano. L’ultimo, la sua cacciata dalla finale di un Challenger sabato scorso. E lui nemmeno giocava, aveva perso ai quarti, ma era presente come spettatore e, sembrerebbe, non semplicemente per godersi lo spettacolo.
Di Tomic non possiamo non citare i risultati raggiunti da junior – n. 2 del mondo e due vittorie Slam (Australian Open a 15 anni e US Open l’anno successivo). Da pro, i quarti di finale a Wimbledon 2011 e il best ranking al n. 17. Il dritto sidespin che fa storcere il naso a qualche avversario che ne subisce il vincente. Ma anchei video su OnlyFans e la (brevissima) partecipazione a un reality show. Oppure le diagnosi mediche perfettamente anticipate (“sarò positivo al Covid entro 48 ore”) e le predizioni tennistiche clamorosamente mancate (“penso di poter entrare in top 10, voglio finire bene la mia carriera”), in una inusuale contrapposizione positività/ottimismo. Per non parlare della querelle con la federazione australiana, delle dichiarazioni a Wimbledon 2017 e del montepremi che due anni dopo l’AELTC gli ha negato per scarso impegno (con disappunto anche del direttore Scanagatta). Che, poi, come si può capire se Tomic non si sta impegnando? Con quel tennis flemmatico, con il suo “sono arrivato in top 20 senza impegnarmi”. Ma non solo facezie, purtroppo: “Non crescerò mai i miei figli come mio padre ha fatto con me” aveva dichiarato due anni fa. E, a proposito della dispotica presenza del genitore, “un enorme spreco di talento” erano state le parole dell’ex presidente di Tennis Australia Steve Healy.
Tornando al nuovo episodio con Bernard protagonista, è capitato al Challenger 125 di Santo Domingo (Repubblica Dominicana, patria del piccolo grande Victor Estrella Burgos). Tomic, attualmente n. 238 ATP e assiduo frequentatore dei circuiti minori, viene sconfitto 6-2 6-2 ai quarti dal lucky loser ecuadoriano Andres Andrade, balzato al 250° posto grazie alla finale poi raggiunta. La parte importante è che a fine match i due non si sono neanche guardati di striscio, figuriamoci stringersi la mano, a causa di un paio di episodi controversi.
Andres supera anche la semifinale e all’ultimo atto entra in campo contro Damir Dzumhur, il classe 1992 bosniaco ex n. 23 che lo batterà 6-4 6-4 in un match costellato da interruzioni ma non per pioggia. Già durante il cambio campo del 2-1, mentre gli addetti tirano il campo in terra battuta grigia, il supervisor Ricardo Reis va a parlare con uno spettatore seduto vicinissimo al campo. Costui altri non è che Bernard Tomic, in cappellino e occhiali scuri nonostante fosse buio già da un po’. Non che ciò significhi granché, nei telefilm polizieschi americani fatti con lo stampino i protagonisti indossano costantemente gli occhiali scuri. Ci aveva provato anche l’ispettore Coliandro che però, dopo essere quasi caduto inciampando all’interno di un night, commentava tra sé: “Non si vede una ****, ma come fanno a portare gli occhiali da sole nei film?”. Quindi, se gli unici autorizzati a farlo sono naturalmente Jake ed Elwood, i Blues Brothers (“sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutti e due gli occhiali da sole”), Bernard si agghinda come preferisce, non è detto che sia per non farsi riconoscere e, se è così, magari è solo per evitare selfie e autografi. In ogni caso, accoglie l’invito del supervisor, lascia la seggiolina e va a sedersi in un posto della prima fila.
Nel game successivo, cominciano i problemi in campo. Damir si lamenta con l’arbitro per uno spettatore che, dopo il primo servizio out, gli avrebbe detto, “adesso puoi fare doppio fallo”. Non lo fa, però è break, 3-1 Andrade (che gode del sostegno del pubblico, non mancheranno urla tra prime e seconde bosniache) e, sulla parità, Dzumhur dice qualcosa a qualcuno in tribuna, poi sparisce dall’inquadratura, verosimilmente avvicinandosi a qualcun altro sugli spalti: “Cos’hai detto?” lo si sente domandare, “dimmi cos’hai detto”. L’arbitro gli fa notare che “dobbiamo giocare ora” ma non viene considerato, così il tono diventa autoritario, “Damir, let’s play”. Dzumhur non rispetta l’ordine e viene sanzionato con un warning per la violazione del Codice, “delay of game”.
Il giocatore non ci sta, si avvicina alla sedia seguito dal supervisor: “Cosa c’è che non va in te?” domanda due volte all’arbitro. “Hai dei problemi” (tre volte), “andremo fuori a parlarne”. E in puro ‘stile Karen’ aggiunge: “Farò rapporto”, mimando anche lo scrivere con la mano, mentre si vede Tomic avvicinarsi, restando comunque fuori dal campo. Dzumhur discute con Reis e intanto i microfoni captano un’altra voce, quella di Tomic, che richiama l’attenzione del giudice di sedia: “Prima del match, questo tipo gli si è avvicinato, quello seduto là” intendendo lo spettatore e Dzumhur, il tutto gesticolando.
Il gioco riprende, Dzumhur vince il set e nella pausa il pubblico rumoreggia, si sente qualche “Tomic go home” mentre si vede l’australiano intento (immaginiamo) a fornire spiegazioni in mezzo a un gruppetto di persone tra cui Reis. Il giornalista ecuadoriano Kenny Castro è sicuro che Tomic fosse lì per disturbare Andrade, cambiando regolarmente posto come in effetti confermano le immagini. Dopo due game, di nuovo fermi perché si discute ancora attorno al nostro protagonista, finché un boato del pubblico sottolinea l’uscita (accompagnata) dallo stadio di Tomic.
Le statistiche in sovrimpressione alla fine del match mostrano solo zeri e “NaN”, forse erano tutti distratti, ma il punteggio c’è e Damir festeggia anche se deve prendersi il tempo di rispondere a un post secondo cui sarebbe stato lui a chiamare il supervisor chiedendo l’allontanamento di Tomic.
“Capisco il tuo umorismo e spesso è divertente leggere i tuoi post” scrive Damir su Instagram (ci affidiamo al traduttore automatico), “ma quando si tratta di questioni leggermente più serie dovresti affrontarle in modo più serio e professionale. Tuttavia, sei seguito da un gran numero di persone alle quali trasmetti falsità. Tomic è mio amico e non sono stato io a pretendere che fosse espulso, ma il mio avversario. La prossima volta informati meglio o non scrivere sciocchezze”.
Bravo Damir. Se funziona, ti chiederemo di consigliare lo stesso a… (lista in allegato). Per quanto riguarda Bernard, che dovrebbe tornare in campo a Las Vegas dopo lo US Open, l’augurio è quello di realizzare il suo desiderio di chiudere in bellezza, senza ironia alcuna, proprio con un acuto tennistico. D’altra parte, lo dimostra Dzumhur: nel 2019 aveva sofferto infortuni a schiena, addominali, spalla e stomaco che lo avevano fatto precipitare in classifica. Una settimana fa ha festeggiato il ritorno in top 100 (giusto al centesimo posto) dopo un’assenza di quattro anni e mezzo e ora è balzato in 81^ posizione.