Ha fatto e farà certamente discutere quanto accaduto nella finale dell’ATP 250 di Winston-Salem vinta da Lorenzo Sonego ai danni di Alex Michelsen. Ceduto il servizio nel quarto game del primo set, dunque sulla situazione di 4-0 in favore dell’azzurro, lo statunitense ha scagliato con frustrazione una pallata tra gli spalti, colpendo uno spettatore. Il gesto non è stato certamente fatto con l’intenzione di far del male a qualcuno – e non a caso lo stesso Michelsen si è subito reso conto di essersi lasciato troppo andare – ma le conseguenze che questa incuranza, seppur involontaria, poteva avere non andavano forse sottovalutate.
A colpire, inoltre, è la poca coerenza da parte dell’ATP e dei suoi ufficiali quando si tratta di applicare le proprie regole di comportamento sui giocatori in campo. Ad arbitrare l’incontro, infatti, c’era Aurelie Tourte, colei che allo US Open 2020 sedeva sulla sedia dell’Arthur Ashe Stadium durante l’ottavo di finale tra Novak Djokovic e Pablo Carreno Busta, quando l’ex numero 1 del mondo scagliò una pallata sui teloni e involontariamente colpì una giudice di linea. In quel caso arrivò la squalifica per il tennista serbo, mentre qui Michelsen se l’è cavata con un semplice warning.
Proprio quest’anno, inoltre, abbiamo assistito a Washington alla squalifica di Denis Shapovalov durante il suo incontro di quarti di finale contro Ben Shelton per aver risposto in maniera poco educata ad un tifoso. Certamente difficile così arrivare a comprendere da cosa dipenda la decisione di squalificare o meno un tennista nel corso di un match. Servirebbe uniformità e delle regole che impongano la punizione o meno del gesto in sé, al di là della reazione che in quel momento lo spettatore può manifestare.
Discorso che si rivolge ovviamente agli ufficiali dell’ATP e non a Michelsen, che non ha nulla a che fare con le decisioni prese dall’arbitro, si è subito scusato del gesto e non va demonizzato per l’errore che ha commesso. A 20 anni appena compiuti, il californiano mostra settimana dopo settimana di essere un grande talento della nuova generazione: essere tra i primi 50 del mondo a quest’età non è certamente qualcosa di cui tutti si possono vantare.
Michelsen, tuttavia, continua a pagare il duro prezzo della sua gioventù, della sua poca esperienza, in queste partite importanti: sono tre sconfitte (Newport 2023, Newport 2024, Winston-Salem 2024) su altrettanti finali raggiunte nel circuito maggiore per lui sino a questo momento, e anche ieri si è percepita tutta la sua emozione di disputare un match di quel calibro. Non soltanto con quel gesto di stizza che tanto caro sarebbe potuto costargli (ricordiamo che, in caso di squalifica, si perdono tutti i punti e tutti i soldi accumulati nel corso del torneo), ma anche durante il suo discorso nella cerimonia di premiazione. Rivolgendosi al suo box, l’americano non è riuscito a trattenere le sue lacrime al momento di ringraziare chi l’ha supportato da vicino fino a questo momento nella sua giovane carriera.