Giunti ormai alla vigilia dell’ultimo slam stagionale, di tennis giocato si parla ancora poco: impossibile distogliere l’attenzione dalla vicenda “off-court” del numero uno al mondo, Jannik Sinner, trovato positivo all’antidoping per una minima quantità di Clostebol nel suo organismo, ma non squalificato. L’azzurro è diventato protagonista di ogni altrui conferenza stampa svoltasi nelle ultime ore, fra polemiche e critiche al sistema giudicato poco coerente. Difficile per i giocatori al vertice prendere una posizione netta, forse comprensibilmente.
A riservargli parole di maggior conforto sono stati Matteo Berrettini e il suo storico coach, Vincenzo Santopadre.
L’ex allenatore del finalista di Wimbledon 2021, attualmente sulla panchina del giovane francese Luca Van Assche, si è concesso ai microfoni del Corriere dello Sport, disquisendo di Clostebol e, soprattutto, di tennis e US Open.
I campi di Flushing Meadows, come spesso nel corso della loro storia, sembrano poter riservare un ultimo slam dal difficile pronostico: Alcaraz non è apparso al meglio sul velocissimo cemento di Cincinnati e Djokovic al meglio dei cinque è, quest’anno, sempre un’incognita. Il Nole visto alle Olimpiadi, non può certo che esser definito il favorito alla vittoria finale e alla difesa del titolo. Sinner arriva in fiducia dopo la vittoria in Ohio, ma quanto peseranno sulle sue spalle le ultime dichiarazioni e pressioni da parte di vicinissimi colleghi?
“Ah, saperlo (ride, ndr). – ammette Vincenzo Santopadre alla domanda su chi potrebbe trionfare a New York –Il torneo è più incerto di altre volte, anche perché l’Olimpiade un po’ falsa la stagione. Gli indiziati sono i soliti tre: Sinner, Alcaraz e Djokovic. Per assurdo il più stabile in questo momento forse è Nole. Questa volta c’è spazio per qualche sorpresa come Medvedev, Rublev o Zverev. Sarà fondamentale vedere chi prenderà ritmo nei primi tre turni“.
Lo US Open è da sempre il torneo del Grande Slam che ha riservato più sorprese e colpi di scena: diversi i vincitori che a New York hanno vinto il loro primo e ultimo titolo slam, da Cilic a Del Potro e Roddick.
Che la fortuna assista, almeno per una volta, proprio Berrettini? Il sorteggio non sembra dei peggiori, nonostante un complicato secondo turno: “Fritz sarebbe un osso duro. È un giocatore completo, gioca in casa e per caratteristiche dà fastidio a Matteo. Serve e risponde molto bene e anche se poco appariscente è sempre ostico. Poi Berrettini tante volte ha fatto cose straordinarie anche contro pronostico, quindi niente è deciso“. I precedenti, non fanno che dar ancor più valore alle parole dell’ex coach: tre a zero netto a favore dell’americano, vincitore su cemento sia indoor che outdoor.
Il padrone della superficie, almeno nel 2024, resta Jannik Sinner. Un Sinner, però, a rischio condizionamento emotivo. Poco probabile, certo, visto anche il modo in cui ha affrontato gli ultimi mesi. Ma il tennis è sempre pieno di incognite. Certamente non sarà aiutato da un ambiente favorevole, vista la difficoltà di molti colleghi nel prendere posizioni nette a favore di una sentenza già emessa e confermata: “Come ha raccontato lui, negli ultimi mesi è cresciuto con questa difficoltà. La faccenda ha appesantito lui e il suo team, ma la mia speranza è che adesso possa tornare ad essere leggero. È stato molto bravo a gestire questo fardello e ora più passeranno i giorni e meglio andrà”. E sulle reazioni di alcuni giocatori…“Credo che alcuni non si documentino prima di parlare, lo dico perché so quanto i tennisti siano un po’ leggeri su questi aspetti. L’ATP prova a comunicare, mandare mail e informare i giocatori, ma questi sono un po’ dei cani sciolti. Magari non leggono le decisioni approfonditamente, ma poi sentenziano. Non voglio essere pesante, ma quelli che si informano si contano sulle dita di una mano. Tutto ciò che viene detto da tennisti e tanti addetti ai lavori per me ha poco valore. Ribadisco, gli atleti sono bravi a fare richieste e lamentarsi, ma poi non conosco le situazioni. Questo non è un bene per il tennis. Nella sentenza di Sinner non credo ci siano stati illeciti“.
Impossibile, poi, non soffermarsi ancora una volta sul meraviglioso momento che il tennis azzurro sta vivendo: dalle Olimpiadi ai trionfi Slam, dai singolare ai doppi…L’Italia è sul tetto del mondo in ogni specialità. Il primo ad arrivare a New York con ottime sensazioni è certamente Lorenzo Musetti, sconfitto qualche mese fa in semifinale a Stoccarda proprio da Berrettini, in una stagione su erba che ha dato il via alla sua rinascita stagionale: “Secondo me non sarà una transizione drammatica – dichiara Santopadre sul passaggio da terra a cemento – anche se a Cincinnati le condizioni erano estreme per via delle palle velocissime. Lui è già da tanti giorni a New York e ha potuto ricaricare le batterie. Questi ragazzi non sono robot e quando vai avanti in un torneo trovi fiducia, ma impeghi tante energie. Per uno Slam di energie ne servono, quindi questa settimana è stata utilissima: Musetti è pronto“.
D’obbligo riservare qualche parola anche alla nostra numero uno femminile, Jasmine Paolini, autrice di una stagione quasi onirica, fra singolare e doppio: “Jasmine ha trovato una solidità impressionante, anche perché una cosa è essere continui da 30 al mondo, un’altra è ripetersi a Wimbledon dopo una prima finale slam. La sua grande forza è rimanere con i piedi saldi a terra. Conoscendo lei e Renzo Furlan, non è una sorpresa: questa caratteristica la accomuna a Sinner. Non so come andrà l’US Open, ma una cosa è chiara: Jasmine ha il livello di tennis che serve per stare lì dov’è“.
Se a Jasmine i continui appuntamenti non sembrano pesare, fra singolare e doppio, c’è chi vuol portare alla luce, ancora una volta, i problemi del calendario troppo fitto nel circuito ATP e WTA. A farsi portavoce è la numero uno del mondo, Iga Swiatek, sconfitta in semifinale dalla poi vincitrice del torneo, Aryna Sabalenka: “Come fai, fai male. ATP e WTA da un lato provano a portare avanti il business per i giocatori con l’aumento di montepremi che ne consegue, dall’altro il calendario si è allargato e gli atleti sono più impegnati“, conclude Santopadre.