[12] T. Fritz b. M. Berrettini 6-3 7-6(1) 6-1
Si conclude prematuramente, non senza una punta di dispiacere, l’avventura di Matteo Berrettini allo US Open. Sin dal sorteggio si era profilata la difficoltà del secondo turno contro Taylor Fritz, ma probabilmente l’azzurro per primo si aspettava più di una sconfitta abbastanza netta in poco più di due ore. Dei tre set c’è stato equilibrio solo nel secondo, ma rimane un dato sconcertante: 0 palle break in tutto il match per il romano, che non è mai apparso allo stesso livello dell’avversario. Spezzando una lancia in suo favore, va sottolineata una delle migliori partite della carriera a livello Slam, di certo la migliore del 2024, da parte dell’americano.
Aggressivo in risposta, solido al servizio, mai domo nello scambio, Fritz ha battuto un forte segnale a tutto il tabellone dal Louis Armstrong, secondo stadio per importanza del complesso di Flushing Meadows. Torna a casa Matteo, consapevole che c’è ancora della strada da fare per tornare al suo livello, per giocare come dovrebbe partite del genere, senza dover cedere anche a livelli altissimi di tennis dall’altra parte della rete. Approda invece per la quarta volta in carriera al terzo turno il n.12 al mondo, che affronterà Francisco Comesana con la concreta occasione di diventare il primo americano dal 2003 (Andre Agassi) a raggiungere almeno gli ottavi nei quattro Slam dell’anno, dopo i quarti in Australia e a Wimbledon e il quarto turno al Roland Garros.
Primo set: Berrettini parte a rilento, ne approfitta Fritz
Mancano le prime, un handicap importante, nei primi game di Berrettini. Notizia che un sornione Fritz prende al volo e rende un fattore, trovando già nel quarto game il break. Risposte aggressive e profonde, quasi sempre sul lato sinistro, quasi impossibili da arginare sulle seconde dell’azzurro, che non riesce così a prendere in mano lo scambio. Un parziale di 13-3 di un americano in fiducia, basato anche su un Matteo che appare in affanno, getta le fondamenta di un rapido 4-1 che mette subito in salita il match. Poco dopo, con l’ennesimo luccicante gioco al servizio (2 soli punti persi), la tds n.12 va a chiudere un primo set giocato a livelli altissimi, con un chiaro piano tattico e quasi zero sbavature.
Secondo set: Matteo resiste, ma Fritz ne ha di più. 2-0
La musica, di pari passo con la percentuale di prime dell’italiano, cambia. Berrettini tiene così, senza eccessivi problemi, i primi tre servizi del set, ma l’impressione è che il grosso della partita passi da Fritz, mortifero con il rovescio coperto lungolinea e sagace nell’accelerare di dritto non appena vede uno spiraglio. La nota positiva è che il servizio, con le prime in aumento, basta all’italiano per regalarsi quantomeno il tie-break così da giocarsi lì, all’ultima curva, il tutto per tutto. I due ci arrivano senza neanche una palla break in tutto il set…ma lì arrivano i mini-break. E i primi, pesanti tre sono a favore di Fritz, bravissimo a rispondere anche al servizio più violento per avviare lo scambio e tenerne le redini. Note che vanno tutte a comporre la ballata di un Taylor in stato di grazia, che domina il tie-break sia nello scambio che in battuta, vincendolo 7-1 per portarsi avanti di due set.
Terzo set: Fritz troppo bravo, pochi rimpianti per Berrettini
Riprende da dove aveva finito Fritz, crolla Berrettini. Nel primo game al servizio, il secondo del parziale, l’azzurro vacilla e piazza due brutti doppi falli che lanciano l’americano verso un break che sa di sentenza. Da parte sua il padrone di casa ha il merito di continuare a martellare costantemente da fondo, anticipare e aggredire in risposta, oltre a servire senza concedere letteralmente nulla. E la fiducia, si sa, fa volare, come dimostra il doppio break che arriva poco dopo, ancora con un aiutino dell’azzurro, un anticipo alla resa che arriverà giusto qualche game più tardi. Evitato il bagel, Matteo si arrenderà nel settimo game allo stellare Fritz odierno, che chiude con l’89% dei punti al servizio vinti. Con enormi meriti, che scavalcano nettamente i demeriti dell’azzurro.