L’ultimo US Open è stato uno Slam ricco di spunti interessanti, impossibili da trattare nello spazio di un solo articolo. Ho dovuto per forza selezionare alcuni temi, con il rammarico della esclusione di tanti altri argomenti. Alcuni conto però di riprenderli in articoli che usciranno più avanti.
1. I problemi di Iga Swiatek
Secondo i bookmaker, alla vigilia del torneo le favorite erano due: Aryna Sabalenka e Iga Swiatek, quotate sostanzialmente allo stesso modo. Provo a interpretare le ragioni di questa valutazione. Sabalenka era molto considerata per come aveva giocato nell’ultimo periodo, un crescendo di risultati culminato con la vittoria a Cincinnati, in finale su Pegula. Mentre Swiatek probabilmente stava in cima alle preferenze per il numero 1 nel ranking e per il successo a Flushing Meadows di due stagioni fa.
Per Swiatek è stato un torneo in chiaroscuro. Dopo due primi turni ampiamente alla portata (la numero 104 del ranking Rakhimova e la 217 Shibahara), ha sconfitto in due set le teste di serie Pavlyuchenkova (numero 25) e Samsonova (numero 16). E non era così scontato riuscirci. Poi però ha perso nettamente nei quarti di finale contro Jessica Pegula (6-4, 6-2).
Forse l’aspetto peggiore della sconfitta con Pegula è stata l’inequivocabilità del match: Jessica è partita meglio (4-0 nel primo set) e da quel momento non si è mai avuta la sensazione che gli equilibri potessero cambiare; Iga sembrava incapace di trovare soluzioni che potessero ribaltare l’andamento degli scambi. Aggredita dalle ottime risposte di Pegula (forse la migliore qualità di Jessica) e in difficoltà nella gestione del dritto, Swiatek ha sofferto per tutta la partita.
Per quanto mi riguarda sono restio a trarre bilanci ad ampio respiro sulla scorta di risultati molto recenti: l’esperienza mi ha insegnato che si rischia di essere troppo ottimisti quando si parla di una tennista che è fresca di vittoria, così come troppo pessimisti nei confronti di chi invece ha appena perso.
Dunque nel valutare il torneo della numero 1 teniamo conto che Iga aveva concrete attenuanti. Quando in una stagione si viaggia con una percentuale di vittorie dell’88% (59 vinte, 7 perse) come Swiatek nel 2024, significa affrontare tanti match e tanto stress. Sembra un paradosso, ma in sostanza si rischia di diventare vittime del proprio successo.
Se poi si è vissuto un periodo nel quale le Olimpiadi hanno obbligato a un anomalo passaggio di superfici (vale a dire dalla terra all’erba, poi di nuovo alla terra, prima di approdare finalmente al cemento) non sorprende che certi aspetti tecnici non siano risultati del tutto a fuoco.
Ecco, teniamo presenti questi elementi prima di passare alle ragioni della accusa. Ragioni che pure esistono. Punto primo: il rendimento negli Slam al di fuori del Roland Garros. Con il passare dei Major si incomincia ad avere la sensazione che Swiatek faccia fatica non solo a trovare le chiavi giuste per giocare bene sull’erba di Wimbledon, ma anche a esprimersi al meglio sul cemento rapido.
Punto secondo: l’efficacia di alcuni colpi. Sui problemi legati al servizio ho già scritto qualche mese fa, e rimando a quell’articolo per l’approfondimento. Ma sulle superfici più rapide anche il dritto, così efficace sulla terra, rischia di diventare un altro potenziale handicap per Swiatek: troppo ampio (e un po’ macchinoso) nella preparazione per essere utilizzato con profitto quando i tempi dello scambio si contraggono al massimo.
Chiedo scusa per i tanti numeri che arriveranno, ma sono indispensabili.
Nel match fra Pegula e Swiatek entrambe hanno chiuso con un saldo negativo tra vincenti/errori non forzati: Pegula -10 (12/22), Swiatek -29 (12/41). Il dato più sbilanciato però è quello degli errori non forzati di dritto: 11 da parte di Pegula, ben 22 da parte di Swiatek. Teniamo conto che i vincenti di dritto di Pegula sono stati 8, mentre quelli di Swiatek 5. In pratica, se scomponiamo il dato vincenti/errori non forzati al solo dritto, il risultato è questo: Pegula -3 (8/11), Swiatek -17 (5/22).
Tutti questi numeri non fanno che raccontarci una cosa molto semplice: per Swiatek il dritto è stato un problema, tanto che a volte a Pegula è bastato impostare il palleggio sulla diagonale destra per avere la meglio. E non si può nemmeno dire che Jessica abbia sfoderato una prestazione stratosferica, visto che ha comunque chiuso con saldo negativo in tutti i valori considerati.
A mio avviso, anche sul cemento, Swiatek rimane una giocatrice straordinaria in termini di mobilità, un talento assoluto negli spostamenti; lo sottolineo perché nel tennis le gambe sono il motore di tutti i colpi; significa quindi partire da una base privilegiata. Starà ora a Iga e al suo team ragionare su quanto accaduto e decidere se si è trattato di un appannamento temporaneo o se invece si tratta di un problema strutturale: in questo secondo caso sarebbe necessario cambiare qualcosa.
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