4. Aryna Sabalenka a quota 3 Slam
Ci sono giocatrici che sin da giovanissime sono capaci di esprimersi al meglio nei grandi appuntamenti. Senza andare troppo lontano: ad esempio Iga Swiatek. Ma ci sono anche giocatrici che invece faticano quando la posta si alza; fanno bene nei tornei medio-alti, scalano la classifica, ma poi negli Slam regolarmente deludono. Possono volerci anni perché finalmente riescano a giocare come sanno anche nei Major. Come abbiamo visto, qualcosa di simile è accaduto a Jessica Pegula, stabile Top 10 da alcune stagioni ma sino all’altro giorno incapace di superare il limite dei quarti di finale Slam.
Qualche anno fa le cose andavano anche peggio ad Aryna Sabalenka. Nata nel maggio 1998, è entrata in Top 10 nel febbraio 2019, rimanendoci quasi sempre. Eppure, negli Slam, sino all’estate del 2021 non era mai riuscita ad andare oltre il quarto turno. Ha dovuto aspettare la semifinale a Wimbledon 2021 per ottenere finalmente un buon risultato.
Poi però una volta che si è sbloccata, il suo rendimento si è stabilizzato ad alti livelli. Nelle ultime stagioni i dati ci dicono che è stata la giocatrice con i migliori risultati sul cemento. Dopo quel fatidico Wimbledon ha affrontato tre Australian Open ottenendo un quarto turno (2022) e due vittorie (2023 e 2024). Mentre a New York ha giocato quattro edizioni dello US Open raggiungendo due semifinali (2021 e 2022), una finale (2023), e una vittoria (2024). In sostanza, come Jannik Sinner al maschile, quest’anno ha vinto entrambi i Major sul cemento.
Se ripercorriamo nel dettaglio tutti questi tornei, ma in generale tutti gli ultimi Slam, Aryna risulta l’unica giocatrice regolarmente presente nelle fasi finali. Il risultato peggiore lo ha avuto all’ultimo Roland Garros, nel quale ha giocato il quarto di finale in preda ad un malessere, perdendo in tre set da Andreeva. Altrimenti il suo turno peggiore risulterebbe la semifinale. Per questo è un peccato che abbia dovuto rinunciare a due edizioni di Wimbledon: nel 2022 a causa del divieto imposto dagli organizzatori alle giocatrici russe e bielorusse, e quest’anno a causa di un infortunio alla spalla.
Sembrerebbe un curriculum Slam più che soddisfacente, eppure ci sono stati Major nei quali ha lasciato la sensazione che avrebbe potuto fare ancora meglio. Del resto tutte e cinque le semifinali che ha perso si sono concluse in volata al terzo set. Ma probabilmente il rammarico più grande lo ha vissuto lo scorso anno nella finale dello US Open persa contro Gauff (2-6, 6-4, 6-2). Una finale dominata nel primo set (6-2), nella quale in apertura di secondo set si è trovata con due palle per togliere il servizio a Coco. Poi però quando la partita si è fatta più equilibrata non è più riuscita a rimanere serena, e di fronte alle straordinarie doti di copertura difensiva di Gauff ha finito per moltiplicare gli errori gratuiti, chiudendo con un saldo di -19 (25/46).
Va detto che Coco è una tennista con alcune caratteristiche che creano da sempre problemi a Sabalenka. Non per nulla negli scontri diretti Gauff conduce 4 a 3. Coco è molto rapida, capace di difendere ad altissimi livelli, ma è anche in grado di servire prime che sfiorano le 120 miglia orarie, velocità che le permettono di ottenere punti facili quando è alla battuta. In più Gauff si esalta nei match di sacrificio: se incomincia a difendere riuscendo a vincere gli scambi lunghi, il suo morale sale alle stelle. Proprio quello che è accaduto lo scorso anno a Flushing Meadows. Se poi teniamo presente l’appoggio del pubblico di casa, cominciamo a definire le principali ragioni del risultato della finale 2023.
Nella finale 2024 tra Sabalenka e Pegula in alcuni frangenti è sembrato che la partita potesse girare, in modo simile allo scorso anno: in entrambi i set Aryna si è portata in vantaggio, ma Jessica ha saputo recuperare, dando l’impressione di essere a un passo dal comandare l’aspetto psicologico del confronto. Però al dunque, al momento della stretta finale dei set, questa volta Sabalenka ha sempre avuto la meglio (7-5, 7-5).
Come mai? Va detto che Pegula è una giocatrice più solida in attacco rispetto a Gauff (che ha da sempre un punto debole nel dritto), ma non è altrettanto efficace in difesa: sul piano della rapidità e della resistenza atletica è inferiore a Coco.
C’è una statistica delle due finali newyorkesi di Sabalenka che ci illustra la differenza di caratteristiche fisico-tecniche tra Coco e Jessica: quella degli scambi più lunghi. Nel 2023 Gauff aveva spesso saputo tenere duro in difesa, sino a costringere all’errore Sabalenka. Nel 2024 Pegula non è riuscita a fare lo stesso.
Purtroppo la statistica è leggermente diversa da un anno all’altro (una ha il limite fissato a 9 colpi, l’altra a 10), ma la sostanza non cambia. Finale 2023, rendimento negli scambi oltre i 10 colpi: Sabalenka 11 vinti, 10 persi. Finale 2024, rendimento negli scambi oltre i 9 colpi: Sabalenka 12 vinti, 3 persi.
Significa in sostanza che Pegula non è riuscita a trasformarsi in quella specie di muro che l’anno scorso aveva permesso a Gauff di mandare spesso fuori giri Aryna. Avere vinto appena 3 scambi lunghi su 15 è dunque costato caro a Jessica. Aggiungiamoci la statistica anche negli scambi fra 5 e 8 colpi (Sabalenka 23 vinti, Pegula 16) e abbiamo completato il quadro di insieme.
Non so in quanti lo avrebbero previsto alla vigilia, ma in sostanza Pegula è rimasta in partita grazie alla prevalenza negli scambi più brevi, quelli sino a 4 colpi: 59 a 52 per Jessica. Pegula ha servito piuttosto bene e ha anche risposto bene; e riuscire a farlo contro la battuta di Sabalenka è stato a mio avviso il merito maggiore della partita di Jessica. Lo sottolineo perché probabilmente il servizio è il colpo che più è migliorato nel repertorio di Aryna: rispetto alle prime stagioni è cresciuto nella varietà, e il progresso tecnico ha avuto ricadute positive anche sul rendimento della seconda palla.
Prima di chiudere vorrei sottolineare un aspetto del gioco di Aryna che ogni volta viene sottostimato. Per farlo rimando all’articolo che avevo scritto nel febbraio 2019, in occasione del suo ingresso in Top 10. Titolo dell’articolo: “Aryna Sabalenka, l’apparenza inganna”.
Ne riporto una parte: “Ciò che si nota inizialmente è senza dubbio la potenza, strettamente legata al fisico: un metro e ottantadue di altezza su una struttura massiccia, che le permette di spingere con facilità qualsiasi palla. Ma nel suo caso questi primi aspetti possono ingannare: Aryna non è solo questo. (…) Possiede la capacità di utilizzare il rovescio slice, staccando la mano e cambiando ritmo allo scambio. Poi anche la naturale abilità nell’effettuare la transizione verso la rete; sia approfittando dei colpi più corti dell’avversaria, sia ricorrendo a uno schema di gioco classico: l’approccio con il colpo in back per avere più tempo a disposizione nella corsa in avanti. (…) Fra le tenniste attorno ai 20 anni è forse quella che si muove sulla verticale nel modo più ortodosso, secondo i canoni più vicini al tennis classico”.
Scrivevo queste cose cinque anni fa, e non ho cambiato idea oggi. Per questo mi sorprendo quanto vedo che il suo tennis viene descritto in un modo così superficiale e sommario da apparire quasi caricaturale. Sabalenka non è mai stata, e non è, una giocatrice che usa la racchetta come fosse una clava.
A distanza di anni, però, penso che qualcosa sia cambiato sul piano tattico. Allora tendeva a utilizzare le variazioni quando la partita era messa bene, e il punteggio tranquillo. Oggi invece è l’opposto: le variazioni sono spesso diventate il suo “piano B” a cui rivolgersi quando le cose non girano per il verso giusto.
A mio avviso Aryna ha imparato a conoscersi, e sa che può andare incontro a spirali negative di rendimento. All’incirca accade questo: di solito per ragioni legate al punteggio, cresce in lei l’ansia. La tensione le fa perdere fluidità negli spostamenti, e di conseguenza si muove meno bene verso la palla. E visto che il suo modo di colpire è con poco margine di errore, se l’approccio allo swing non è eseguito come si deve i gratuiti crescono a dismisura. Alimentando ulteriormente la spirale negativa.
Ma se non si intestardisce nel loop, per uscire dalla situazione può fare ricorso al “piano B”: spinta meno estrema sulla palla, utilizzo di soluzioni diverse rispetto al topspin da fondo campo, e intervento più frequente delle variazioni sulla verticale.
È esattamente quanto è accaduto in semifinale contro Emma Navarro, in particolare durante il tiebreak del secondo set. Sabalenka non era riuscita a chiudere la partita sul 6-3, 5-4 e servizio, e rischiava di rovinare tutto quando nel tiebreak ha subito perso un punto a causa di un doppio fallo. Sotto 0-2, ha saputo resettarsi mentalmente: ha cominciato a variare il gioco, rinunciando all’idea di sfondare solo da fondo campo. Ha iniziato a cercare più spesso la rete, e lo ha fatto senza fretta, avanzando con le modalità e i tempi giusti.
Ha vinto il primo punto grazie a uno schiaffo al volo, il secondo grazie a uno slice di rovescio, il terzo con una volèe incrociata, il quarto con un servizio vincente. Il quinto punto con un attacco di dritto, il sesto grazie a una combinazione smorzata + volèe e il settimo dopo un’altra combinazione volèe + smash. E così ha finito per conquistare sette punti consecutivi, di cui cinque grazie a movimenti sulla verticale. E ha chiuso il match sul 6-3, 7-6(2).
Il tiebreak del secondo set della semifinale contro Navarro rimane a mio avviso uno dei migliori momenti di tennis offerti da Sabalenka nei turni decisivi di tutti i suoi Slam. Anche grazie a queste doti si vincono i grandi tornei.