Nella giornata di venerdì 13 settembre è giunta notizia della sospensione per doping di Nicolas Zanellato, tennista 22enne brasiliano. A darne comunicazione è stata, come di consueto, l’ITIA, attraverso un comunicato ufficiale. Nel corpo della nota si apprende come il ragazzo sia stato trovato positivo al boldenone, sostanza proibita ai sensi del TADP. Questa era presente tanto nel campione A, quanto nel campione B, e il controllo è stato effettuato nel corso del Challenger di Ibagué, in Colombia, il 25 giugno 2024. La nota organizzazione ha notificato al ragazzo la decisione di sospenderlo dall’attività professionistica in data 12 agosto 2024, anche se non è dato sapere per quanto tempo sarà costretto a rimanere lontano dei campi, tanto per giocare quanto per allenare.
Molti si potrebbero chiedere cosa c’è di diverso in questa vicenda rispetto al caso di Jannik Sinner. Al di là della diversa sostanza, la differenza sostanziale è un’altra. Come si legge nella notta dell’ITIA il 20 agosto 2024 Nicolas Zanellato ha deciso di esercitare il proprio diritto al ricorso contro la sospensione provvisoria per essere ascoltato dinnanzi ad un tribunale indipendente. Due giorni più tardi, però, dopo essere stato ascoltato dal presidente, la sua richiesta è stata respinta. Il punto focale sta proprio qui. Il tribunale indipendente nel caso del n. 1 al mondo aveva invece accolto la sua difesa. Non c’è quindi alcuna disparità di trattamento.
Lo sfogo sui social di Nicolas Zanellato
In ogni caso il giovane Nicolas Zanellato si è sfogato duramente sui social: “Oggi è un giorno molto difficile per me. Ho ricevuto una punizione che considero ingiusta e motivata da ragioni che sfuggono al mio controllo. Il 12 agosto 2024, l’ITIA mi ha accusato di essere risultato positivo al boldenone, uno steroide veterinario. Questo steroide è ampiamente utilizzato e legalmente negli allevamenti di bestiame in Colombia, il paese in cui stavo gareggiando quando il mio campione è stato prelevato nel giugno di quest’anno. Con grande sorpresa e indignazione, da allora mi sono difeso e ho dimostrato all’ITIA tutte le prove che possiedo e che sono riuscito ad ottenere per far vedere che il mio test positivo è dovuto al consumo nei miei pasti di carne bovina contaminata. […] Sono ancora fiducioso che sarà una questione di tempo che la giustizia prevalga nel mio caso“.