La settimana scorsa, le sfide delle prime giornate di Coppa Davis a Zhuhai non hanno avuto un gran successo di pubblico: lo stadio era mezzo vuoto e nell’altra metà gli spettatori era davvero pochi. È andata un po’ meglio il sabato con il tie fra Usa e Germania, ma il colpo d’occhio offerto era ancora ben lontano da quello minimo auspicabile per un evento di questo livello.
Non che sia stata una sorpresa, anzi, è probabilmente ciò che molti hanno pensato una volta annunciata Zhuhai come sede di uno dei quattro gironi, magari anche delusi per la speranza di una città argentina – l’America Latina sempre ai margini del grande tennis nonostante la passione più volte dimostrata anche con i numeri – o nordamericana, tra il Canada vincitore nel 2022 e gli Usa che vantano cinque tennisti in top 20. Stati Uniti che a Zhuhai sono andati con la “squadra C”, almeno come singolaristi, visto che il numero 1 della squadra era Brandon Nakashima, 6° americano del ranking. E la Germania era priva di Sascha Zverev, oltre che di Struff. Se per quest’ultimo (e per Tommy Paul) vanno considerati alcuni problemi fisici, non è azzardato pensare che altri abbiano rinunciato proprio per evitare una trasferta impegnativa che avrebbe poi significato tornare negli Usa o in Europa (alla propria base o alla Laver Cup) per tornare di nuovo in Estremo Oriente una volta che il relativo swing fosse entrato nel vivo con gli ATP 500 di Tokyo e Pechino e il Masters 1000 di Shanghai.
Considerazioni queste che devono aver avuto poco peso se, stando a quanto riporta il quotidiano britannico The Times, dal 2026 la fase a eliminazione diretta della Coppa Davis si terrà in Cina. “Poco peso” se sull’altro piatto della bilancia c’è un “contratto dal valore stimato di decine di milioni di sterline per l’ITF”, proprio con Zhuhai in pole position nella corsa ad aggiudicarsi l’evento a cui parteciperebbero anche altre città cinesi come Guangzhou e Shenzhen. In realtà, nemmeno la sede finale dell’edizione 2025 è ancora confermata: Malaga ha il diritto di opzione, ma non è impossibile che venga superato da un’ulteriore offerta: “Abbiamo diverse proposte, stiamo valutando” ha dichiarato un portavoce dell’ITF. Un cambio di sede così radicale significherebbe che i top player impegnati a Torino alle ATP Finals dovrebbero ripartire immediatamente per la Cina.
“Penso che molti nella mia posizione non sarebbero venuti questa settimana” aveva detto Jack Draper a proposito del suo ritorno in campo a Manchester a una settimana dalla semifinale di New York. “Un calendario folle” commentava. “Credo che sarà molto difficile per i giocatori della mia età avere una carriera molto lunga”. Draper non è certo il primo e non sarà l’ultimo a esprimere perplessità sul calendario, quindi non è escluso che, se confermata, la novità possa non essere accolta con grande entusiasmo da alcuni suoi colleghi. Tuttavia, anche sulle WTA Finals a Riyad c’erano perplessità, ma sono state in qualche modo superate. In questo senso hanno forse contribuito l’incremento del montepremi da 9 a oltre 15 milioni di dollari (con previsti aumenti successivi) e la sfortunata location di Cancun (preferita a Ostrava/Praga) o forse no, ma sarà verosimilmente quella la leva per convincere i top player a partecipare.
Lo scorso anno, il montepremi totale per i giocatori alle Finali di Coppa Davis era di circa 15 milioni di dollari (con gli azzurri vincitori a spartirsi 2,1 milioni) e sulle stesse cifre si aggirerebbe quest’anno, segno che in qualche modo l’ITF ha retto l’urto del fallimento dell’accordo fantamiliardario con Kosmos, almeno nell’immediato, ma i soldi in (possibile) arrivo da oriente sarebbero davvero troppi per essere rifiutati. In ogni caso, l’annuncio della prossima sede non avverrà verosimilmente prima di qualche mese.
Sembra invece cosa fatta la modifica della formula relativa ai tie delle Finali di settembre. Ricordiamo che nella prima edizione con il nuovo formato, era il 2019, 18 squadre si diedero battaglia in novembre, tutte alla Caja Mágica di Madrid. 2020 annullata (con sospetto anticipo) a causa della pandemia, mentre l’anno successivo i sei gruppi con le 18 nazioni furono divisi tra Madrid, Innsbruck e Torino; quarti di finale nelle stesse città, con due a Madrid, sede anche di semi e finale. Ciò perché Piqué e gli organizzatori avevano avuto questa rivelazione per cui “più sedi attraggono più pubblico”. E ciò risolveva (o rendeva meno probabile) il verificarsi del problema degli incontri che finivano a notte fonda se non al mattino. Dal 2022, a settembre la fase a gironi in quattro città (16 squadre) e tabellone di novembre in una quinta, Malaga. Da 18 squadre in un’unica città a quattro squadre per sede. Il logico passo successivo avrebbe potuto essere due squadre per sede ed esattamente così è stato deciso, sempre secondo The Times: nel 2025, le 16 squadre arrivate a settembre (per aver superato le Qualificazioni di febbraio, in virtù del risultato di quest’anno o come wild card) giocheranno otto tie casa/trasferta – un’idea rivoluzionaria, potrebbe commentare chi ha difficoltà a trattenere il sarcasmo. Due mesi dopo, le vincitrici voleranno a… Malaga? Zhuhai? Certo non Cancun.