Da Berlino, il nostro inviato
C. Alcaraz (Team Europe) b. T. Fritz (Team World) 6-2 7-5
E il figliol prodigo riportò la coppa a casa. Sarebbe stato difficile trovare una narrazione migliore a questa Laver Cup in quel di Berlino, che sancisce il quinto successo, il primo dopo due anni di digiuno, del Team Europe. Dopo la fondamentale rimonta di Zverev, è toccato a Carlos Alcaraz chiudere definitivamente la pratica contro uno spento Taylor Fritz, mai realmente in partita, quasi non si aspettasse di giocarla. Altro elemento che contribuisce a rendere indimenticabile questa edizione 2024, solo la terza decisa al dodicesimo match dopo le vittorie di Federer su Kyrgios nel 2017 e di Zverev su Raonic nel 2019.
E forse non è un caso che sulla scia del Re e del padrone di casa, a portare a compimento la missione sia stato proprio Carlitos, MVP del fine settimana berlinese. E capace di gestire tutta la pressione, dalle parole di Borg di giovedì (“Non vedo come possiamo perdere“) alla consapevolezza di essere l’uomo di punta della proprio squadra. Il più atteso, il salvatore insieme a Sasha, uno di quelli che più si è divertito in tre giorni che, per quante se ne vogliano dire in merito, sono di tennis e gare. Di agonismo e di emozioni. E, questa volta, di arrivederci a Bjorn Borg e John McEnroe, che dall’anno prossimo non saranno più capitani. Ma che ultima edizione hanno vissuto. Con lo svedese ad avere, come in quel leggendario 5 luglio 1980, l’ultimo sorriso.
Una partita che a un certo punto sembrava destinata a non giocarsi prende subito una chiara direzione. L’equilibrio si spezza in favore di Alcaraz già nel terzo game, con prima una palla corta vincente e poi un dritto lungolinea imprendibile a confezionare il break. Fritz accusa il colpo e il suo gioco prende una piega estemporanea, dettata dalle emozioni: in risposta si aggrappa al rovescio ma non conclude granché, al servizio alterna prime vincenti a doppi falli. Il secondo break in favore di Carlos arriva dopo un bel passante in corsa di dritto su cui Taylor azzarda una demi-volée che neanche supera la rete. Al cambio campo l’americano, che appare lontano dalla miglior forma, riceve una pillola dai medici ma il risultato sul campo cambia poco. Alcaraz ha vita facile nel chiudere il primo parziale per 6-2.
Il secondo parziale si apre ancora con un break di Alcaraz, ma stavolta con una sensibile differenza: Fritz c’è. Subisce ancora la maggior aggressività dello spagnolo, e va in difficoltà a tratti, ma riesce a trovare la quadra e a dare filo da torcere nello scambio da fondo, tanto da trovare, anche con un aiutino, il contro-break nel quarto game. E, come se qualcuno avesse schiacciato il tasto “replay”, lo spagnolo prima lo recupera alzando la voce in risposta e impedendo al servizio dell’americano di essere incisivo come lo è di solito, per poi subire un altro break. Quello incriminato è l’ottavo gioco, dove emergono gli enormi miglioramenti del rovescio di Fritz, che inizia a cercare anche qualche variazione per non lasciare sempre l’iniziativa a Carlitos. Ma ancora una volta, stavolta fatalmente, non basta. Alcaraz trova uno dei suoi game in risposta nell’undicesimo, mette pressione e rende impraticabile tenerne il ritmo per Fritz. L’allungo è decisivo: nel gioco successivo a suon di “Carlos, Carlos” in un’Uber Arena apertamente schierata, con lo scatto di tutti i membri del Team Europe in campo (papà Grigor Dimitrov in testa) è il n.3 al mondo a finire con le braccia al cielo.