Il giovane talento spagnolo Martin Landaluce sui campi in cemento del Tennis Club Terranova ha la meglio su Mattia Bellucci in una finale molto meno combattuta di quanto ci si augurasse. Gli è stato sufficiente un break nel decimo gioco di entrambi i set (6-4 6-4) per portare a casa il suo primo titolo Challenger e dare finalmente piena consistenza ad un talento che da tempo fa sognare i fan spagnoli e tutto lo staff della ‘Rafa Nadal Academy’ dove il ragazzo si allena. E a proposito di Nadal, anche Rafa aveva vinto il suo primo Challenger in Italia (a Barletta nel 2003). Restando in tema ‘grandi giocatori spagnoli’, Martin è diventato il più giovane vincitore spagnolo sul circuito da Alcaraz.
Del resto i segnali erano già arrivati forti e chiari con le quattro semifinali ottenute in stagione (Tenerife3, Bonn, Istanbul e Villena) e la vittoria in febbraio all’M25 di Vila in Portogallo. Per non parlare del 2022, in quella che praticamente sarebbe stata la sua ultima stagione da junior, quando vinse gli US Open conquistando il n.1 della classifica. Ma a voler essere onesti probabilmente tutto il suo talento non sarebbe bastato se nelle gambe di Bellucci non avessero pesato come piombo le quasi quattro ore del quarto di finale di sabato contro Constant Lestienne e le altre tre ore della semifinale contro il ceco Dalibor Svrcina, nella stessa mattinata di domenica. Tutto questo a causa del maltempo che ha flagellato in questi giorni la Sardegna (come il resto del paese), costringendo organizzatori ed atleti ai salti mortali per portare a termine il torneo nei tempi previsti. Molto più fortunato invece Landaluce che in semifinale ha trovato un Matteo Gigante un po’ arrendevole (6-1 6-3) e che il suo quarto di finale contro Andrea Vavassori era riuscito a concluderlo regolarmente venerdì, regalandosi un giorno di prezioso riposo.
Landaluce, che nel corso del torneo ha curiosamente battuto quasi solo giocatori italiani (prima della finale Stefano Travaglia e, come detto, Andrea Vavassori e Matteo Gigante), sale con questa vittoria alla posizione n.158 ATP e soprattutto al n.8 della Next Gen Race. Martin a fine match era ovviamente molto felice anche se faceva esercizio di modestia: “A inizio settimana ero talmente raffreddato che me ne stavo a letto. Poi la vittoria contro Mayot ha rappresentato il punto di svolta, da lì ho cominciato a giocare molto bene e non mi sono più fermato”. Niente male per un ragazzo che compirà 19 anni a inizio gennaio e che va così ad ingrossare la numerosa schiera dei teenager di grande talento, gruppo in cui purtroppo non ci sono giocatori italiani, anche se qualche bel segnale è arrivato da Federico Cinà, Pierluigi Basile, Lorenzo Carboni e Federico Bondioli, oltre che dalla nidiata dei promettentissimi allievi del Tennis Club Villa Carpena di Forlì.
Bellucci da parte sua rimane sul confine della top 100, per la precisione al n.102. E anche se tutti sanno come sia solo questione di tempo, rimane un po’ di delusione per non aver centrato l’obiettivo già qui a Olbia. In ogni caso si sono rivelate profetiche le parole del suo coach Fabio Chiappini che un anno fa ci raccontava come non fosse assolutamente preoccupato per il periodo di stallo che il suo pupillo stava attraversando. Semplicemente Mattia non aveva molto tennis nella sua giovane carriera e si stava rendendo conto come ad alto livello non bastassero più il talento e il servizio per primeggiare. Bisognava costruire schemi di gioco per costruirsi il punto in maniera organizzata. Cosa che evidentemente il tennista di Busto Arsizio ha fatto, affacciandosi su orizzonti che non possono che essere rosei.
L’azzurro al momento delle premiazioni appariva in realtà più stanco che deluso: “Fisicamente non ero ovviamente al top, un po’ per l’accumulo di partite nel giro di poche ore, e un po’ perché quest’anno sto davvero giocando parecchio (già 78 match giocati). Davvero non avrei potuto fare di più, ma ciò non toglie che sia comunque molto soddisfatto del mio percorso, a prescindere dalla top 100 che prima o poi arriverà”.