Visto che negli altri anni la cosa ha portato bene, circa un paio di settimane fa è uscito il terzo capitolo dell’ormai consueta intervista da Jannik Sinner a Sky Italia. Un’intervista nella quale ci han colpito in particolare alcuni passaggi.
Quando sei il n. 10 al mondo e perdi contro il n. 5 è un po’ diverso. Invece quando sei il n. 1 al mondo sei sempre ‘il ricercato’. Ma questo rende anche il gioco più bello”
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Ultimamente sto arrivando al tie-break facendo più cose e questo ti permette di poter poi scegliere nel tie-break quella più utile
Jannik Sinner
La cosa che più ci ha impressionato è la sensazione di tranquillità rispetto ai momenti di pressione. Si ha insomma l’impressione di un ragazzo che quando scende in campo si diverte un sacco perché sta portando avanti la sua passione; e che quindi nei momenti importanti si diverte sia sotto il profilo emotivo che sotto quello razionale. Sotto il profilo emotivo i momenti chiave sono vissuti con l’entusiasmo di chi arriva al livello pro di un videogame e si rimbocca le maniche, con la voglia di dare il meglio. Sotto il profilo razionale emerge invece la capacità di elaborare i dati raccolti per trovare la soluzione che possa fare più male possibile al proprio avversario nel momento clou. Abbiamo allora provato a vedere come Jannik ha performato nelle ultime 52 settimane nei momenti chiave e se questa idea che trasmette Sinner, ovvero di essere mentalmente una roccia sia confermata dai dati.
Performance nei tie break
In uno dei punti dell’intervista Sky, il direttore Federico Ferri poneva scherzosamente la domanda:
Se il destino del mondo dipendesse da un tie-break, probabilmente chiederebbero di giocarlo a te visti i numeri di quest’anno. Ma come si fa a vincere un tie-break?
Federico Ferri, direttore Sky sport
Siamo andati a vedere un po’ la situazione prendendo i dati ATP e abbiamo provato a vedere chi sono stati negli ultimi 12 mesi i giocatori più costanti nei tie-break, comparando le rispettive prestazioni contro i migliori del mondo rispetto a quelle generali. Il tie-break essendo un set in miniatura fa emergere le prestazioni sia al servizio che in risposta ed è un ottimo indicatore della qualità del gioco complessivo nei momenti decisivi. Da questa analisi è emerso un quadro che onestamente non ci aspettavamo. Togliendo dalla lista i giocatori fuori dalla top 50 e quelli con un numero di osservazioni insufficiente contro i top 10, abbiamo recuperato la seguente tabella di riepilogo:
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Se Sinner è stato uno dei migliori nel vincere i tie break giocati in generale, non altrettanto si può dire del suo rendimento contro i top 10. Vediamo infatti che se contro la generalità dei tennisti il suo rendimento sfiora il 70% di vittorie, contro i giocatori di livello elite, il dato si abbassa di un buon 10%. Una rilevazione che può anche essere fisiologica, visto che si paga pegno a giocare con i migliori. Ma d’altro canto è anche vero che la tendenza di Alcaraz ad esempio è opposta, contro i migliori il murciano quest’anno si è esaltato (+ 12,5%). Insomma, se a giocare contro gli alieni chiamassero Jannik saremmo contenti, ma se mettessero Carlitos forse un po’ di più.
Già che ci siamo infine vi diciamo chi sicuramente non vorremmo mai al nostro fianco nella rissa di un tie-break: Alexander Zverev. Il tedesco nei confronti contro altri top 10 proprio si scioglie mentalmente. Zverev e Fritz sono senz’altro i due top ten che sotto questo aspetto deludono maggiormente.
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Performance al servizio
Un aspetto in cui negli ultimi 12-18 mesi Jannik è sicuramente migliorato molto è quello del servizio. Pensare che un professionista – un ingranaggio estremamente sofisticato e delicato – sia riuscito a sistemare nel giro di poche settimane un colpo cambiandone anche la meccanica (si pensi ad esempio alla posizione dei piedi, nella quale Jannik è passato dalla platform stance alla foot-up stance) ha dell’incredibile. Andiamo allora a vedere come si è comportato l’azzurro al servizio in questo ultimo anno. Per farlo ci andiamo a concentrare su una metrica che non viene mai presentata ma che invece ci piace per la sua sintesi. Si tratta della percentuale di punti vinti al servizio con la prima, rispetto a TUTTI i punti giocati al servizio. Facciamo un esempio: un giocatore gioca 100 punti al servizio, di cui 60 con la prima palla di servizio in campo. Di questi 60 punti giocati la percentuale di trasformazione è di 7 punti vinti sulla prima ogni 10. Pertanto la percentuale di TUTTI i punti i vinti con la prima è del 42% (60%*70%). L’idea è molto semplice: la prima palla di servizio nel tennis moderno è un colpo che deve indirizzare lo scambio e dare un vantaggio sostanziale nello scambio a favore di chi serve. Proporre alte percentuali di prime di servizio poco incisive che non indirizzano lo scambio serve a poco; e nei numeri questo si traduce in una bassa trasformazione % sulla prima. Analogamente avere una prima palla devastante che però entra poco è similmente inutile: questa situazione si traduce in percentuali alte di trasformazione abbinate a percentuali basse di prime in campo. Il bello di prendere entrambe le variabili è che in questo modo si riesce a capire se il servizio entra e fa male all’avversario. Se volete vi rimandiamo anche a questo articolo in cui il tema era visto sotto una prospettiva di metriche fisiche, come velocità e accuratezza.
Performance al servizio generale
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Abbiamo riportato i primi 40 di questa metrica e i risultati sono abbastanza attesi, con Jannik che è decimo in questa categoria. Fa un po’ rabbia vedere Sonego così in alto, mentre il suo ranking non è all’altezza. Purtroppo la risposta al servizio non è mai stata una specialità della casa del ragazzo di Torino, che invece sull’uno-due servizio dritto non ha niente da invidiare a nessuno. Ma torniamo a Jannik: la sua performance è buona in generale, andiamo adesso a compararla rispetto alla sua capacità di salvare palle break.
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Come possiamo vedere la capacità di Jannik di salvare palle break è la migliore in assoluto, in quanto riesce ad abbinare una strepitosa difesa della seconda a ottime performance sulla prima. Inoltre c’è il fattore psicologico di gestione della tensione sui punti importanti che fa tanto e per Jannik vale quasi un +3%. Riportiamo infine anche qua due dati che ci sono balzati all’occhio.
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Berrettini quest’anno ha forse fatto una delle sue migliori annate in carriera in quanto ad efficacia al servizio e gestione nei momenti importanti. Infatti Matteo nel 2024 è in assoluto il secondo a livello ATP in quanto a capacità di salvare palle break e il secondo nell’efficacia della prima di servizio. Non si può dire che i punti di forza si siano appannati, il problema è quello cronico degli infortuni, ma quando il tennista romano scende in campo strappargli il servizio è sempre un’impresa. L’altro dato invece che ci ha richiamato l’attenzione è quello del farfallone Alcaraz, che invece quando si parla di palle break spesso si lascia trasportare del momento cattivo. Sotto questo aspetto c’è poco da fare, Carlitos è ancora un giocatore che va a folate, nel bene e nel male, i numeri lo certificano. Il suo -5,31% è uno dei peggiori del circuito, in termini di differenza di rendimento sulle palle break rispetto ai punti giocati al servizio.
Inoltre riportiamo anche un ulteriore dato che riguarda la capacità di elevare il servizio nei momenti di palla break, che ci illustra quanto il singolo colpo sia migliorato per Jannik. Questi dati sono forniti da TennisViz sulla base di dati Tennis Data Innovation.
- A livello ATP la percentuale media di servizi a cui il proprio avversario non sa rispondere è pari al 38%. Per Sinner tale percentuale è al 43%
- In situazioni di break point questa % scende al 28% (-10%). Per Sinner invece sale al 46% (+3%)
Il dato in particolare degli unreturned serves è significativo per capire quanta strada al servizio abbia fatto Jannik. Gli avversari faticano maledettamente a rispondere, ma ancor di più su Break Point, le situazioni in cui invece il giocatore medio ATP fa molta più fatica a trovare un servizio incisivo. Proprio nella scelte delle direzioni al servizio che sta la capacità di analisi di Jannik: la sua affermazione secondo cui durante il match prova varie soluzioni, per poi tirare fuori dal taschino quella migliore nei momenti importanti è particolarmente vera nelle sue scelte al servizio.
Performance al servizio contro top ten
Dopo aver visto le performance generali, passiamo come prima ad esaminare i risultati di un insieme più ristretto, quello dei giocatori che si trovano nella top 10. Qua le percentuali di Jannik rimangono buone, anche se rimaniamo sorpresi da un aspetto peculiare. Nel gioco generale sul proprio servizio Jannik è una tritacarne: infatti è uno dei giocatori che in assoluto ha più successo nei propri turni di servizio; tuttavia quando si arriva a palla break anche Jannik sente la tensione quando si gioca con i più forti e la sua performance nel salvare palla break è leggermente inferiore rispetto alla performance su un punto qualsiasi. La vera forza di Sinner è quella di non fare arrivare proprio i suoi avversari a Break Point insomma. Se ci si arriva allora un minimo di tensione la senta anche l’azzurro.
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Come prima riportiamo alcuni dati che ci hanno catturato l’attenzione:
Fonte: rielaborazione propria da dati ATP
Anche qua conferma che Berrettini quest’anno ce l’ha messa tutta e che faremmo bene a prestare attenzione a due giovani come Fils e Mensik che a quanto pare sembrano avere un carattere bello sfrontato quando ci sono di mezzo palle pesanti da giocare contro i migliori. Infine sottolineiamo come Alcaraz e Zverev contro il meglio vadano spesso in difficoltà, lo spagnolo ancor più che non che contro il resto del circuito. Per Zverev poi il crollo è ancora più marcato.
Conclusioni
Sinner di sicuro nel 2024 ha dominato il circuito in lungo e in largo: lo dicono i risultati e le sue performance un po’ in tutti gli ambiti. Forse quello che emerge dai dati che abbiamo analizzato delle ultime 52 settimane è che la forza prinicipale di Jannik sia quella di non farsi trovare in posizioni scomode. Detto in altri termini, per gli avversari è semplicemente molto complicato arrivare a palla break o al tiebreak. Quando questo succedo però Sinner, specie nei confronti dei giocatori migliori, qualche difficoltà e qualche crepa la mostra ancora. In ogni caso abbiamo rilevato che al servizio il rendimento è cresciuto esponenzialmente e che anche in quel fondamentale le scelte nei momenti chiave spesso e volentieri pagano, forse ancora più che altrove, in altri aspetti del suo gioco.