È stato un ottimo inizio, quello di Taylor Fritz a Torino: l’americano ha sconfitto con un netto 6-4 6-3 Daniil Medvedev, che durante la partita ha perso spesso le staffe ed è sembrato quasi non intenzionato a giocare seriamente. Tra vari lanci di racchetta acrobatici, sul 4 a 2 del secondo set, il russo si è addirittura presentato in risposta con la racchetta tenuta al contrario, anche se la cosa non ha affatto tolto la concentrazione a Taylor, che anzi si è fatto una bella risata. Ora a Fritz mancano due incontri di round robin, contro Alex de Minaur e, soprattutto, contro Jannik Sinner, per poter accedere alla sua seconda semifinale a Torino dopo quella del 2022.
D: Guarderai la partita di stasera? Per chi tiferai?
“Probabilmente non la guarderò. Se devo essere onesto, non guardo molto il tennis. Penso che probabilmente tornerò a vedere la partita solo una volta conosciuto il risultato, giusto per fare un po’ di scouting e farmi un’idea. Se mi chiedi se la guarderò così, giusto per guardarla, probabilmente ti direi di no.”
D: Se Sinner vincerà stasera, probabilmente dovrai affrontarlo. Oggi la tua partita era una sorta di sfida per decidere chi sarebbe stato n.1 o n.2 del tuo gruppo, più di De Minaur, che è comunque forte ma non ha lo stesso background e ranking tuoi. Quanto è stato importante vincere oggi? Come vedi una eventuale partita contro Sinner, se dovesse vincere?
“Ovviamente, se vuoi uscire dal gruppo, probabilmente dovrai vincere due partite, quindi certo, sarebbe molto difficile cominciare con una sconfitta. Vincere oggi è stato molto importante per le mie possibilità di accedere alla fase a eliminazione diretta, ma davvero, può succedere di tutto. Penso che tutti nel gruppo siano ovviamente molto forti. Non sarei sorpreso se una qualsiasi combinazione di due giocatori riuscisse a qualificarsi per la fase finale: sono solo un paio di partite. È vero che giocherò contro Jannik, anche se non è sicuro che sarà la prossima partita, ma siamo nello stesso gruppo, quindi giocheremo. Sono entusiasta perché dopo aver giocato contro di lui agli Open, ho affrontato Carlos la settimana successiva alla Laver Cup, e subito dopo ho giocato contro Novak a Shanghai. Penso che in quelle tre partite abbia imparato molto su ciò su cui devo migliorare se voglio competere con quei giocatori. Penso di aver fatto un buon lavoro da allora lavorando su questi aspetti e migliorandomi. Sono davvero entusiasta dell’opportunità di vedere se quello che ho fatto finora mi aiuterà.”
D: Ho letto il tuo tweet, circa una settimana fa, contro il coaching, che sarà permesso ovunque dalla prossima stagione. Vorrei capire un po’ meglio la tua opinione.
“Sì, penso che una cosa che rende il tennis uno sport unico, uno sport speciale, è che è davvero mentale tanto quanto fisico. È una parte grande, fondamentale, secondo me, riuscire a capire le cose ed elaborare una strategia da soli. Le persone cambiano quello che fanno in campo per adattarsi all’avversario: non voglio che un coach possa dire a qualcuno cosa dovrebbe fare, perché vedi le cose in modo diverso quando non stai giocando la partita. L’uno contro uno del tennis, dove non solo stai giocando l’uno contro l’altro, ma hai anche una sorta di battaglia mentale contro l’altro, sia una parte importante del gioco. Penso che molte persone non se ne rendano conto. Penso che tu debba giocare quasi al massimo livello per capire davvero quanta strategia ci sia nel gioco. L’elemento strategico è qualcosa che dovrebbe rimanere tra i due giocatori. Riuscire a creare una strategia, prendere decisioni, trovare soluzioni sotto pressione sia importante quanto colpire un servizio o un dritto. Sarebbe assurdo se qualcuno potesse entrare in campo a servire per te, giusto? Quindi, perché qualcuno dovrebbe dirti cosa fare? Questo è semplicemente il mio punto di vista. Lo paragono a qualsiasi altra cosa che fai in campo. Perché qualcuno dovrebbe aiutarti? Non ho problemi con questo negli eventi a squadre come la United Cup, la Coppa Davis, la Laver Cup: in quel contesto il coaching ha senso. Per quanto riguarda il resto della stagione individuale, invece, per me non ce l’ha.”
D: Cosa hai pensato quando hai visto Daniil con la racchetta capovolta?
“Mi sono solo messo a ridere. Penso che lui sia davvero divertente, ad essere onesto. Anche quando non gioca contro di me, mi fa sempre ridere. Stavo ridendo molto tra un punto e l’altro quando lanciava la racchetta in aria. È semplicemente il suo modo di fare. Aveva la racchetta capovolta, ma era 40-0 sul mio servizio. Alla fine, è riuscito a rispondere comunque. Ho dovuto ricordarmi di rimanere davvero concentrato. Il modo in cui ha giocato alcuni punti sul 5-2, quando era al servizio, mi ha fatto capire che voleva mantenere quel game, e che poi avrebbe provato a breakkarmi sul 5-3. A volte, quando gli avversari si comportano come se non ci stessero provando, magari non ci stanno provando solo per un gioco, e tu puoi finire per perdere la concentrazione. Poi iniziano a giocare di nuovo e ti prendono alla sprovvista. Questo succede molto più spesso nel tennis professionistico di quanto si pensi: questa sorta di semi-mollare e poi tornare a giocare seriamente e coglierti di sorpresa. Ho dovuto restare concentrato e farmi trovare pronto sul 5-3. Sapevo che, se non avessi servito bene in quel game, lui non me l’avrebbe regalato. Avrebbe provato con tutte le forze a rubarmi il servizio e avrebbe giocato un buon game. Fortunatamente per me ho servito in maniera davvero solida lì. Non gli ho dato praticamente nessuna possibilità di giocare quel game. Lui avrebbe sicuramente lottato per quel game, se mi avesse breakkato lì, saremmo stati praticamente pari”.