Finale strana quella del Challenger 125, terminato oggi al ‘Tali Tennis Center’ di Helsinki, perché chiunque avesse vinto ci avrebbe fatto felici. Per ovvi motivi se fosse stato Luca Nardi, cui siamo affezionatissimi dalla prima volta che lo vedemmo giocare, tanto ci impressionò con la sua facilità nel colpire la palla, con quella nobiliare eleganza che sembrava farsi beffe delle fatiche dei comuni mortali. Ma che dire del quasi 35enne Kei Nishikori, talento cristallino e fisico di cristallo?
Il nativo di Shimane fu n.4 della classifica mondiale nel 2015 per poi precipitare agli inferi, vittima di mille infortuni che negli ultimi anni l’hanno obbligato a frequentare molto più l’infermeria che non i campi da gioco. Così il suo ultimo successo a livello ATP fu nel gennaio 2019 quando a Brisbane batté in finale Medvedev e si aggiudicò l’ATP 250, mentre a livello Challenger può giusto vantare la vittoria un anno e mezzo fa in Portorico, a Palmas Del Mar.
La sua tecnica inappuntabile e il suo comportamento sempre ineccepibile ne hanno fatto da sempre un nostro beniamino e il suo ritorno al successo ci riempie di vera gioia. Una gioia venata di un pizzico di amarezza perché a Nardi, reduce da un periodo un po’ così, la vittoria sarebbe davvero servita. E infatti sembrava ben avviato ad alzare il trofeo, dopo un ottimo torneo e un primo set della finale letteralmente dominato. Non aveva però fatto i conti con la capacità di resilienza di Nishikori e col proprio servizio ballerino (ben 5 break subiti alla fine). Così, dopo oltre due ore di partita, è il giapponese ad alzare il trofeo col punteggio di 3-6 6-4 6-1.
Con i 125 punti ottenuti Nishikori risale alla posizione n.107 e ora gli basta un piccolo sforzo per guadagnarsi il tabellone principale al prossimo Australian Open. Stesso obiettivo per Nardi che lo sopravanza di due posizioni e che vede a sua volta vicinissimo il traguardo.