La sorpresa di lunedì aveva lasciato il posto alla paura di martedì per Carlos Alcaraz, che aveva sospeso il proprio allenamento mattutino dopo una decina di minuti, lanciando segnali poco incoraggianti. Salvo arrivare alla soddisfazione di mercoledì, con la bella vittoria salvando anche due set point nel secondo contro Andrey Rublev. Un risultato che riapre le porte della semifinale alle ATP Finals per lo spagnolo, che sarà padrone del proprio destino venerdì contro Zverev.
“La partita contro Casper è stata difficile per me“, spiega lo spagnolo in una conferenza stampa governata da un ambiente leggero e rilassato, “non mi sentivo bene, ma non importa. Dovevo giocare meglio pur sentendomi come mi sentivo contro Casper. Oggi mi sentivo quasi allo stesso modo, forse un po’ meglio, ma non troppo. Sono sceso in campo pensando di dover giocare meglio e ho cercato di dimenticare il fatto che non mi sento bene, concentrandomi sul fatto che devo giocare un buon tennis, fare dei buoni colpi dalla linea di fondo, cercare di servire meglio. Il servizio era utile per la partita di oggi. Avevo molte opzioni in mente se non fossi riuscito a sentirmi bene sulla linea di fondo, ma sono davvero felice che oggi abbia funzionato tutto“.
La vittoria di oggi ha anche un’importanza statistica per lo spagnolo, trattandosi della dodicesima vittoria stagionale contro un top 10, ventesima in carriera su un campo in cemento, ed è il secondo più giovane a riuscirci dopo Lleyton Hewitt. “Quando affronti giocatori di un certo livello basta concentrarsi sul giocare un buon tennis, sull’offrire un buon tennis“, argomenta il n.3 al mondo, “ovviamente, quando si gioca contro i migliori giocatori, si pensa di dover giocare al meglio. Altrimenti, perderai contro di loro. Prima di queste partite, prima delle partite contro i migliori, devi capire che tipo di gioco, che tipo di colpi farai o come colpirai, e penso che sia questo il punto. Nel tennis è molto importante il gioco mentale, il modo in cui parli con te stesso prima delle partite. Quando devo giocare contro un top player, mi ripeto che sono migliore, che giocherò al meglio, al 100%, per batterlo“.
L’ultima domanda, posta da un collega russo, ha preso inizialmente la dimensione di un mini siparietto, ricordando la vittoria di Rublev, febbricitante, su Alcaraz a Madrid. Sconfitto oggi da uno spagnolo non al 100% alle ATP Finals, quasi come se chi si senta peggio vada poi a trionfare: “Probabilmente la prossima partita che giocherò contro di lui mi ammalerò il giorno prima (ride). A Madrid ha giocato un ottimo tennis per tutto il torneo, anche se era malato. Ma, come ho detto, non dovrebbe essere una scusa. Devi giocare il tuo miglior tennis anche se sei malato. Oggi è stato così per me. Come ho detto, ho cercato di dimenticare che non mi sento bene, che sono malato, e di esprimere un ottimo tennis. È questo che fanno i migliori giocatori, anche se non si sentono bene“.