Il sogno continua (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Taylor ci tiene a ripeterlo: «So come fare a battere Sinner». Ma tra il dire e il fare, si sa, c`è sempre il famoso mare. A Torino il mare non c`è, o almeno non nel senso liquido del termine: qui è una marea di affetto, di entusiasmo, onde di amore puro che la gente dell`Inalpi Arena non si stanca di rivolgere a Jannik Sinner. Il numero 1 al mondo non si ferma neanche questa volta contro Taylor Fritz, e come sanno fare i veri campioni riesce a chiudere 6-4 6-4 nonostante una serata non precisamente di grazia soprattutto al servizio, con il 59 per cento di prime palle in campo, raddrizzata con la solita granitica forza mentale e qualche pennellata da fenomeno, si veda il passante di rovescio lungolinea sul 30-30 del settimo game che fa esplodere il pubblico, sussultare Vagnozzi e implodere Cahill. Forse il punto del match, quello che distingue un ottimo giocatore ancora in partita come Fritz, da un numero 1 al mondo come Jannik che da lì in poi velocizza le operazioni di chiusura del match e con un break nel nono game, sul 5-4, porta a casa il risultato. Ora a Sinner basterà superare pure Medvedev per vincere il girone Nastase (per la qualificazione alla semifinale, invece, sarà sufficiente un set)[…]. È un Sinner chirurgico, quello che si vede in campo. Capace di sporcare il match con qualche sbavatura ma di riprendere il filo del discorso nei momenti importanti alzando il livello. Un Sinner sereno, concentrato, che si gode anche il rumore dell`Arena. L`aria di casa, anche se Sesto è lontana, all`altra estremità dell`arco alpino, sembra giovargli. Aver ricevuto lunedì il trofeo di numero 1 di fine anno davanti agli occhi commossi dei suoi genitori lo ha reso ancora più orgoglioso. Sollevarne un altro, finalmente in Italia, sarebbe ancora più dolce: «Ho saputo che mia mamma ha pianto alla cerimonia di premiazione – ha detto – e trovo che sia una cosa molto tenera. Solo loro, insieme a me, conoscono tutti i sacrifici che abbiamo affrontato come famiglia. Nessuno di noi avrebbe immaginato, forse nemmeno sognato un giorno, di arrivare ad avere un trofeo così importante, il più importante tra quelli che ho». […] Dove non arriva la famiglia, ecco che c`è il pubblico a stordirlo d`amore. Dopo la vittoria contro Fritz lo applaude e non lo fa parlare. Lui, paziente, aspetta e tributa un giusto e doveroso ringraziamento. «Normalmente dopo un match parto sempre parlando dell`avversario ma qui la precedenza va alla gente: grazie mille» e loro rispondono con l`ennesima ovazione. Poi Jannik analizza la gara: «È stata una partita difficile, lui ha servito molto bene, io ho provato a entrare nello scambio nei turni di risposta. Potevo battere meglio, ma da fondo abbiamo giocato a un livello molto alto sia io che lui. Ora siamo più vicini alla semifinale, il primo obiettivo di questa settimana, vediamo come va la prossima partita. Questa era un`occasione molto importante dopo la finale giocata con Fritz allo Us Open, sono riuscito a esprimere un ottimo livello e sono soddisfatto. Quale aspetto mi è piaciuto di più? E attenzione sui punti importanti, in cui ho servito molto bene. Sono contento di come ho gestito le situazioni difficili. Il giorno di riposo mi farà bene, speriamo di essere pronti con Medvedev». Speriamo, sì, perché il Medvedev visto contro un non irresistibile Alex De Minaur è apparso diverso da quello che ha affrontato Fritz. […] Torino, ricordi lo sbadiglio? Erano altri tempi, un altro Sinner, ma il pubblico italiano non ha dimenticato quel gesto così poco elegante, quando il russo, dopo aver inflitto un 6-0 all’esordiente Jannik nel 2021, gli sbadigliò in faccia al cambio campo, come a dire: «Che noia». […]
Sinner, che colpi. Ma il suo marchio è la forza mentale (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
La prima considerazione che mi viene da fare è questa: Sinner contro Fritz è stata proprio una gran bella partita. Livello altissimo, e abbiamo visto una delle migliori versioni dell`americano, da vero numero cinque del mondo. Anzi, a un certo punto sembrava quasi che Jannik fosse più in difficoltà rispetto all`avversario. Però la differenza la fa sempre la classe di un giocatore come il numero 1 del ranking, che nei momenti importanti, in ogni caso, anche se sembrava un po` in debito d`ossigeno, è riuscito a tirare fuori quei due o tre punti, quei due o tre colpi, che hanno marcato la distanza tra i due. All`altro manca sempre un centesimo: fa tutto bene, fa tutto bene, fa tutto bene, però al momento buono… O arriva l`errore o arriva il grande colpo di Sinner, ed ecco che Fritz è stato costretto a cedere le armi. L`ace in un momento chiave, o un passante di rovescio in corsa in scivolata, lì a sinistra: ed ecco che il match prende la direzione dell`altoatesino. È un qualcosa che può riuscire solamente a chi è un fenomeno assoluto. E Jannik lo è. Alla fine, proviamo ad andare a leggere il punteggio facendo finta di non avere assistito all`incontro: vedi 6-4 6-4 e sei indotto a pensare che sia stata sempre una partita sotto controllo. Invece no, non è stato così: i rischi ci sono stati, e sono stati grossi.[…] Ci sono due aspetti da scindere e da analizzare a proposito di Sinner. La solidità dei colpi e la solidità mentale. Parto da quest`ultima: è nato così, ce l`avrà sempre. Non possiamo essere stupiti, non possiamo essere meravigliati. Non cambierà mai, stiamo facendo riferimento a una sicurezza assoluta. Una sua caratteristica peculiare. Solidità dei colpi? Ripassando mentalmente il match contro l`americano, l`ha avuta nei momenti importanti, ma non sempre, non in ogni momento dell`incontro. Credo che abbiamo assistito a un Sinner all`85 per cento delle proprie potenzialità, non di più. Eppure, ha vinto due set a zero contro il numero cinque del mondo, che al contrario si è espresso al suo massimo: sì, probabilmente Fritz ha giocato uno dei suoi incontri migliori dell`anno. Che cosa attendersi a questo punto dal terzo atto del girone dedicato a Ilie Nastase, quello che domani opporrà Sinner a Daniil Medvedev? Prima di tutto, bisogna vedere Medvedev in che stato sarà. È reduce da una ottima partita contro l`australiano De Minaur, è riuscito a vincere in due set. Ha giocato molto bene, ma non tutti i giorni sono uguali. I due si conoscono a memoria, hanno giocato tantissime volte contro, e dunque staremo a vedere quello che accadrà. […]
La differenza è nella testa del numero 1 (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Il numero del mondo è tale non a caso. Vincere i punti importanti è l`arma dei grandi campioni. Alzare il livello negli attimi cruciali è il superpotere di Jannik Sinner che ha superato Taylor Fritz 6-4 6-4 in un match molto più complesso (un`ora e quaranta minuti) di quanto non dica il punteggio. L’azzurro non è ancora aritmeticamente qualificato, ma arriverà domani al match contro Medvedev sulle ali dell`entusiasmo (suo e degli spettatori di Torino). «Grazie mille al pubblico – ha esordito Sinner nel post match – che è stato molto importante. Ora sono più vicino alla semifinale, che era il primo obiettivo delle mie Finals. Da fondo campo ho giocato una partita di alto livello e risposto bene, ora vediamo come va la prossima partita». Fritz parte bene, meglio di Sinner che fatica a trovare ritmo da fondo nei primi game. Lo statunitense risponde in maniera aggressiva, prova a togliere tempo a Jannik in ogni modo. Sul 3-3 l`azzurro affronta la prima e unica palla break del set: servizio incisivo, diritto incrociato stretto e potente ad anullarla, con una traiettoria difficile anche solo da pensare; una sona di “maledetta” a onorare la presenza sugli spalti di Andrea Pirlo. Il pubblico, partecipe ma non così rumoroso contro de Minaur stavolta si fa sentire. “Olè olè olè olè Sinneeer Sinneeer”, è il coro che risuona dagli spalti della Inalpi Arena. La svolta sembra essere vicina, ma Jannik spreca tre palle break consecutive. È il preludio a ciò che accadrà di li a poco. Una smorzata nel decimo game manda in visibilio il palazzetto. Risultato: 6-4 Sinner in un set giocato piuttosto bene da Fritz; ma quando il numero 1 del mondo ti mette sotto pressione il campo diventa piccolo, sempre più piccolo, e cercare colpi vicini alle righe diviene quasi impossibile, la lucidità viene meno. Ed è in quei momenti che il signor Sinner comanda, entrando nel più classico “stato di flow”. Nel secondo set, sul 3-3 30-30 Jannik trova il punto del match con un passante di rovescio lungolinea da lontanissimo. Fritz si dispera, Sinner chiama il pubblico a raccolta. «Quel super passante è stato molto importante – ha spiegato – vista la situazione di punteggio. Ho letto dove stava provando a giocare e ho colpito bene con il rovescio». Quando l`attimo è decisivo, l`azzurro sale in cattedra e insegna al mondo come si affronta (e sconfigge) la tensione.11 match è ancora in equilibrio, ma l`inerzia sembra sempre più dalla parte di Jannik, che azzanna la preda con un game di risposta eccelso per chiudere 6-4 6-4. «Ho servito molto bene nei momenti i importanti, sono contento di come affrontato quei punti delicati. È stato un match tosto, ci conosciamo bene con Taylor e abbiamo disputato pochi mesi la finale a New York. Ero preparato alla sua aggressività, così come a non abbattermi nei momenti in cui Fritz ha servito benissimo. Sono contento di come ho gestito queste situazioni non semplici». […]
Inarrestabile Sinner (Stefano Semeraro, La Stampa)
Sinner è sempre Sinner, anche senza bisogno di essere il miglior Sinner. La stagione è agli sgoccioli, Alcaraz è costipato, Medvedev fatica a tenere la tensione giusta – delle corde e dei nervi – De Minaur paga i mesi passati a sudarsi un biglietto d`ingresso in Paradiso. Jannik, lui, amministra. Davanti ad una tribuna che sembra quella di San Siro o dello Stadium – Antonio Conte, Andrea Pirlo, Massimiliano Allegri, Enzo Maresca – gestisce le energie con saggezza, si comporta da Mister di se stesso, da presidente del proprio cuore. […] Dopo l`esordio soft contro De Minaur lo attendeva un esame in teoria più impegnativo contro Taylor Fritz, l`americano non privo di ambizioni e con due fondamentali temibili, suo avversario nella finale degli US Open. Un match in apparenza non scontato, non troppo almeno, per un Sinner appena alla seconda uscita ufficiale negli ultimi 40 giorni (al netto dell`esibizione saudita) e che ieri sera, dopo la resurrezione pomeridiana di Medvedev, iniziava a giocarsi seriamente un posto in semifinale. Ma come i veri numeri 1 Jan oltre ormai sa far pesare la sua presenza, il suo ruolo. Diciamolo: la sua “aura”. Sa togliere sicurezza agli avversari, far leva sulle loro debolezze. Non è impeccabile con il rovescio, la Volpe, ma si toglie dai guai con il servizio, e alza il ritmo da fondo non appena sente l`odore del sangue. Così capita che Taylor Fritz, che nel (fatidico) settimo game del primo set, durato quasi dieci minuti, ha sfiorato il break, frani malamente quando si trova a servire sul 5-4 per la Volpe. Un filo di gas in più, Fritz che spreca al volo, e il gioco è fatto. Jannik è nel suo brodo, sente l`amore della sua tana torinese, a metà del secondo set, sul 3 pari, dopo un rovescio lungolinea finalmente a registro si concede il gesto dell`orecchio, più da calciatore di fronte alla curva che da artista dei gesti bianchi. È un segnale, una svolta emotiva oltre che tecnica. Per Taylor una sentenza. Da lì in poi il match si inclina definitivamente, papà Hanspeter e il fratello Mark sciolgono il residuo di tensione a fianco dei
due coach Vagnozzi e Cahill. Il secondo set finisce con una fotocopia del primo, Jannik fa un passo avanti in risposta mettendo pressione all`avversario e Taylor perde il filo del gioco e si arrende 6-4 6-4 dopo un`ora e quaranta minuti magari non memorabili, ma utilissimi alla causa. Ora l`unica possibilità di restare fuori dagli ultimi quattro è che Fritz batta De Minaur in due set e Jan perda sempre in due, raccogliendo pochi game, contro Medvedev. […]
Alcaraz, allarme a metà: «Sta male ma giocherà» (Piero Guerrini, Tuttosport)
I dolori del giovane Carlitos sono tanti e di diversa natura. Carlos Alcaraz è stanco e l`aveva già detto altre volte in questo anno da due Slam e inopinate sconfitte. Mentalmente e fisicamente. Ma è anche malaticcio. Ha preso un virus in Spagna, prima di arrivare a Torino. Si era ripreso, ma la situazione è precipitata lunedì mattina, prima dell`incontro con Casper Ruud. Tosse continua durante l`allenamento nel campo del Foyer alla Inalpi Arena. Il risultato s`è visto poi in partita. Quello che ha perso in due set contro il tosto norvegese non era Alcaraz. Il quale già di suo non brilla per continuità nell`arco della stessa partita, perché ama variare, adora i colpi ad effetto. E preferisce chiudere, spesso, con un`ulteriore accelerazione. Ma lunedì era una versione troppo imprecisa e pure meno reattiva, per essere reale. È giovane Carlos, ha soltanto 21 anni. E ogni tanto viene da dimenticarlo. E così giovane che sostiene di non avere sufficiente bagaglio di esperienza indoor per vincere un torneo. Gli mancano cioè le partite, perché chiunque si allena parecchio sul veloce al coperto. Ma giocare è ben diverso. Alcaraz non si sente affatto bene, dunque, al punto che ieri ha interrotto l`allenamento con lo sparring partner americano Andres Martin dopo appena dieci minuti, sollevando dubbi assortiti sulla sua presenza, oggi alle 14 contro Andrey Rublev in un quasi dentro-fuori. Dubbi cancellati dal suo staff e in particolare da Juan Carlos Ferrero, il mosquito che è mentore, secondo padre, allenatore da una vita. CI sarà, giocherà, quantomeno proverà. Ma in un simile stato di salute tutto può peggiorare in modo repentino. Appena si muove ha problemi a respirare, non è il momento ideale per ammalarsi. […] Certo le motivazioni per giocare non mancano al ragazzo. In primo luogo il duello e la rivalità con Sinner che i due continuano a smentire. […] In secondo luogo c`è la Coppa Davis, l`ultimo valzer di Rafa Nadal. A Malaga. Dove hanno tappezzato l`esterno dell`arena con la gigantesca mitra a caratteri cubitali “Gracias Rafa”. Dove Alcaraz deve presentarsi con una condizione da trascinatore anche per rendere onore alla leggenda. Eppoi c`è il duello con Sascha Zverev per il numero due del mondo. Con il tedesco avvantaggiato, perché è numero due attuale, ha 505 punti di vantaggio sullo spagnolo. È decisamente carico e in forma. Entrambi devono scartare 400 punti delle Finals 2023. Il secondo posto conta in chiave Australian Open. Perché significa avere la certezza di evitare Sinner, detentore e grande favorito, fino all`ipotetica finale. Però
se uno fatica a reggersi in piedi non c`è molto da fare. […]
Medvedev, passo avanti. E si scopre un po’ filosofo (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Le dita a tapparsi le orecchie, e una vittoria che segna un passo (un passetto?) in avanti. Una normale giornata di tennis con Daniil Medvedev. “Normale” secondo i suoi standard, che tanto normali non sono mai stati. Detto che “un passo avanti” non lo si nega a nessuno, e che la sconfitta di Alex De Minaur con la sua più che probabile cancellazione dalle Finals, non ha mosso alcuno alla disperazione tra il pubblico e gli addetti ai lavori, resta da osservare come i fischi di ieri, provenienti a folate dalle tribune, vadano considerati “postumi”, motivati cioè dagli atteggiamenti di chiara presa per i fondelli dell`arbitro cui il russo si è lasciato andare nel corso del match di domenica contro Fritz, mentre il successo di giornata è giunto grazie a un Medvedev più calmo e riflessivo, che ha giocato meglio («Meglio? Ventisei volte meglio») di
quanto abbia fatto contro l`americano. Passo o passetto in avanti che sia, Medvedev lo considera ottimo per rilanciarsi in queste Finals, che lo vedranno impegnato domani contro Sinner (contro cui ha ammucchiato sette sconfitte negli ultimi otto confronti), alla ricerca di una vittoria «che se viene sarà perfetta, ma se non viene andrà bene lo stesso». Un Orso possibilista, come si vede, che vuole farsi scivolare di dosso le tensioni accumulate in questo periodo di tennis incerto. Salvo ricordare che il rilancio può trovare la propria strada anche con pochi ingredienti a disposizione, a volte basta un colpo andato a segno e un pizzico di fiducia in più, ma se per ritrovarsi davvero servisse un`autentica rifondazione personale, allora le problematiche in gioco sarebbero molteplici e molto più implicanti, dato che risulterebbe indispensabile mettersi a nudo e fare i conti con se stesso. Non sta a me giudicare quale sia la strada. Scorbutico in campo, Medvedev conosce l`arte della conversazione e, quando gli va, sa anche come evitare banalità. Altrimenti sarebbe complicato spiegare come la conferenza stampa («la più lunga che abbia mai tenuto») sia stata più interessante dello stesso match. Argomenti vari sul tavolino, ma tutti interessanti e meritevoli del botta e risposta. “Le palline che muoiono in aria” (quasi un titolo da romanzo) è stato il primo argomento, promosso da una ricerca effettuata da Sascha Zverev che ha rilevato come non sempre le palline sembrano fatte con i materiali migliori. «Ho sentito di questa ricerca, ma non sono stato io a farla, dunque non conosco i particolari. L’impressione è che alcune delle palle con cui giochiamo nei tornei tendano a depressurizzarsi in fretta, obbligandoci a sforzi sovrumani per tenere alto il ritmo, è più che vera. La fatica è doppia. Al momento sembra dare meno fastidio a Sinner ed Alcaraz, ma per me, e credo anche per Zverev che per età e mezzi fisici mi somiglia, il problema esiste. I cambiamenti si sono notati già negli anni del Covid. L’unica soluzione è stata di rendere più morbido il piatto corde, io l`ho già fatto due volte in questi mesi. Di certo oggi è più semplice restare in gioco, mentre prima le palle mantenevano buona parte della potenza del colpo e i punti arrivavano prima». Altra domanda interessante è quella sui programmi stagionali. «Li ho già cambiati di recente, quest`anno ho giocato solo tre ATP 500. L’ideale sarebbe una stagione di soli grandi tornei, Slam e Masters 1000, ma non so se accetteranno mai di metterla a punto». Infine, le sue Nitto Atp Finals. «Non ho intenzione di prendermela più che tanto. Ho giocato di peste contro Fritz, ora mi propongo di fare del mio meglio, ma senza aggiungere stress. Se basterà, tanto meglio. Ne farò il mio must per la prossima stagione. Altrimenti, Pazienza». Una parola che non gli avevo mai sentito usare.