“Sinner tira più veloce di Djokovic! (quindi più forte). Non ti fa respirare. Con Novak puoi giocare degli scambi…non dico che sia più facile giocarci visto che Novak è il miglior tennista della storia. Ma ogni colpo che tira Jannik sembra un missile che ti arriva addosso!”
Queste fra virgolette, fra le tante fortissimamente elogiative, sono parole di Casper Ruud, n.6 del mondo, ex n.2 a una vittoria dal diventare n.1…
Il norvegese finalista in 3 Slam ha fatto 3 game: 6-1, 6-2. Chiaro che sia rimasto impressionato dalla potenza, dalla solidità, dal ritmo, dalla facilità con cui ha giocato Sinner ieri sera e da mesi a questa parte.
Un conto è battere gli avversari, tutti gli avversari, altro conto è dominarli. Che Sinner sia un fenomeno lo abbiamo capito tutti da tempo. Ma che il suo livello fosse salito al punto che misurandosi con i 4 dei 7 tennisti più forti del mondo nel 2024 lui sia riuscito a vincere 8 set di fila senza consentire né a de Minaur 63 64 , né a Fritz 64 64, né a Medvedev 63 64…(per non parlare di Ruud) di superare mai i 4 game nel loro miglior set è una roba davvero impressionante, mostruosa.
Sì perché almeno fra i migliori degli otto migliori tennisti dell’anno c’è sempre stato grande equilibrio.
Solo Ivan Lendl è stato capace di vincere, nell’86, un Masters senza perdere neppure un set. Jannik ha quindi al momento un saldo attivo perfino nei confronti dell’unico tennista che dal 1970 al 2023, in 53 anni di Masters, non cedette neppure un set.
Sinner deve ancora “ribattere” Fritz oggi dalle 18 in poi. E anche se è certamente il grande favorito, non è però scontato che lo ribatta, perché in 20 edizioni in cui i finalisti si erano già scontrati nello stesso torneo, ci sono state ben 12 “rivincite” che hanno capovolto l’esito della prima partita. In 8 occasioni invece i risultati hanno confermato gli stessi vincitori.
Lendl, nella finale dell’86, battè Becker 64 64 64, perché allora le finali si giocavano al meglio dei cinque set. Come spero proprio che torneremo a vedere, anche se i network americani che spadroneggiavano quando i migliori tennisti erano i loro erano fieri avversari del ritorno all’antico
L’altro giorno però il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi, che anni fa arrivò a sostenere che i match erano troppo lunghi e che dopo i primissimi game fino alle fasi finali di un set, cioè dal 4 pari in poi, la gente e soprattutto i giovani si stufavano di seguire il tennis e le sue maratone – motivo per cui si era dichiarato entusiasta del punteggio adottato nel torneo Next Gen con i set che si chiudono a quattro game anziché a sei – ha fatto sapere di aver cambiato completamente idea. Gaudenzi ha anzi auspicato che anche le finali dei Masters 1000 tornino a disputarsi sulla distanza dei tre set su cinque “perché quelle sono le partite epiche che tutti ricordano”. Verissimo. L’ho sempre pensata così, perché il 7-5 al quinto di Smith su Nastase, il 9-7 al quinto di Nadal su Federer e di Ivanisevic su Rafter, il 16-14 di Federer su Roddick, il 13-12 di Djokovic su Federer – per citare soltanto alcuni match di Wimbledon – non li ho mai dimenticati, mentre delle miriadi di 7-6 o 7-5 al terzo i più mi sfuggono.
Cambiare idea, anziché fossilizzarsi su un’idea sbagliata, è un segno di intelligenza. l
Oggi si vedrà se Jannik batterà nuovamente Taylor Fritz, il primo americano capace di raggiungere una finale del Masters dal 2006, quando a Shanghai ci riuscì James Blake (oggi direttore del torneo di Miami).
Ma se dovesse batterlo ancora senza perdere un set, Jannik avrebbe eguagliato a 23 anni il record che Lendl stabilì a 26.
Al momento Jannik ha vinto 48 game e ne ha persi solo 25. Lendl arrivò in finale con 49 game vinti (perché ci fu un 7-5) e 29 persi. C’è una forbice più ampia a favore di Jannik, a oggi. Negli 8 set vinti Jannik ha concesso 4 volte i 4 game, 2 volte 3 game, e a Ruud ha riservato l’onta di lasciargli un game e due game. Impressionante davvero.
“E’ davvero velocissimo sul campo, arriva su tutte le palle, si difende e scivola davvero bene. Per l’altezza che ha è agilissimo. Non ci avevo più giocato da tre anni ma ha fatto enormi passi in avanti sotto tutti gli aspetti. Ci siamo allenati insieme l’altro giorno e mi ha spaccato il sedere (kicked my ass…) anche in allenamento – ha raccontato Riid con l’aria di chi è davvero stupito – guardandolo giocare in tv non ci si rende conto, ma sul campo se ce l’hai di fronte è davvero micidiale. E poi è superserio in quello che fa: sebbene sia più giovane di me…io ho tanto da imparare da lui. Gioca troppo bene per troppi avversari, spesso non ti resta che applaudire e dirgli too good. Nello spazio di un attimo, mentre stai per colpire la palla, ti stressi a dire a te stesso: ‘Se non colpisci benissimo questa palla, lui ti punirà con il prossimo colpo. Ti procura anche uno stress mentale infatti, non sbaglia mai, ti preme sempre. Ed è impressionante che settimana dopo settimana gioca sempre meglio. Ha perso solo 6 partite, 3 con Alcaraz, 1 con Tsitsipas (quella del furto arbitrale a Montecarlo) 1 con Medvedev (quando non chiuse occhio a Wimbledon e l’altra con chi? Ah Rublev a Montreal, già ha perso solo con top-players. Sono davvero impressionato”.
E chi non lo sarebbe se -mettetevi nei panni di Ruud – dopo aver battuto Alcaraz e Rublev, uno si ritrova quasi umiliato a raccogliere la miseria di soltanto 3 game con quell’implacabile campione della Val Pusteria?
75 partite 69 vittorie, ad oggi. I soliti lettori di statistiche che non sanno interpretare i numeri dicono che Jannik ha lo stesso numero di vittorie di Zverev. Già, però dimenticano che il tedesco di partite non ne ha perse 6 ma 21. Una bella differenza. Un bel gap nei confronti non del n.20 del mondo, ma del n.2.
Intanto Jannik, con tutti i punti di vantaggio che ha sugli avversari si è garantito la certezza di restare n.1 del mondo anche dopo l’Australian Open. Supererà certamente le 36 settimane di n.1 che è stato Carlos Alcaraz. E anche questo è un traguardo centrato che quando Alcaraz era n.1 sembrava quasi irraggiungibile in così breve tempo. Lo spagnolo era stato l’ultima volta n.1 prima dell’US Open 2023. Poi lo era stato Djokovic fino al 10 giugno 2024, quando Sinner gli è subentrato.
Una volta si giocava molto di più, quando i primi turni erano più facili.
Nell’84 McEnroe giocò 85 singolari, ne vinse 82, subì 3 sole sconfitte (Lendl, Amritraj e Sundstrom). E Supermac giocava anche tantissimi doppi.
Da 15 anni a questa parte, cioè dal 2009, ad aver vinto almeno 70 partite sono stati Djokovic 78 nel 2009, Nadal 71 nel 2010, Djokovic 70 nel 2011, Ferrer 76, Djokovic 75 e Federer 71 nel 2012, Nadal 75 e Djokovic 74 nel 2013, Federer 73 nel 2014, Djokovic 82 e Murray 71 nel 2015, Murray 78 nel 2016.
Insomma Jannik se vince oggi – sarebbe la vittoria n.26 delle ultime 27 – e vincesse anche tre partite – in bocca al lupo! – a Malaga, arriverebbe a quota 73.
Fritz ha superato Zverev per la terza volta di fila – non scrivo la quarta perché io la Laver Cup non la conto, per me resta un’esibizione; è torneo a inviti e non c’è il terzo set – dimostrando come già a Wimbledon e all’US Open di avere nervi più solidi del tedesco cui manca spesso qualcosa per far 30. Nel terzo set ha avuto tre palle break consecutive sul 2 pari, poi ne ha avuto altre due sul 5 pari, e quando è arrivato al tiebreak ha commesso almeno tre errori proprio gratuiti.
Anche Fritz avrebbe potuto rimproverarsi la mancata trasformazione di 3 pallebreak per il 5-3, però nel tiebreak non ha sbagliato nulla. E questa non è stata troppo una sorpresa: in nove precedenti tiebreak Fritz era riuscito a prevalere 6 volte. E Zverev in 11 tiebreak con i top-ten quest’anno ne ha vinti solo 3. Troppo pochi. Nei momenti importanti gli manca spesso qualcosa
Tuttavia io, e lo avevo scritto ieri, temevo molto uno Zverev che fosse in gran giornata per Sinner. Uno Zverev che servisse in modo straordinario poteva dar fastidio a Jannik che con lui ci ha perso 4 volte su 6, perché un pochino ne soffre il rovescio.
Quindi non mi dispiace che ieri abbia vinto Fritz. Jannik che ci aveva perso una volta a Indian Wells nel 2021 ci ha poi vinto nel 2023 in quello stesso torneo. Poi è arrivata la vittoria nella finale del recente US Open e poi quella, sempre senza perdere un set, dell’altro giorno.
Insomma il favorito è certamente Jannik e al di là dei precedenti. Contro Zverev, Fritz ha messo a segno 15 ace, ma ha anche fatto 35 errori gratuiti. Un numero di errori che non può davvero permettersi con lo straordinario Sinner visto e ammirato in questi giorni.
Dico la verità senza usare la prudenza di Sinner e di tanti commentatori. Anche se è vero che nel tennis niente è mai scontato e che non sai mai come uno scende dal letto al mattino, io penso che una sconfitta di Sinner oggi sarebbe una vera (amara) sorpresa.
Buona domenica a tutti in attesa, comunque, di buone notizie che arriveranno dalla conferenza stampa di oggi alle 14 del presidente federale Binaghi.
Di sicuro le ATP Finals resteranno a Torino oltre la scadenza del contratto, cioè oltre il 2025 – e vedremo se soltanto per il 2026 o, come credo, anche per il 2027 – e poi spero che ci venga detto che resteranno comunque in Italia fino al 2030. A Milano se il palasport che deve essere completato per le Olimpiadi di Milano Cortina avrà le caratteristiche idonee. Oggi sapremo anche chi sono i 5 tennisti italiani convocati per Malaga e per la difesa della Coppa Davis conquistata un anno fa. Ci saranno tre singolaristi e due doppisti? Risponderò alla Sinner: vedremo.