Ci sia consentito iniziare la nostra narrazione da un fatto che non lascerà tracce nella storia del torneo, ma che forse verrà ricordato tra qualche anno dagli addetti ai lavori. Siamo al Challenger 75 di Lione e in campo, davanti alle poche persone che siedono pigramente sulla tribunetta del Palasport, sta giocando Martin Landaluce, 18 anni, spagnolo e campione junior agli US Open 2022. Dall’altra parte della rete c’è il brasiliano Joao Fonseca, stessa età, giusto otto mesi in più, anche lui campione a New York l’anno successivo. Entrambi hanno già un Challenger in bacheca (Olbia per Landaluce e Lexington per Fonseca), e soprattutto portano sulle spalle le speranze e le aspettative di due nazioni che vedono in loro i legittimi eredi di Nadal e Kuerten. Se questo avvenisse il pomeriggio del 14 novembre 24 sarà ricordato come il giorno della loro prima sfida. Che in realtà non è stata una partita indimenticabile e si è risolta 11/9 al tie-break del terzo set in favore di un Fonseca che nel momento decisivo si è dimostrato più propositivo (sette vincenti contro quattro) e molto freddo quando ha dovuto fronteggiare un match point dello spagnolo. Non cambia l’assunto il fatto che il giorno dopo Fonseca abbia perso in semifinale contro il padrone di casa Calvin Hemery (il giustiziere del nostro amico Matteo Covato a Brazzaville, ricordate?).
Quindi ricordatevi di questo match quando magari prima di una finale Slam potrete raccontare agli amici che voi questi ragazzi le seguivate già quando giocavano i Challenger.
Il torneo, detto per inciso, se l’è preso il belga Raphael Collignon che in finale ha battuto proprio Hemery con un netto 6-4 6-2. Particolare la storia di questo 22enne che è da una vita che si sente dare del comprimario (anche noi abbiamo fatto parte del coro), e che quando il capitano di Davis lo mette in campo al posto del talentuoso Alexander Blockx, come a Bologna, tutti dicono che è solo perché è anche il suo personal coach. Tutto questo scetticismo non gli ha impedito di proseguire nel proprio percorso, che non sarà quello del predestinato, ma che intanto gli ha già permesso di mettere in bacheca il secondo titolo in stagione, e in carriera, dopo la vittoria in agosto a Luedenscheid. E che da lunedì gli regalerà il nuovo best ranking alla posizione n.122 ATP.
Al Challenger 100 di Kobe (Giappone, cemento indoor) il nostro Mattia Bellucci si è fermato in semifinale contro l’austriaco Jurij Rodionov (n.197) che ha prevalso 7-5 6-3. Peccato perché nel primo set l’azzurro era andato a servire sul 5-4 in proprio favore. Il tennista di Busto Arsizio cercherà di consolarsi con quello che da lunedì dovrebbe essere il suo nuovo best ranking alla posizione n.100, classifica comunque migliorabile perché da oggi sarà ai nastri di partenza del Challenger 75 di Yokohama dove avrà la prima testa di serie. Così la finale se la sono giocata appunto Rodionov e il 19enne belga Alexander Blockx, 19enne di Anversa di cui ci siamo innamorati vedendolo in azione in Coppa Davis a Bologna. Il ragazzo è forte, molto forte e se ne stanno accorgendo un po’ tutti, a cominciare da Rodionov che ha subito un 6-3 6-1 un po’ imbarazzante. Per il belga è la prima vittoria a livello Challenger dopo che in stagione aveva già collezionato cinque semifinali: Nottingham, Hamburg, Cordenons, Orleans e Matsuyama. Il nuovo best ranking alla posizione n.204 è il premio per tutto questo percorso. Al volo vi raccontiamo che a Drummondville (Canada, categoria 75 su cemento indoor), il nostro beniamino, il giapponese James Kent Trotter, si è fermato in semifinale contro il 23enne lussemburghese Chris Rodesch che, con una classifica attorno alla posizione n.300, è di gran lunga il miglior giocatore del suo paese, dove probabilmente sono più numerose le banche dei campi da tennis. Sono lontani i tempi di Gilles Muller, che, con il suo gioco tutto all’attacco, nello scorso decennio riuscì ad arrivare al n.21 ATP. Nella notte italiana Rodesch si giocherà il titolo contro il 21enne statunitense Aidan Mayo (n.437), la vera sorpresa del torneo.