“Stiamo realizzando ora quanto siamo riuscite a fare. È fantastico; ho vissuto le mie emozioni in campo e questo mi ha permesso si giocare in libertà”. Tereza Mihalikova, posizionata oltre la millesima posizione, ventisei anni, nove incontri nel circuito maggiore e mai una partecipazione in un main draw, tocca il cielo con un dito in occasione del suo primo match nella coppa del mondo a squadre. Insieme con Viktoria Hrunkakova e Rebecca Sramkova ha da poco perfezionato l’iscrizione alla finale di Billie Jean King Cup ai danni della Gran Bretagna, onore che dividerà mercoledì con le azzurre di Tathiana Garbin.
Anche la sua coetanea Hrunkakova, già numero 43 nel 2019 e ora oltre il duecentesimo posto, ha poco di nuovo da aggiungere, e allora interviene il capitano Matej Liptak: “è una grande occasione, ormai sono passati diversi anni dalla prima volta in finale (nel 2002 sempre in Spagna, a Gran Canaria, con le padrone di casa) e già una volta personalmente ci sono stato vicinissimo. Siamo a un solo passo da una grande impresa, sarà comunque una giornata di felicità per il nostro movimento”.
Ci crede anche la numero uno del team slovacco, Rebecca Sramkova, una delle tenniste più in vista nel dopo-US Open con la vittoria di Hua Hin 2 e la finale a Jiujiang, anche perché c’è una presenza beneaugurante: “Qui con noi” – dice la numero 43 del ranking, vittoriosa su Boulter martedì – c’è Janette Husarova, protagonista 22 anni or sono con la vittoria decisiva in singolare con la allora trentunenne Arantxa Sanchez-Vicario. Lei sa cosa si prova a giocare la finale e ce lo racconta”.
Liptak parla del passato del tennis slovacco e cerca alcuni paragoni non da poco per le sue ragazze: “Il tennis da noi ha grande tradizione. Hantuckova, Cibulkova, Mecir tra i maschi… per noi è bello avere queste leggende nazionali da ammirare. Ma presto anche le ragazze di oggi saranno leggende, anche se non portassero a termine l’impresa. Tutti in Slovacchia avranno imparato a conoscerle dopo questa manifestazione”.
Da ultimo gli avversari del grande match, ovvero l’Italia. Dice Sramkova: “ho battuto Paolini quattro volte in sei incontri. Lei è migliorata da allora? Sì, certo, ma anche io (sorride). Non penso alla sconfitta o alla vittoria, semplicemente non vedo l’ora di misurarmi con lei”. Hrunkakova chiude con i ricordi… neri con le azzurre: “giocammo in casa lo scorso anno, perdemmo nell’incontro decisivo, forse 7-5 al terzo… fu doloroso. È arrivato il momento di provare a rifarci”.