Dopo aver regalato il punto dell’1-0 nella finale di Billie Jean King Cup 2024 contro la Slovacchia, sconfiggendo Viktoria Hruncakova per 6-2 6-4, Lucia Bronzetti si è presentata in sala stampa per la consueta conferenza post match. Ecco di seguito il report integrale.
D. Hai avuto una stagione con alti e bassi, sei arrivata al quarantaseiesimo posto della classifica e adesso sei 78. Quando sono importanti queste due vittorie in singolare. Non avevi mai giocato in singolare, tra l’altro, prima di quest’edizione anche pensando al 2025.
Lucia Bronzetti: “Sicuramente per la fiducia e per il mio tennis è un grande risultato, anche perché è diverso giocare in queste condizioni e con questa pressione. Poi non giochi solo per te stessa ma per il team e per tutta l’Italia. Ci tenevo tantissimo a portare questo punto a casa e sognavo da tanto questa coppa. L’anno scorso ci siamo andate vicino, quindi essere riuscita a portare a casa il primo punto è molto importante e sono veramente orgogliosa e felice. Adesso speriamo bene“.
Ubaldo Scanagatta, Ubitennis: Brava, complimenti. E’ stato più difficile l’incontro con Linette o quello odierno contro Hrurcakova. Nel secondo set la slovacca era avanti 4-2, 40-15. Lì ti sei preoccupata e come hai reagito?
Lucia Bronzetti: “Allora sulla carta era più difficile con Linette, perché comunque è una giocatrice prime 50 da tanto tempo e ha un livello di tennis consolidato. Forse invece come pressione un po’ di più questa partita, perché sentivo la responsabilità di dover vincere. Certo, poi il risultato è una conseguenza. Si dice ‘è importante dare il massimo ‘ però poi vincere è ancora più bello. Nel secondo, sul 4-2 40-15 ho avuto un po’ di paura di andare al terzo. Però poi pensavo ‘sei avanti di un set tu’, quindi il secondo provo ad allungarlo il più possibile. Eventualmente ci sarebbe ancora un terzo set da giocare, perciò mi sono detta di giocare tutti i punti e alla fine è andata bene con quel break. Dopodiché penso che lei si sia un po’ scomposta“.
D. Quel è il tuo rapporto con la generazione di tenniste che vi hanno preceduto e che hanno vinto tanto, quali risultati di quel ciclo straordinario ti hanno condizionato di più. Non lo so, quella volta che Francesca ha vinto Parigi. Tu no so dov’eri e cosa facevi, o Flavia che vince lo US Open. E come intendi usare quest’esperienza bellissima per la tua crescita personale?
Lucia Bronzetti: “Sicuramente è stata una generazione fortissima con tenniste veramente forti. Hanno vinto 5 volte questa competizione, quindi era veramente una grande squadra. Io fortunatamente ho un esempio proprio in casa, Karin Knapp che è la moglie del mio allenatore. Averla vicino, poter condividere tanto con lei è molto importante. So anche che ha commentato la mie due partite, sono fortunata. In più con Sara ho un ottimo rapporto. E’ veramente un’ispirazione per me, mi ha aiutato tanto anche nella prima partita che era il mio esordio. Mi ha dato consigli preziosi. Mi affido tanto a lei perché ne ha vissute tante, ha vinto tantissimo. In più ha una visione del gioco molto intelligente e quindi con loro due ho più contatto“.
Vincenzo Martucci, Il Messaggero: Cosa ti manca come giocatrice, se tu potessi esprimere un desiderio o individuare la cosa che più ti manca. E’ fisica, è tecnica, è mentale.
Lucia Bronzetti: “C’è sempre da migliorare su tutto per alzare il livello. Secondo me, la cosa che mi manca di più ora è andarmi a prendere il punto a rete, che non vado mai e non mi sento mai tanto confidente nei pressi della rete. Devo lavorarci, ci abbiamo già lavorato ma magari nella preparazione invernale ci lavoreremo ancora di più e giocando sempre contro giocatrici di livello alto, si alza poi anche il mio di livello“.
D. Io invece vorrei fare un indietro, a quello che immagino sia stato il momento più difficile della stagione ossia Rabat. Dopo quella sconfitta da 5-0 sopra, quanto ti ha aiutato il team non solo in campo ma anche fuori perché sappiamo quanto tengono a te. Cosa vi siete detti in quel momento, che poteva essere anche uno spartiacque anche negativo del tuo 2024.
Lucia Bronzetti: “E’ stata una partita molto sofferta, me la sono portata dietro poi anche le partite successive. Un po’ la paura di chiudere il match quando era lì vicina, diverse partite in seguito a quella che ero molto vicina a chiuderle andavano al terzo. Quindi un po’ di mostri, però fortunatamente ho un team alle spalle veramente competente che mi ha aiutato tanto a restare concentrata sul lavoro. Sappiamo bene il percorso che stiamo facendo e che dobbiamo fare per arrivare agli obiettivi che vogliamo raggiungere. Quindi mi ritengo fortunata“.
D. Volevo chiederti come era vista la crescita di Paolini quest’anno e se vedere quello che ha fatto lei può aiutare anche altri membri della squadra a credere di potercela fare?
Lucia Bronzetti: “Ha fatto un anno impressionante, incredibile. Ha sempre giocato bene Jasmine, ma quest’anno ha consolidato un livello veramente alto. Gioca veramente bene, completa. E’ migliorata nella mano, è migliorata a rete anche giocando i doppi con Sara. Sicuramente è un’ispirazione, ci ispiriamo tanto a quello che fa per poter replicare anche se è difficile arrivare a quei livelli. Però se ce l’ha fatta lei, penso che tutti ci possano provare fermo restando che è molto complicato arrivare là e riuscire a giocarsela con le giocatrici più forti. Veramente come ho detto prima, è un esempio, un modello per tutte“.
Ubaldo Scanagatta, Ubitennis: Per chi non sapesse bene chi sei e come sei venuta fuori, ci dici proprio brevemente il tuo percorso. Quando hai cominciato, se in famiglia avevi qualcuno. Io l’ho letto mille volte, così però ci rinfreschi la memoria.
Lucia Bronzetti: “Io ho cominciato un po’ tardi, quando avevo dieci anni in un circolo vicino casa con un coach argentino. La mia famiglia non aveva grosse possibilità economiche perché mio babbo faceva il vigile del fuoco, mia mamma l’impiegata in ufficio. Quindi hanno investito su di me, accompagnandomi ai tornei anche con il camper per risparmiare con le spese. Poi anche la federazione ci ha aiutato economicamente e questo in breve è il mio percorso. Poi a diciott’anni, dopo aver fatto la scuola pubblica abbiamo provato a fare un anno dai Piccari per vedere prima di fare l’università se potessi intraprendere quel percorso. E’ andata bene e poi da lì dai 18 anni fino ad adesso sono dai Piccari“.