Italia da urlo (Stefano Semeraro, La Stampa)
Il tennis delle ragazze è un party che si riaccende alle otto della sera,
quando Jasmine Paolini piazza l’ultimo punto di un match senza storia (6-2 6-1) contro Rebecca Sramkova e l’Italia si prende il tesoro per la quinta volta […] C’è Sara Errani, già in campo nel 2009 a Reggio Calabria a fianco di Pennetta, Vinci e Schiavone per il secondo centro dopo quello del 2006 a Charleroi – quando l’argentiera si chiamava ancora Fed Cup – e ha alzato la coppa anche nel 2010 a San Diego e nel 2013 a Cagliari. Oggi ha 37 anni ed è l’italiana con più presenze (26), vittorie (28) e partite giocate (50) in Nazionale. C’è Jasmine Paolini, la prima azzurra a finire l’anno da numero 4 del mondo, due finali Slam a Parigi e Wimbledon in conto proprio, un oro olimpico e il trofeo di Roma in coppia con Sarita, 113 partite in totale in un anno smisurato. C’è Elisabetta Cocciaretto, in campo contro il Giappone, Martina Trevisan che si è sgolata dalla panca, Lucia Bronzetti che Tathiana, capitana coraggiosa, ha buttato in campo ricavandone due punti fondamentali, contro la Polonia, nella vera finale giocata martedì, e ieri contro la Slovacchia […] Tathiana in panchina, Martina e Jas in campo hanno debuttato in Coppa sette anni fa proprio contro la Slovacchia, a Forlì. Il successo di Malaga, a dodici mesi dalla finale amara contro il Canada, è un circolo virtuoso che si chiude. Temporaneamente. «Sono orgogliosa di loro sia come giocatrici sia come persone – dice Tathi, sorella maggiore abituata a sfide durissime fuori dal campo -. E’ stato un viaggio incredibile, so che cosa hanno dovuto superare tutte per arrivare qui. La loro forza è migliorarsi sempre e restare unite: perché sanno di lottare non solo per sé stesse. Queste ragazze ci insegnano a sorridere alla vita». Sara è la continuità, la
bandiera, una capitana aggiunta […] «Aiutare la squadra anche un minimo è fantastico, ringrazio Tathiana per avermi coinvolta di nuovo. E’ stato un anno incredibile, abbiamo vinto l’oro olimpico, ora questo titolo. Giocare per l’Italia è sempre speciale». Per Jasmine Paolini «è un sogno alzare questa coppa, da piccola ho visto Sara, Francesca e Flavia che la vincevano e ora ce l’ho in mano io». Lucia Bronzetti, 26 anni, riminese, che con il tennis ha iniziato a fare sul serio solo a 18 anni, è la scommessa vinta. Il punto contro la n. 2 slovacca Hruncakova (6-2 6-4 con rimontona nel secondo set) ha mandato in campo Jasmine con un quintale in meno sulle spalle. «Sono orgogliosa di far parte di questa squadra, anch’io da bambina sognavo questa coppa». Oggi tocca all’altra metà azzurra dimostrare che il party in Spagna è appena iniziato. E che i dj siamo sempre noi.
Le ragazze d’Italia (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Campioni del mondo. Il sorriso è contagioso. E quello della stupenda Jasmine Paolini di questo indimenticabile 2024, con due finali Slam, il numero 4 del mondo, l’oro olimpico di doppio è diventato poster illuminando un’altra impresa: col 2-0 già dopo i singolari contro la Slovacchia, senza essere costretti a giocarsi il jolly “Sarita-Jas”, l’Italia conquista la quinta coppa per nazioni delle donne, oggi Billie Jean King Cup, ieri Federation Cup e poi Fed Cup nell’epopea del fantastico poker
del quartetto Schiavone-Pennetta-Errani-Vinci […] Con Berrettini e compagni a tifare, scatenati, in panchina, l’esordiente Lucia Bronzetti porta l’1-0 cancellando la sconfitta-horror da 5-0 nel terzo set del torneo di Rabat di maggio contro la Stearns, che avrebbe schiantato chiunque. E, dopo la polacca Linette, supera anche la potente Hruncakova, quand’è sotto 4-2 40-15 al secondo set, confezionando il 6-2 6-4. «Ho ripensato
molto a quel match e mi ha influenzato quando arrivavo al terzo set e dovevo chiudere. Perciò sono anche più orgogliosa per come ho sostenuto la pressione in una finale che poteva mandare in campo più rilassata Jasmine per il suo singolare. Spero che mi dia fiducia anche per il futuro […] La prodigiosa “Jas” – «Esempio e motivazione per tutte noi: se c’è riuscita lei possiamo provarci anche noi», chiosa ancora la Bronzetti, emigrata ad Anzio dai fratelli Piccari – vola ancora una volta, ancora più in alto con quei suoi piedi alati, e quell’animo indomito. La 28enne toscana forgiata da Renzo Furlan va oltre la stanchezza psico-fisica di addirittura 113 partite stagionali, regalando una prestazione strabiliante, fotografata dal 6-2 6-1 contro la numero 1 avversaria, Sramkova, antica rivale, e resta senza parole anche lei: «Che annata incredibile, pazzesca, chiudere così col titolo della Coppa… Io cerco di godermi ogni momento, perché è importante capire dove si è. Mi sento fortunata di far parte di questa squadra e di aver vissuto una settimana bellissima con tutto il team, con cui dividere tutta questa felicità». Nel 2013 la Garbin giocava e la Errani fece due punti su tre nei singolari. Oggi, nella seconda, incredibile carriera, a 37 anni, Sarita, che 12 anni fa è stata finalista
al Roland Garros, numero 5 del mondo in singolare e ha vinto
tutti gli Slam di doppio insieme a Roberta Vinci […] L’ultimo sorriso, forse
il più radioso è quello della capitana che ha messo insieme pezzo
a pezzo il puzzle vincente, dopo aver dribblato il destino che voleva farle lo sgambetto: «Rimarrò per sempre orgogliosa di queste ragazze per come hanno combattuto ogni giorno. Abbiamo fatto un viaggio incredibile, so che cosa hanno passato per essere qui, la loro forza è continuare sempre a migliorare, come giocatori e come persone. L’unità e lo spirito di squadra sono la cosa più importante. Eppoi, come le ripeto sempre, giocate per voi ma anche per il pubblico e i tifosi, metteteci il
cuore». Nel segno del sorriso.
4 volte fantastica (Riccardo Crivelli, Gazzettta dello Sport)
Bisogna nascere due volte per vivere davvero. E quanta vita, quanta passione, quanto orgoglio devono aver albergato nel cuore di Sarita, ultima icona della generazione più splendente del tennis femminile italiano, quel quartetto che recitato tutto d’un fiato, Schiavone-PennettaErrani-Vinci, ha scandito un decennio dorato di successi memorabili. Lei, Sara Errani, nata a Bologna ma fieramente romagnola
di Massa Lombarda, si è aggiunta dopo per semplici questioni anagrafiche, compensando con tattica, gambe ed aggressività l’assenza di muscoli da valchiria. Il suo talento, insomma, è sempre risieduto nella testa, e non solo in campo. Perché quando a fine 2017 la fermano per doping a causa di un medicinale di mamma finito nell’impasto dei tortellini, e deve ricominciare tutto da capo […] ci vogliono una determinazione feroce e una solidità mentale d’acciaio per non dare un calcio al passato e cambiare completamente orizzonti: «In quei momenti mi hanno abbandonato in molti, ma il tennis e la mia famiglia sono rimasti accanto a me. Avrei potuto lasciare, invece non ci ho pensato neppure un attimo: il tennis è la mia vita, ho sofferto, faticato, sono ripartita dai tornei minori. Dicevano fossi pazza, e invece…». E invece, sette anni dopo, Sara è campionessa olimpica di doppio e quattro volte vincitrice della Billie Jean King Cup […] «Ho sofferto e vissuto momenti durissimi, ma ho cercato di resistere solo per amore di questo sport». A metterle in mano la racchetta, a cinque anni, è papà Giorgio, proprietario di un’azienda che commercia frutta all’ingrosso e grande appassionato di tennis: li lega anche la passione per i modellini di automobili e le costruzioni, insieme giocano pure un doppio misto in Inghilterra quando lei ha solo 11 anni. A 13, Sara vola a Bradenton da Nick Bollettieri […] in Florida, in un torneo giovanile, incrocia la coetanea Sharapova già alta alta e con l’apparecchio ai denti e prende 6-1 6-0. Si ritroveranno qualche anno dopo, nel 2012, al Roland Garros, l’unica finale Slam in singolare giocata (e persa) dalla Errani […] Quando le piomba addosso lo stop per il letrozololo, lo vive come una bruciante ingiustizia e, al rientro, un problema alla spalla destra mai più risolto la costringe addirittura a servire da sotto in alcuni tornei. Testa bassa, senza proclami ma solo con il lavoro, Sara non vuole che la carriera finisca con quella macchia. E una cena con la Paolini al Roland Garros del 2023 le lancia l’idea di mettersi insieme in doppio per provare a vincere una medaglia all’Olimpiade. Il resto è storia. E filosofia: «Mi piacerebbe tanto che tra vent’ anni mi ricordassero come un esempio di serietà e di applicazione». La donna che visse due volte.
È un’Italia che parte dall’1-0 (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Guillermo Coria era veloce di gambe e di pensieri, e su queste doti
costruiva i propri match, che cospargeva di tenacia, come si fa con olio, limone, sale, rosmarino e vino rosso su un asado di guapo […] Venti anni dopo, capitano in Davis dal 2021, El Mago — lo chiamavano così — mostra di amare ancora il tennis pensato, studiato a tavolino, calcolato nei minimi particolari, che lo rese famoso. Gira voce, alla vigilia del debutto in Davis dell’ItalSinner, paese di peccatori se ve n’è uno, che Coria abbia escluso la possibilità dello scontro aperto calando le due migliori carte da cemento in suo possesso, Francisco Cerundolo e Tomas Martin Etcheveny, per dirottare il Francisco da Palermo, quartiere pariolino di Buenos Aires, direttamente sul numero due italiano, poco importa sia Musetti (che Coria preferirebbe) o Berrettini. Il “magheggio” stavolta è quello di non “magheggiare”. MI spiego… Il numero uno della formazione argentina è in realtà Sebastian Baez […] Pochi lo avrebbero considerato “abile e arruolabile” per questa Davis da cemento indoor, Coria invece vi ha visto una possibilità in più, remota quanto si vuole, ma plausibile. “Lasciamo che Seba vada al massacro con Sinner“, ha pensato
Coria, “ché anche ci spedissi Cerundolo (numero 30 Atp) il risultato finale non cambierebbe, in tal modo posso giocarmi la carta del numero due
a mia disposizione, il migliore che possa schierare su questa
superficie indoor, contro il loro numero due“. Se il colpo dovesse riuscire, Coria ritiene che sull’1-1 il sorpasso sia possibile […] Se le cose stanno così, l’Argentina è fatta. L’Italia invece è in divenire. Con ogni probabilità non nelle convinzioni di Volandri, ma a quanto pare finché i nostri non si schiereranno in campo, non si saprà quali siano le scelte definitive. Io mi aspetto che Berrettini («Fa piacere averlo con noi, tiene tantissimo alla Davis», dice Volandri) vada contro Cerundolo, e Sinner si occupi di Baez. Ma posso sbagliare. La candidatura di Musetti è seria quanto quella di Matteo, del quale occorre conoscere lo stato di forma. Quello degli ultimi due mesi non era granché, quello dei tre giorni di Davis settembrini a Casalecchio invece dava speranze […] Anche il doppio potrebbe all’ultimo momento subire qualche variazione, con l’ingresso di Sinner al posto di uno tra Vavassori (il favorito, credo) e Bolelli. Ma niente vieta all’Italia di essere due a zero con singolari e rendere inutile la sfida fra coppie. L’elenco dei confronti con gli argentini in Davis non è così vasto come l’importanza delle due nazioni potrebbe far pensare. Siamo alla vigilia del sesto round, l’Italia è avanti 3-2. Loro ci hanno superato due volte in Italia (1983 e 2016), noi due volte in Argentina (2014. e 2017), ma da quando il match si gioca sul tappeto indoor l’Italia ha prevalso (2-1) nell’unico confronto giocato, nel 2022 a Casalecchio. «Siamo una squadra diversa da quella dell’anno scorso», avverte Volandri, «come impianto e come maturità dei tennisti, che trovo di molto cresciuta. Non sarà facile, ma siamo in grado di giocarci le nostre chance. Formiamo una bella squadra, più completa, con molte frecce al proprio arco». E qualche avversario “poco raccomandabile” in meno… l’estromissione della Spagna di Rafa […] ha di fatto eliminato l’urica avversaria che sembrava poterci creare problemi in finale. E la vittoria della Germania senza Zverev contro i canadesi, ha messo alle porte anche l’unica nazione che in questi ultimi anni è stata in grado di battere due volte l’Italia, nella semifinale del 2022 e nel primo match degli ottavi l’anno dopo […] Gli azzurri dell’ItalSinner, in piena Sinnermania, hanno il dovere di stare allegri, di sentirsi contenti e al riparo da qualsiasi inciampo. Con Sinner sì parte da 1-0 è il mantra. Ed è la prima volta che, anche in Coppa, l’Italia muova da una situazione di tale privilegio.
“Sì, l’abbiamo sognata” (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
«Qualche anno fa nessuno ci avrebbe dato una lira. Si parlava sempre
della generazione che ha vinto 4 Fed Cup e si parlava di noi come ragazze lontanissime da quel livello. Forse anche io mi sentivo distante dal poter vincere questa competizione. Tathiana ha creduto in noi più di
quanto facessimo noì stesse. Ho sempre guardato in tv l’Italia e quest’anno sognavamo questa coppa». Jasmine Paolini non sbaglia una parola dopo il trionfo in Billie Jean King Cup. Il flashback va all’inverno 2020 con l’Italia, fuori dal World Group, protagonista in Estonia per le sfide del girone 1 della zona Europa/Africa […] Gli obiettivi individuali e di squadra già avevano ribaltato i pronostici e sorpreso gli scettici, ma a Malaga si è concluso un grande percorso. «Spero che questo successo possa ispirare le ragazze che giocano a tennis. Vorrei che grazie a questa vittoria imparino a coltivare i loro sogni, così come ha fatto il mio gruppo – le parole di Garbin, capitano di questa nazionale dal 2016 -. Questo titolo lo dedico alla mia squadra. Ogni giocatrice si è messa a mia disposizione, a volte anche dovendosi fare da parte per il bene comune dell’Italia. Forse sarebbe giusto lasciare in questo momento, ho conquistato tutto quello che desideravo… Poi questa vittoria è
anche di chi mi ha permesso di guarire. Ogni volta che parlo di loro mi emoziono». Ovviamente il riferimento è al tumore, di cui aveva accusato i primi sintomi agli US Open 2023. Lo scorso anno Tathiana lottò per essere al fianco delle sue ragazze, che già con la finale di Siviglia la ripagarono: «Già esserci quest’anno per me è un dono. Nel momento più difficile il team ha saputo aiutarmi In panchina come vedete do tutto per sostenerle». Dopo aver alzato al cielo il trofeo, le ragazze sono state
premiate da Billie Jean King con l’iconica giacca blu destinata alle campionesse del mondo […] Emozionatissima anche Lucia Bronzetti, che, con i suoi successi nei singolari contro Polonia e Slovacchia, ha fatto da ago della bilancia per il destino tricolore: «La partita di semifinale era più complicata sul piano tecnico, ma la tensione era molto di più in finale. Sono fiera di poter rappresentare una Nazionale che guardavo in tv». L’entusiasmo in campo e fuori è coinvolgente, tanto che Paolini quasi si dimentica delle fatiche stagionali: «Se di partite ne ho giocate così tante vuol dire che le cose sono andate bene. Adesso mi riposerò, ma poi inizierò a preparare l’Australian Open». Vinta la Billie Jean King Cup, da oggi i riflettori passano sulla Coppa Davis, con il sogno di poter portare entrambe le coppe in Italia. Questo è anche l’augurio di Garbin:
«Loro ci hanno dedicato la Davis fanno scorso. Adesso vogliamo due squadre di campioni del mondo. Facciamo sempre il tifo per loro e guardiamo i loro match […]