Jannik modello Nole (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Imparare dai migliori per continuare ad essere il migliore. Quando cominciò a fare sul serio con la racchetta, come quasi tutti i ragazzini della sua generazione Sinner aveva come idolo Federer. Poi, nel 2021, Nadal Io scelse come compagno d`allenamenti esclusivo nella bolla Covid degli Australian Open e Jannik si innamorò sportivamente dell`etica del lavoro dello spagnolo, della sua capacità di trasformare ogni allenamento in un impegno ancor più stressante e performante di una partita. Una filosofia che il numero uno del mondo ormai sposa quotidianamente. Ma se contro il Maestro svizzero non ha mai giocato – l`unico rimpianto che si porterà sempre dietro – e Rafa se l`è trovato di fronte quando la strada verso la piena maturazione non era ancora completata (perdendoci tre volte su tre), Novak Djokovic, l’ultimo dei titani, resta per la Volpe Rossa una pietra miliare di confronto, nonché il rivale che indirettamente gli ha fatto comprendere come il percorso di crescita avesse imboccato la via della gloria. Nole promette gli ultimi fuochi per il 2025, ma se i loro destini dovessero di nuovo incrociarsi, si ripartirà dalle quattro vittorie italiane negli ultimi cinque confronti diretti, fra cui le ultime tre. Se però il passaggio di consegne sembra ormai scolpito nella roccia, la carriera sterminata e leggendaria del Djoker, la sua passione per il gioco, la sua feroce applicazione negli allenamenti anche a 37 anni restano il paradigma di ciò che si deve fare per attraversare più epoche da dominatore. Dopo una stagione da 73 successi e sole sei sconfitte, con otto tornei vinti tra cui due Slam, Sinner a Dubai si sta preparando per confermare lo status da sovrano e lo fa con il team al completo, perché queste quattro settimane sono fondamentali per ripartire ancora davanti a tutti. E anzi provare ad allungare. Non a caso, però, quando si è trattato di rivoluzionare la parte atletica e di cura del corpo dello staff dopo la ferita del caso doping, Jannik si è affidato al preparatore Marco Panichi e al fisioterapista Ulises Badio, che dal 2018 e fino allo scorso settembre sono stati le fondamenta della resistenza e della forza fisica di Djokovic: «Con loro c`è stato feeling fin dall`inizio – diceva Jannik – anche se è servito del tempo per capirsi reciprocamente. Sono persone oneste, come piace a me, e ti consentono di migliorare sempre». Panichi e Badio sono professionisti esemplari, che con le loro capacità hanno allungato in modo trionfale (dieci Slam) la carriera di un gigante. Proprio per questo, con in mente l`obiettivo di restare al top per almeno un decennio come è accaduto a Nole, Jannik li ha assunti. E come già succedeva per il serbo, l’armonia nel team è uno dei segreti di un lavoro proficuo: «Jannik ricorda Novak dal punto di vista fisico – analizza Panichi – perché entrambi hanno la straordinaria dote di occupare al meglio lo spazio in campo con il loro corpo. Ma ciò che li avvicina di più è la comunicazione tra i membri del team. La coesione tra tutti quanti è fondamentale: le informazioni che arrivano al giocatore devono essere univoche. Questo fa la differenza». […]
Metà papà e metà coach, Cahill non lo lascia mai: «Che voglia di crescere» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Il suono della palla parla chiaro: Jannik Sinner picchia forte, si muove bene, sorride. Le immagini che circolano sui social sono eloquenti: il numero 1 al mondo lavora sodo, come piace fare a lui, già focalizzato sul grande impegno di inizio stagione, l`Australian Open di cui è campione in carica. Merito anche dell`ambiente che lo circonda, il suo team-famiglia. Oltre a Simone Vagnozzi, quest`anno è arrivato anche Darren Cahill. Il coach australiano è una figura di riferimento molto importante per l`altoatesino, a livello tecnico e umano. E forse anche per questo, a differenza dello scorso anno, si è scelto di organizzare la off season a Dubai, “a metà strada” con l`Australia, agevolando così la presenza di Cahill. I fan italiani di Jannik lo chiamano “papà Darren”, un soprannome a cui lui si è affezionato: «Mi piace, è divertente» raccontava a Torino il tecnico. Soprattutto è aderente alla realtà, e lo stesso Jannik lo ha confermato dopo la vittoria delle Finals, raccontando quanto fosse stato importante averlo vicino nel momento difficile della positività al Clostebol: «È rimasto con me e mio padre quando avrebbe potuto tornare a casa sua, e per me è molto importante». Sinner trascorre col team gran parte delle sue giornate: «Forse mi conoscono meglio dei miei genitori» diceva il re di due Slam, sottolineando l`importanza di avere attorno persone che lo capiscano e lo facciano lavorare col sorriso. Lavoro e protezione, soprattutto in quest`anno complicato, e con la pendenza dell`arbitrato del Tas a pesare sul cuore. […] E proprio in questi momenti Cahill è stato decisivo: «Nel team di Jannik non sono l`allenatore più importante, ma il più esperto – ha spiegato -. Negli ultimi mesi sono successe tante cose e molte di queste sono cadute sulle mie spalle, ma ho sempre cercato di mantenere il focus di Sinner sui nostri obiettivi. Non aveva fatto nulla di sbagliato. Ha dimostrato onestà e resilienza, è un ragazzo con valori solidi, che gli sono stati trasferiti dalla famiglia». Forse anche per questo Cahill a Torino ha detto che Jannik sarà «l`ultimo giocatore che allenerò». Lui sa come si lavora con i campioni: ha portato Lleyton Hewitt al numero 1 al mondo e aiutato Andre Agassi a tornare in vetta, conducendolo alla conquista dell`ultimo Slam della carriera. Anche per questo i manager di Sinner hanno voluto che Cahilll arrivasse nel team affiancando Simone Vagnozzi. Una collaborazione iniziata a metà 2022 e senza attriti, ognuno col proprio compito, un ottimo amalgama anche dal punto di vista umano, tanto che Darren ha parlato di Vagnozzi come del «migliore allenatore con cui abbia mai lavorato». L`italiano gestisce soprattutto la parte tecnica e di campo; l`australiano indica la strada e dà le direttive sulla gestione del calendario. Nella stagione che sta per cominciare, ad esempio, ci saranno alcuni cambiamenti. Secondo Cahill quest`anno la transizione tra cemento e terra era stata troppo repentina, si è deciso dunque di cambiare, preferendo l`Atp 500 di Monaco di Baviera al Masters 1000 di Montecarlo, che potrebbe saltare qualora Sinner arrivasse fino in fondo a Miami. Migliorare sulla terra, prendersi una soddisfazione a Roma, puntando a Parigi con una maggiore preparazione sono gli obiettivi della prima parte della stagione. […]
Cuore Paolini, dona 10.000 dollari (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Jasmine Paolini è stata premiata con il BJK Cup Finals Heart Award. La numero 1 d`Italia, protagonista della straordinaria cavalcata in Billie Jean King Cup della nazionale di Tathiana Garbin, aggiunge un altro prestigioso riconoscimento a un 2024 già indimenticabile. La votazione si è svolta sui social ufficiali della competizione, con Paolini che diventa la prima italiana a ricevere il premio dal 2015, quando a trionfare fu Flavia Pennetta. Il riconoscimento include un premio da 10.000 dollari, che Jasmine ha scelto di donare in beneficenza: «Sono veramente felice, onorata e orgogliosa di questo, e vorrei ringraziare tutte le persone che hanno scelto di votarmi. Ci sono 10.000 dollari da donare a una charity, io ho deciso di scegliere “Make a Wish Italia”. Sono felice di poter contribuire, anche in piccola parte, a fare del bene». Intanto, a Jeddah (Arabia Saudita), prende il via oggi l`edizione 2024 delle Next Gen ATP Finals. Quest`anno non ci sono italiani ai nastri di partenza, ma il torneo resta una vetrina d`eccezione per le stelle emergenti del tennis mondiale. Riflettori puntati sul “gruppo Blu”, girone di ferro con due
ragazzi già in ascesa come Arthur Fils e Jakub Mensik, affiancati dal talentuoso classe 2005 Leamer Tien (60 vittorie e 12 sconfitte nel 2024) e dall`unico 2006 al via, Joao Fonseca. Nel “gruppo Rosso” spazio ad Alex Michelsen, Shang Juncheng, Luca Van Assche e Nishesh Basavareddy. […]