Il 2024 ha riportato ad altissimi livelli Sascha Zverev, dopo il complicato lasso di tempo nel quale il tedesco ha portato con sé gli strascichi del brutto infortunio rimediato nel lontano (ma non troppo) giugno 2022, contro Rafa Nadal. Nonostante la ritrovata seconda posizione nel ranking mondiale, pare che “the best is yet to come” per Sascha, ambizioso e privo di limiti per l’avvenire. In una recente intervista rilasciata a Tennis Magazin, Zverev si è esposto anche su un possibile cambiamento nel team, citando Boris Becker, che tanto stima e apprezza: “Siamo sempre in contatto con lui e ci parliamo spesso. Per ora le cose rimarranno così come sono per l’Australia e poi si vedrà”. Ma sono stati diversi i temi toccati dal tedesco.
I rivali indomabili, Jannik e Carlitos
La stagione che ha tanto appagato Sascha tennisticamente gli ha anche fatto comprendere la grandezza del rivale azzurro, nonché numero uno al mondo, Jannik Sinner, che lo ha sconfitto quest’anno a Cincinnati dopo tre set al cardiopalma: “Lo conosco da quando aveva 16 o 17 anni – ha affermato il numero due del mondo – all’epoca si allenava con Riccardo Piatti vicino a Monte Carlo. Quando pioveva, andavamo lì perché c’era una sala. Per questo lo conosco da quando era un ragazzino dell’accademia e merita assolutamente di essere il numero uno del mondo in termini di tennis. Ha vinto due titoli del Grande Slam, tre Masters e le ATP Finals. È il miglior giocatore al mondo, ha vinto il maggior numero di titoli”.
Solo parole al miele spese da Zverev per l’altoatesino, che non è l’unico – suo malgrado – preoccupante rivale per il ranking e i Major. L’arrembante murciano, Carlos Alcaraz, ha sottratto a Sascha il prestigioso titolo del Roland Garros, che ha visto il tedesco ad un solo set dal primo trofeo Slam, non ancora presente nella ricca bacheca di successi: “Carlos è una persona con cui vado molto d’accordo – ha confessato Zverev – Abbiamo anche vissuto dei momenti speciali insieme, abbiamo giocato le partite più importanti l’uno contro l’altro in campo e abbiamo trascorso un po’ più di tempo insieme fuori dal campo. Si è creato qualcosa. Ogni volta che giochiamo, e ogni volta che abbiamo giocato quest’anno, è stato un livello molto alto con un sacco di spettacolo da guardare ed è semplicemente divertente essere in campo con lui”.
Il 2024, uno sguardo al futuro e un’opinione netta
Zverev tira le somme al termine di un’annata parecchio proficua, conclusa, forse, con un pizzico di rimpianto per l’esito delle Finals di Torino, dove è arrivato in condizione smagliante, costretto ad arrendersi, però, ad un eccellente Fritz: “Ho avuto una stagione molto stabile, a parte un paio di tornei in cui ho davvero faticato fisicamente. Mi è mancato un set per vincere il Roland Garros. Continuo a pensare, e lo ribadisco, che quest’anno ho giocato il mio miglior tennis a Wimbledon, per la prima volta nella mia carriera. Non ho mai giocato così bene sull’erba come prima dell’infortunio. È stato molto, molto amaro per me perché ho visto davvero le opportunità, per la prima volta nella mia vita su questa superficie. Ho vinto due titoli 1000, ho giocato grandi finali, voglio fare un ulteriore passo avanti”.
Infine Sascha ha detto la sua sulla realtà attuale di una manifestazione storica come la Coppa Davis: “Così com’è adesso, non è una vera Coppa Davis, è un torneo di esibizione. Adoro il tennis. Ovviamente tutti giochiamo per soldi, ma i soldi non sono tutto. Amo davvero il tennis con tutto il cuore. Per me la Coppa Davis fa parte della storia del tennis. Ciò che sta accadendo ora non ha nulla a che fare con la storia del tennis. È come una United Cup senza punti”. Una sorta di auto-giustificazione relativa alla sua assenza alle Finali di Malaga a fronte invece della sua prossima partecipazione proprio alla United Cup.