Da Melbourne a Torino, Jannik Sinner nel 2024 ha vinto 9 titoli: Australian Open (Slam), Rotterdam (Atp 500), Miami (Masters 1000), Halle (Atp 500), Cincinnati (Masters 1000), US Open (Slam), Shanghai (Masters 1000), Atp Finals e Coppa Davis. I punti conquistati dall’azzurro spiegano che resterà il numero uno almeno fino a dopo l’Australian Open, con quasi 4.000 punti di vantaggio sul numero 2, Alexander Zverev e quasi 5.000 sul numero 3, Carlos Alcaraz.
I numeri ci dimostrano che Sinner nel 2024 non ha fatto altro che vincere – quasi – tutto. Precisamente il 92,4% di 79 partite giocate. E quindi, quante partite ha perso? Sei.
Nell’intervista rilasciata a Esquire Italia l’azzurro ha dichiarato: “Sono della scuola che o si vince, o si impara. A me perdere con Novak Djokovic ha insegnato tanto”. Per confermare questa dichiarazione basta fare un passo indietro: le 15 sconfitte del 2023 sono diventate meno della metà nel 2024.
Ma in quello spicchio di sconfitte si nasconde anche l’umanità di un ragazzo che altrimenti avremmo rischiato di identificare non più come campione ma come alieno. In quelle rare cadute di Sinner, ci siamo rialzati un po’ tutti, costruendo un piccolo ponte che ci collegasse al numero 1 del mondo. Forse abbiamo persino tirato un sospiro di sollievo, sapendo che allora capita di perdere, può succedere, proprio a tutti.
Il termometro di Sinner in campo: il servizio
Jannik Sinner nel 2024 è stato battuto da una cerchia esclusiva di top 10 del ranking ATP: 3 volte da Carlos Alcaraz e una sola volta da Andrey Rublev, Daniil Madvedev e Stefanos Tsitsipas.
Sconfitto su tutte le superfici: terra rossa, erba e cemento, Sinner ha vinto almeno 1 set in tutte le partite perse. L’ultimo (e unico) giocatore in grado di riuscire a vincere almeno 1 set in tutti i match disputati era stato Roger Federer nel 2005. Non proprio una sciocchezza, per intenderci.
Cos’altro accomuna queste sei sconfitte? La percentuale di prime di servizio messe in campo da Sinner. Nel complesso delle singole partite, l’altoatesino ha tenuta una % di prime battute inferiore a quella dei suoi avversari. Questo significa che rispetto a loro, Sinner ha giocato con meno probabilità di ottenere punti diretti al servizio. Con una media del 59,16% nelle 6 partite perse, l’azzurro è riuscito a mettere in campo più del 60% di prime di servizio solamente contro Medvedev a Wimbledon e contro Alcaraz a Indian Wells. La percentuale più bassa toccata da Sinner (55%) è arrivata nell’ultima sconfitta della stagione, di nuovo contro lo spagnolo, al Masters 1000 di Pechino.
Il servizio è l’arma che Sinner ha dovuto affilare di più negli ultimi due anni, quel colpo che gli era costato l’amara sconfitta in finale a Torino contro Djokovic. Ma è anche un termometro preciso attraverso il quale si può misurare il rendimento dell’azzurro. Non a caso, nei set conquistati da Sinner in queste sei sconfitte, i punti vinti con la prima di servizio sono sempre stati superiori ai suoi avversari, con una media del 77,6%. Anche se nella metà di quei set vinti Sinner ha dovuto salvare palle break e in 2 occasioni su 3, senza riuscirci.
La rivalità con Alcaraz, imbattuto da Sinner nel 2024
Nel 2024 l’unico in grado di dominare Sinner negli scontri diretti è stato il suo rivale per eccellenza, Carlos Alcaraz. Lo spagnolo ha portato a casa 3 vittorie su 3 partite giocate: due sul cemento e una sulla terra rossa, ma sempre dopo aver perso il primo set.
La prima vittoria di Alcaraz è arrivata in semifinale a Indian Wells. Sinner arrivava con una striscia di 19 partite vinte consecutive, quando lo spagnolo è riuscito a infliggergli la prima sconfitta della stagione. Una défaillance necessaria per interrompere un dominio che rischiava di diventare monotono e forse anche un po’ noioso. Una vittoria essenziale quella di Alcaraz, per averci riportato alla normalità di uno sport fatto di grandi rivalità. Come in tutte le loro sfide del 2024, Sinner era partito meglio di lui: 71% di prime di servizio in campo e solo un punto perso con la seconda battuta. Alcaraz, nel primo parziale dominato da Sinner 6 giochi a 1 in 34 minuti, chiudeva a malapena 7 punti al servizio, lasciando 2 game di vantaggio all’azzurro. Dal secondo parziale, il termometro di Sinner ha mostrato un calo delle prime di servizio in campo che l’altoatesino non ha compensato con le seconde battute. E mentre Sinner perdeva la spinta iniziale con il servizio, Alcaraz aumentava l’intensità e ribaltava la partita: 6-3 6-2 per lo spagnolo, in appena un’ora di gioco.
L’altra semifinale vinta da Alcaraz è stata quella del Roland Garros. La superfice prediletta dello spagnolo che due giorni dopo la vittoria su Sinner si sarebbe preso il suo primo titolo slam sulla terra battuta contro un grande Zverev. Alcaraz ha impiegato 4 ore e 12 minuti per vincere la semifinale contro Sinner al quinto set e prepararsi a diventare il nuovo re di Parigi. Anche in quell’occasione, Sinner era partito meglio dello spagnolo che peccava di profondità e precisione. Bisogna ricordare però che – (incredibile ma vero) – Sinner non arrivava certo favorito. Dopo la sconfitta a Monte Carlo contro Stefanos Tsitsipas e i problemi all’anca riscontrati a Madrid, il ragazzo di Sesto Pusteria aveva saltato un appuntamento importante a Roma, dove secondo lui “si capisce davvero chi è il favorito per Parigi”. Anche durante il primo parziale dominato da Sinner, il “termo-servizio” indicava qualche anomalia: 2 punti persi con la prima di servizio ma meno del 60% di prime palle in campo. Ad Alcaraz è bastato prendere le misure, per ribaltare il secondo parziale. Sinner ha usato tutta la benzina di riserva ancora nel terzo set, ma mentre le sue prime di servizio calavano, l’intensità in risposta di Alcaraz saliva. E non appena il match si è trasformato in una lotta fisica, lo spagnolo ha preso le distanze, assicurandosi gli ultimi due game del match 6-4 6-3.
Ma il capolavoro dello spagnolo è stato la prima ed unica finale giocata tra i due quest’anno, a Pechino. L’arduo compito di interrompere un’altra serie di 14 vittorie consecutive per l’azzurro è toccato ancora ad Alcaraz. Ci sono volute 3 ore e mezza e due tie-break per assicurarsi la sua imbattibilità contro Sinner nel 2024. Ma ancora una volta, se avessimo fatto attenzione alla percentuale di prime di servizio in campo, avremmo potuto prevederlo. Persino nel parziale di apertura vinto al tiebreak, l’azzurro ha messo in campo 1 prima su 2. E anche se il rendimento al servizio di Sinner migliorava nel secondo parziale, Alcaraz aveva carburato a sufficienza per contenerlo tra discese a rete, risposte insidiose e 18 colpi vincenti. Poi nel set finale è iniziato il terzo capitolo della storia che si ripete: la sfida fisica, la prova di resistenza ad ogni scambio. Alcaraz ha vinto ancora, con più del doppio dei colpi vincenti, grazie ad una esplosività fisica impressionante.
Cosa dimostrano queste tre sconfitte?
Per prima cosa, che Sinner ha bisogno del servizio per soffocare i suoi avversari in un angolo. L’altoatesino prende in mano le redini del gioco con la spinta della battuta. Ma soprattutto contro un avversario veloce e al tempo stesso esplosivo come Alcaraz non ha la resistenza fisica per vincere senza l’aiuto del servizio. In secondo piano, potremmo notare che non a caso, su 6 sconfitte stagionali, la metà sono arrivate proprio contro lo spagnolo perché la solidità al servizio di Sinner è venuta a mancare. Questo ci dimostra che il super potere mentale di Sinner ha trovato la sua kryptonite e si chiama: Alcaraz.
La sconfitta contro Tsitsipas è un’altra storia
Le seconda débâcle della stagione per l’altoatesino è una storia molto diversa dalle altre. Sinner ha perso la seconda partita della stagione contro Stefanos Tsitsipas, nel primo torneo sulla terra rossa per l’azzurro. Il greco aveva chiuso un primo set di altissimo livello che non si vedeva da quel Roland Garros nel 2021, lasciando solo 6 punti al servizio. Ma nel secondo parziale, con quasi 10 punti di vantaggio, Sinner era riuscito a cambiare marcia per imporre il suo gioco. Un errore arbitrale da parte di Aurelie Tourte, del quale si sarebbe poi parlato per settimane, ha deciso il destino del match nel parziale decisivo. L’arbitro francese non ha chiamato il palese doppio fallo del greco che avrebbe visto Sinner salire avanti 4 giochi a 1 nel terzo set. Da quell’errore, sono subentrati crampi e nervosismi che non hanno potuto contenere l’ottima forma fisica di Tsitsipas e Sinner ha perso – ingiustamente – un match che sembrava già suo.
Il periodo difficile e la normalità di perdere
Contro Medvedev a Wimbledon e contro Rublev a Montreal invece, sappiamo che oltre ad una lecita stanchezza fisica c’era anche molto altro nella mente di Sinner. Le indagini riguardo ai risultati positivi per doping riscontrati durante il torneo di Indian Wells, le riunioni con gli avvocati e la paura di perdere tutto quello che per cui aveva lavorato ogni giorno della sua vita. Medvedev e Rublev non sono certo stati gli unici avversari di Sinner in quel periodo. L’azzurro ha vinto tante altre partite nelle stesse condizioni. Ma in quelle due situazioni particolari, contro avversari di quella portata, abbiamo ritrovato la normalità di un giovane ragazzo, costretto semplicemente ad arrendersi. In seguito alla sconfitta contro Rublev, in conferenza stampa Sinner aveva dichiarato: “Non vedo il problema di aver perso, anzi credo di avere un’ottima continuità nei risultati”.
Quella era solamente la quinta sconfitta della stagione, poco prima che Jannik vincesse il Masters 1000 di Cincinnati e lo US Open. Persino quando perde, Jannik Sinner non si smentisce mai.