Il cemento americano, il caso doping ed il secondo successo Slam
Dopo un lento riavvicinamento al circuito e un piccolo inciampo a Montreal contro Rublev, Sinner si rimette piano piano sui binari giusti e conquista il Master 1000 di Cincinnati dopo aver battuto in semifinale Zverev e in finale Tiafoe.
Il 20 Agosto arriva la bufera: Sinner viene ritenuto innocente dopo aver fallito due test antidoping. La notizia di per sé è ottima, perché scagiona Jannik da qualsiasi responsabilità, data la contaminazione minima (meno di un miliardesimo di grammo) e la collaborazione immediata del numero uno del mondo, che ha dimostrato che si trattasse di una contaminazione involontaria dovuta ad un farmaco usato dal fisioterapista e reperibile in tutte le farmacie italiane senza la necessità di una ricetta medica. Tuttavia, da questo momento parte dei social insorge, aizzata anche da tennisti che commentano in ogni modo le notizie appena uscite. Il comunicato di Sinner a riguardo è un semplice “Ora voglio mettermi questo periodo difficile e molto sfortunato alle spalle“.
Per iniziare, Jannik annuncia il cambio di preparatore atletico e fisioterapista, ringraziando Ferrara e Naldi per il lavoro svolto ma dichiarando di non avere più la fiducia necessaria per continuare a lavorare insieme.
Durante il media-day in apertura dello US Open, Sinner si apre ai giornalisti: “Non è ideale gestire una questione come quella della mia positività prima di uno Slam. Non ho fatto nulla di sbagliato, ho giocato per mesi con questa cosa in testa. È un sollievo aver avuto questo risultato. Cercherò di giocare e divertirmi in questo splendido torneo.” Poi aggiunge: “Ho sempre creduto di continuare a giocare perché sapevo di non aver fatto niente di sbagliato. Sapevo di essere pulito e di aver sempre cercato di essere un giocatore leale. Ora potrebbero cambiare un paio di cose, ma chi mi conosce sa che non ho fatto e non farei mai nulla che va contro le regole. È stato molto difficile per il mio team, e lo è ancora. In questi momenti si vede chi sono i tuoi amici e quelli che non lo sono.”
Sulle accuse di disparità di trattamento nei suoi confronti, Jannik analizza la sua situazione: “Non ho avuto un trattamento diverso dagli altri, il processo è stato molto lungo e non è stato un periodo semplice. Capisco che la posizione che ricopro in questo momento mi ha permesso di poter avere un ottimo team legale, ma questo non significa che sono stato trattato diversamente dagli altri. È stato un momento pieno di dubbi e di incertezze, ma adesso è tutto finito, mi sento meglio, più leggero. Posso dire che non auguro a nessun giocatore di passare quello che ho passato io e spero che la gente capisca il perché ho potuto continuare a giocare“.
Sinner non nasconde le difficoltà dei mesi passati: “Mi sono ammalato spesso, ho passato diverse notti insonni pensando al processo in corso, non avevo energie e tutto questo si è visto, ad esempio, a Wimbledon. Ci sono stati dei problemi fisici, forse anche dovuti alla situazione che avevo dentro, mi sentivo diverso in campo e non ero felice, non ero me stesso. Spero di riuscire a voltare pagina. So che ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma spero di tornare ad essere felice“.
Questo periodo negativo ha comunque dato modo al ragazzo di Sesto di imparare molte cose. “Partiamo dal presupposto che ci sono cose molto più gravi e molto più serie di quelle che ho passato io nel corso degli ultimi mesi. In generale ho sempre cercato di rimanere positivo e ottimista, anche se in questo caso non è stato facile. Ho capito che il tennis per me è fondamentale ma che è solo uno sport e che ci sono cose onestamente più importanti. Ho imparato che è fondamentale tenersi strette le persone che si amano, perché sono queste le persone che ti aiutano a superare i momenti più complicati e che cercano sempre di strapparti un sorriso, anche quando sei giù di morale. Sono molto felice di avere persone oneste intorno a me, persone preziose che mi dicono sempre la verità“.
Inevitabile la domanda sulle reazioni dei colleghi, alcuni dei quali non hanno risparmiato giudizi affrettati e alquanto ostili nei suoi confronti. Ancora una volta la maturità del 23enne emerge puntuale: “Non posso controllare le reazioni dei giocatori, e se ho qualcosa da dire a qualcuno, ci vado in privato, perché sono fatto così. Ma nel complesso non è andata male. Quindi sono contento.”
Dopo un inizio di US Open turbolento, Sinner alza il livello del suo tennis e riesce a conquistare il suo secondo Slam dell’anno, battendo Taylor Fritz in finale tre set a zero. Nella premiazione arriva un’altra dedica strappalacrime: “Voglio dedicare questo mio titolo a mia zia perché non sta bene e non so quanto ancora rimarrà nella mia vita. È bellissimo poter condividere con lei questo momento positivo, è una persona importante nella mia vita e vorrei vederla stare meglio. Auguro a tutti la salute ma è un augurio che non si può fare sempre“. Purtroppo la zia verrà a mancare poche settimane dopo, ma ha fatto in tempo a godersi la dedica di un nipote speciale.
L’ Asian Swing, il ricorso WADA e il ritiro di Nadal
Proprio quando il peggio sembrava essere alle spalle arriva un’altra notizia non lieta: la WADA fa ricorso contro l’assoluzione di Sinner. Nonostante la delusione a caldo, Jannik afferma ancora una volta: “Non ho niente da nascondere, e così come ho fatto durante l’estate, collaborerò completamente con il processo di appello e fornirò qualsiasi cosa possa servire per provare nuovamente la mia innocenza“.
Durante il primo turno del Master 1000 di Shanghai, l’altoatesino è stato anche protagonista di un episodio simpatico, che lo ha visto andare a sincerarsi sulle condizioni di una raccattapalle colpita da un colpo di Taro Daniel. Il commento a riguardo è in pieno stile Sinner: “Questi ragazzi amano ciò che fanno. Io non ho mai fatto il raccattapalle perché a quell’età non ero interessato troppo al tennis, ma senza di loro non penso sarebbe possibile giocare, ci danno una grossa mano. Dall’espressione del suo viso ho capito che sentiva un po’ male, così ho voluto controllare, ma era tutto a posto. È stato piuttosto naturale a dire il vero, quindi una bella sensazione“.
Sempre durante il torneo di Shanghai Rafael Nadal annuncia il suo ritiro al termine della stagione. Interrogato su questo tema, Sinner ha speso parole al miele per la leggenda spagnola: “Beh, è una brutta notizia per tutto il mondo del tennis, e non solo. Quello che posso dire è che sono stato molto fortunato a conoscerlo anche come persona, una persona fantastica. Ovviamente abbiamo visto tutti quanto è stato bravo come giocatore, ha insegnato svariate lezioni a noi giovani giocatori, come comportarsi in campo, come gestire le situazioni difficili. Ci ha regalato tante emozioni anche quando semplicemente lo abbiamo visto giocare. Ci ha dimostrato che si può rimanere umili e non cambiare con il successo, ha saputo circondarsi delle persone giuste. Ci sono così tante cose fantastiche che ha insegnato a tutti noi, e chiaramente è brutto ricevere questa notizia oggi, ma purtroppo sappiamo che tutto ad un certo punto giunge al termine. Ci mancherà“.
Agguantando la finale a Shanghai, Sinner si è garantito il primo posto nella classifica mondiale di fine anno, il primo italiano di sempre a riuscire in questa impresa. Proprio riguardo l’Italia, il 23enne afferma: “Sono molto orgoglioso di essere italiano e di portare qualcosa agli appassionati, che mi danno tanto affetto, sono felice di avere questo ruolo. Ma non sono solo io; ci sono molti ottimi giocatori. Abbiamo tantissimi italiani in top 100 e in top 200, è fantastico vedere come il movimento stia crescendo stia crescendo, e spero che possa crescere ancora di più“.
L’intervista a SkySport
In uno speciale per SkySport, Jannik si è aperto su molti temi, primo dei quali il cambiamento causato dal successo: “Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha mai cambiato e non ha cambiato come tratto le persone davanti a me, quelle che incontro. Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro. Quindi dipende da me, se domani voglio andare a casa posso farlo, ma non voglio perché la mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via. Ora ho 23 anni e sono arrivato al punto che ho sempre sognato, di diventare il numero uno“.
Anche il rapporto con la famiglia è speciale: “Forse vado a casa tre-quattro volte l’anno, ma soltanto per vedere i miei genitori e i miei nonni. Con i nonni non sai mai come va a finire. Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, qualsiasi cosa, mi sento a casa. Perché lì mi sento libero, tutte le persone che mi conoscono non per quello che sono adesso ma per quello che ero prima“. E poi, a proposito delle dediche ai parenti durante le premiazioni: “Quando vinci qualcosa hai la possibilità di ringraziare le persone che ti hanno sempre aiutato. In Australia era il mio primo grande titolo e volevo dedicarlo ai miei genitori. Per loro non è stato facile lasciarmi andare via a 13 anni. Mi piace condividere le vittorie con le persone che amo. Vedo tanti sportivi che hanno la pressione dei loro genitori da quando sono piccoli. Invece no, dovresti solo divertirti“.
Riguardo l’equilibrio tra vita sul campo e fuori dal campo: “Io quest’anno ho capito tante cose, ero in una situazione delicata e difficile prima degli US Open e ho fatto fatica a capire tante cose. Ma a un certo punto mi sono svegliato e ho capito che tutto è abbastanza irrilevante. Tutto ti può buttare giù, ma l’importate è che si stia bene. Mia zia però non stava bene e lei è stata fondamentale per me. Quando una persona che ami sta male, il lavoro è relativo, c’è sempre questo pensiero dentro di te. Posso fare quello che amo, è partito come un hobby e adesso è il mio lavoro, ma mi sento sempre un ragazzino quando gioco. Mi sento fortunato e quindi ho visto le cose dall’alto e mi sono reso conto di altro. Alcune volte è difficile giocare a tennis, ma ci sono cose ben peggiori“.
C’è spazio anche per uno spunto più tecnico, evidenziando cosa è stato fondamentale in questa stagione piena di successi: “La forza mentale. Le partite si vincono con la testa. Tutti giocano bene a tennis, ma la differenza la fanno i dettagli“.
Il successo alle ATP Finals a Torino
Dopo la rinuncia a partecipare a Parigi Bercy a causa di un virus, la stagione di Sinner continua in Italia con le ATP Finals. Proprio qualche giorno prima del torneo, in un evento organizzato da Lavazza e gestito da Federico Buffa, Jannik spiega come gestisce la pressione: “La pressione è una cosa molto bella, per ognuno è diversa, tra famiglia e lavoro. La mia è un privilegio: giocare davanti a uno stadio pieno, poter provare cose nuove in momenti importanti. La vivo in modo tranquillo, quando scendo in campo sento sempre che è una grande opportunità: mal che vada, perdi. Se sei un dottore, magari meglio non fare errori: il tennis è molto più semplice“.
Poi si sofferma sull’importanza degli sponsor che lo supportano, come Lavazza che lo ha scelto quando era numero 140 del mondo. Qui si crea un siparietto divertente, con la domanda di Buffa: “Ma allora cos’hanno visto in te?” e la risposta sincera di Sinner: “Eh, uno a cui piace il caffè“. Poi il numero uno del mondo aggiunge: “È importante essere un bravo sportivo, ma ancor di più essere una persona per bene, con sani valori e che mette il lavoro davanti a tutto. Prima, ovviamente, vengono le persone“.
C’è spazio anche per la beneficienza nel futuro di Sinner: “Sto per varare una Fondazione, non voglio dire nulla di specifico fino a quando non sarà ufficiale. Ogni giocatore ha una visione un po’ diversa sul come aiutare persone, animali, natura. Ma è un punto molto importante per chi sta nella nostra posizione“.
Inoltre, Jannik dedica un pensiero ai maestri del suo passato, che lo hanno accompagnato sin dall’inizio della sua carriera: “Ognuno di loro è stato importante per avermi aiutato fino a un certo punto, con ognuno di loro ho cercato di massimizzare il mio potenziale e poi ho cercato dei cambiamenti. Se sono dove sono è merito di ciascuno dei maestri che ho avuto“.
Durante le Finals è avvenuta la premiazione di Sinner come numero uno del mondo a fine anno, e Jannik ha rivelato la sua emozione: “Non c’è posto più bello di Torino per festeggiare questo trofeo. È sempre stato un posto speciale, qui ho fatto l’esordio in Coppa Davis, questa è la terza volta che gioco qui. Festeggiare qui è molto speciale e vi ringrazio molto“.
Dopo la vittoria contro Taylor Fritz nel secondo match del girone arriva una conferenza stampa di quelle che mostrano appieno l’umanità e l’umiltà di Jannik: “Mi è sempre piaciuto giocare in casa, è una sensazione molto bella, mi fa tanto onore. Mi piace, e quando ti piace il tifo e le persone che guardano è un di più. L’anno scorso ho fatto finale, ma sono contento quando posso entrare in campo e spero di mostrare un bel tennis. Ognuno di noi è diverso, non c’è una regola sul come comportarsi. Cerco sempre di rispettare le persone, mi considero abbastanza umile, perché alla fine siamo solo dei giocatori di tennis. Non siamo persone importanti, semplicemente giochiamo bene, è uno sport e deve far divertire sia chi gioca chi guarda. Il resto, come le conferenze e le interviste, fa parte del nostro mestiere. Ho sempre avuto attorno persone oneste che quando sbaglio mi dicono la verità, ma le reazioni non si insegnano, ognuno reagisce a modo suo. Sono fatto così, sembra che non abbia molte emozioni ma dentro in realtà ne ho. E apprezzo anche molto quello che sta succedendo intorno a me“.
A proposito dei bambini che accompagnano i giocatori in campo durante i tornei, come a Torino per le Finals: “Qua abbiamo dei bravissimi ragazzi molto giovani che possono entrare con noi in campo, un momento molto breve ma molto emozionante, io non ho mai seguito il tennis quando ero piccolo. Ogni volta che un ragazzino o una ragazzina mi tiene per la mano mi piace molto condividere l’esperienza con loro“.
A Torino arriva l’ennesimo successo dell’altoatesino in questa stagione incredibile, nonché il primo trionfo in Italia dai tempi delle Next Gen ATP Finals del 2019. Tuttavia, ancora una volta il primo pensiero di Jannik non è l’esaltazione personale, ma i complimenti all’avversario appena sconfitto ed un saluto e un ringraziamento per il giudice di sedia Carlos Bernardes, al termine della sua carriera: “Carlos, la tua è stata una grandissima carriera. E’ stato un onore far parte del tuo percorso sul circuito ATP: grazie di tutto“.
In conferenza stampa, poi, c’è spazio per una dedica alla famiglia, come la madre che si era emozionata alla consegna del premio di numero uno del mondo di fine anno: “Le persone che ti stanno vicino vengono prima di tutto. Sono contento della stagione, ma è ancora più bello vedere la famiglia qui con me, solo loro sanno quanti sacrifici abbiamo fatto come famiglia. Non è solo la lacrima di mamma, ma è anche tutto il resto ed è la cosa più bella“.
E a chi lo proietta già allo status di miglior sportivo della storia italiana risponde: “Non sono d’accordo perché ho 23 anni, non possiamo fare comparazioni con altri sportivi che sono riusciti a fare cose incredibili, non sono tanto d’accordo su questo. Ho 23 anni e ho fatto una sola stagione, ovviamente anche l’anno prima è stato ottimo, quest’anno ho alzato l’asticella, però alla fine parliamo di poche stagioni. C’è da vedere come va tutta la carriera, vediamo nel futuro”.
Il bis in Davis e l’amicizia con Berrettini
L’ultimo capitolo di questa stagione memorabile sono le Finals della Davis Cup, a Malaga. Qui ancora una volta il numero uno del mondo è un rullo compressore, e porta per mano l’Italia al secondo titolo consecutivo: “Non era facile, ma ci siamo riusciti. Contenti di avere un trofeo di questa importanza, si condivide molto con il popolo italiano. Matteo ha giocato benissimo, hanno dato un grande contributo anche Lorenzo, Bolelli e Vavassori. Non era facile confermarci, ma ci siamo riusciti“.
A proposito del rapporto che ha con Berrettini: “Quando abbiamo vinto l’anno scorso il legame con la squadra era importantissimo. Mi è dispiaciuto che l’anno scorso Matteo fosse fuori dal campo, ma ci ha dato un’energia molto positiva. Ma non sono stato bene nel vedere che il suo nome mancava tra i vincitori della Coppa“.
In questo 2024 sensazionale c’è anche spazio per un piccolo rimorso: “Il tennis è importante, ma non ho trascorso abbastanza tempo con le persone che amo. Devo trovare il tempo per questo, perché alcune cose passano e non tornano più. Credo davvero che non ci sia denaro che possa sostituire l’essere in salute e il vivere la propria vita circondati dalle persone che si amano“.