ATP Masters 1000 Cincinnati, semifinale: Sinner b. Zverev 7-6 (9) 5-7 7-6 (4)
Dal 3 luglio passiamo al 18 agosto. Dopo l’eliminazione nei quarti a Wimbledon, Jannik ha dovuto saltare le Olimpiadi per una tonsillite. Smaltito il malanno, l’azzurro è volato in Nordamerica per i Masters 1000 che precedono lo US Open. A Montreal è emerso chiaramente il deficit di condizione atletica di Sinner, eliminato ai quarti da Rublev, ma già la settimana successiva si vedono importanti progressi a Cincinnati. Seppur a fatica, l’altoatesino questa volta supera infatti il russo, nuovamente incrociato ai quarti. In semifinale c’è però un altro test importante per il fisico di Sinner, chiamato a sfidare Zverev, avanti 4-1 nei precedenti.
La partita è molto intensa ed equilibrata sin dalle prime battute. L’atmosfera è particolare: da un lato si percepisce quanto Zverev senta questa partita, dall’altra Jannik appare turbato da qualcosa. In effetti già nel primo set l’azzurro manifesta alcune difficoltà negli spostamenti e si tocca più volte il fianco. Sembra così riaffiorare il problema all’anca responsabile del forfait dagli Internazionali d’Italia a maggio. Oltre a questo, a posteriori si saprà che si era alla vigilia della sentenza del Tribunale indipendente di Sports Resolutions sulla sua positività al clostebol risalente a marzo. La tensione, comunque, non permette al tedesco di sfruttare a pieno le condizioni apparentemente favorevoli e così Sinner riesce a recuperare il break di svantaggio appena in tempo per restare nel set. Si va quindi al tie-break che viene interrotto sul 3-2 da un acquazzone. Si riprende dopo circa mezz’ora ancora nel segno dell’equilibrio: dopo due set point a testa si va a oltranza fino a quando è Zverev a commettere l’errore decisivo che dà poi a Jannik la possibilità di chiudere sull’11-9.
Anche nel secondo parziale l’azzurro è il primo a cedere il servizio ma questa volta lo recupera immediatamente. Dopo questo scambio di break, entrambi mantengono alte percentuali e il set sembra destinato a un altro tie-break. Sul 5-6, però, Jan smarrisce la prima di servizio e si ritrova sotto 0-40. Il secondo set point è quello buono per Sascha che porta così la partita al terzo dopo oltre due ore di gioco. Si capisce subito che la partita si deciderà per piccoli dettagli e su pochissimi punti. Sinner continua infatti a lottare nonostante si rifacciano piuttosto evidenti i problemi negli spostamenti verso destra. Jannik prova ad allungare prima che si arrivi al tie-break ma Zverev tiene. Per il tedesco non è però una buona notizia che il match si decida al photofinish. L’altoatesino imposta infatti la modalità tie-break, ovvero quella in cui non sbaglia nulla, e sul 5-3 sfodera una risposta di dritto fulminante che gli vale tre match point. Sul secondo un errore forzato di Zverev mette fine al match e Jannik si lascia andare ad un urlo che sa di liberazione.
L’azzurro commenta così l’incontro: “È stato un match molto duro ma anche divertente. Ci sono state condizioni diverse, dal sole alla pioggia fino a quella che ormai è sessione serale. C’era tanta tensione per tutti e due, sono molto contento di questa vittoria e di essere in finale. Sono riuscito ad alzare il livello nei momenti importanti, questa è stata la mia forza. Questa vittoria significa molto anche per quello che sto attraversando, sono contento in ogni caso di questo risultato, a prescindere da come andrà la finale”. E la finale andrà bene: vittoria in due set su Tiafoe e quinto titolo della stagione.
US Open, finale: Sinner b. Fritz 6-3 6-4 7-5

Ed eccoci all’ultima delle cinque partite scelte. È l’8 settembre e fino alla fine della stagione ci saranno ancora tanti altri momenti di puro Sinnerismo, come la finale a Shanghai contro Djokovic, le Finals di Torino – dominate in lungo e in largo – e i match di Coppa Davis a Malaga. Gli Slam, però, rimangono sempre über alles e di conseguenza le loro finali sono le partite che rimangono indelebili nelle carriere di chi le gioca. Dopo cinque mesi vissuti nell’incertezza e in una riservatezza obbligata, Jannik si è finalmente tolto il peso della questione clostebol (non ancora definitivamente però, come sarà più chiaro dopo la fine dello US Open). Il Tribunale indipendente di Sports Resolutions lo ha assolto: non c’è stata nessuna negligenza da parte sua. Tutta la vicenda diventa di dominio pubblico, colpendo non poco anche i colleghi di Sinner, tra cui non mancano gli scettici o addirittura i complottisti.
Da un lato Jannik può ritrovare la serenità essendo stato giudicato innocente, dall’altro non è facile restare indifferenti dinanzi a tutti i commenti che adesso si sprecano. Così l’inizio della campagna newyorchese per l’ultimo Slam della stagione non è affatto semplice. L’esordio contro McDonald sembra un incubo per come si apre il match. Jannik però si riprende dopo un primo set in cui sembrava che in campo ci fosse la sua controfigura e da quel momento il suo cammino nel torneo diventa, partita dopo partita, sempre più spedito.
Superati Medvedev ai quarti e Draper in semifinale, l’ultimo ostacolo è Taylor Fritz, arrivato per la prima volta in carriera all’atto conclusivo di un Major. L’americano ha dalla sua il tifo del pubblico e sembra particolarmente fiducioso alla vigilia dichiarandosi “sicuro di poter vincere”. Dal canto suo Jannik sottolinea il percorso fatto durante queste due settimane: “Siamo andati avanti giorno per giorno, senza troppe aspettative. Ho iniziato il primo giorno perdendo il primo set, ero in crisi e non riuscivo a trovare il ritmo. Sto cercando di trovare fiducia nel corso dei giorni”. L’azzurro è indiscutibilmente il favorito dell’incontro (anche se i precedenti sono sull’1-1) e l’avvio di match sembra confermarlo: il numero 1 del mondo si porta subito in vantaggio. Fritz, però, reagisce ma è troppo falloso e così concede altri due break che danno il primo set a Sinner.
Il nostro portacolori serve bene e controlla senza troppi problemi i propri turni di servizio. Sotto 5-4 nel secondo set, l’americano non riesce a gestire la pressione e si ritrova così a un set dalla sconfitta. Con la forza della disperazione, Taylor conquista un break di vantaggio nel terzo ma Jannik non ha alcuna intenzione di rimandare la chiusura e così riaggancia l’avversario sul 5-5. Poco dopo la tensione tradisce ancora una volta Fritz che deve arrendersi alla solidità di Sinner dopo due ore e un quarto gioco: Jannik è di nuovo campione Slam, il primo numero 1 a vincere a New York da quando ci riuscì Nadal nel 2017. Un altro trionfo in una stagione pazzesca, indimenticabile.
Nell’intervista post-partita, l’azzurro parla a cuore aperto con una genuinità e delicatezza da cui emerge chiaramente quanto siano stati pesanti gli ultimi mesi, anche al di là della questione doping: “Questo titolo significa tantissimo per me. L’ultimo periodo della mia carriera è stato molto difficile. Amo il tennis e mi sono allenato tanto per questi palcoscenici, però oltre il campo c’è anche altro. Durante il torneo ho ricominciato a sentirmi un po’ meglio, non importava il risultato. Dedico questa vittoria a mia zia che non sta bene e non so quanto ancora potrò averla con me. È bellissimo poter condividere con lei questi momenti. È stata ed è una persona importantissima nella mia vita. Se c’è una cosa che posso augurare a tutti è di avere sempre tanta salute”. Parole da campione, nella vita oltre che in campo.