Non un facile quarto di finale per teste di serie e giocatrici favorite, quasi tutte cadute con avversarie di minor caratura: battute Yastremska, Kenin, Kudermetova e Shnaider al WTA Hobart di categoria 250. A contendersi la finale saranno Keys e Samsonova da una parte di tabellone, e Pegula e Putintseva dall’altra.
La testa di serie numero 1, l’ucraina Yastremska, si è vista surclassare dalla statunitense McCartney Kessler, numero 67 della classifica mondiale. Cinque i break, nel primo set, uno in più a favore dell’americana, avvantaggiata dai 6 doppi falli in 54 minuti della propria avversaria: 7 le palle break offerte dall’ucraina, 3 quelle sfruttate da Kessler, invece mai in grado di difendersi dalle chance offerte. Il gioco che decide il set è l’undicesimo, che vede l’americana conquistare il gioco in risposta sul 5 pari. Poi, al servizio, chiude a 15 al secondo set point.
Alla ripresa, è Yastremska a cominciare meglio: break in apertura, servizio tenuto, e 3 a 1. Kessler, però, resta aggrappata, conquista due break consecutivi e chiude in un’ora e trentacinque minuti, giovando degli 11 totali errori dell’avversaria sulla seconda di battuta.
L’altra americana presente in tabellone, Sofia Kenin, viene sconfitta in due rapidissimi set dalla numero 118 WTA Maya Joint. L’australiana nel primo set domina e sale cinque giochi a uno, cominciando poi a soffrire un po’ di braccino: la statunitense sembra riprendersi, conquista un gioco in risposta e torna a vedere la luce. Nulla da fare, al primo set point il punteggio recita sei giochi a tre. Il secondo parziale, ha ancora meno storia: break in apertura, totale dominio, altri due break, e breadstick servito.
Montagne russe nel match fra Kudermetova e Mertens, già vincitrice due volte di questo torneo: nel 2017 e nel 2018. Ed è proprio la belga a partire dominando: breadstick all’avversaria in 31 minuti. Dopo un avvio di secondo set in cui Mertens sembrava poter continuare con quanto fatto nei minuti precedenti, Kudermetova torna a raccogliere fiducia, punto dopo punto, vincendo un’estenuante game d’apertura e ribaltando l’inerzia: da li, 6 giochi consecutivi e bagel in 40 minuti, ben più sofferto di quanto espresso dal punteggio. Così come il terzo set: 58 minuti per un parziale terminato 6 giochi a due a favore di Mertens. Kudermetova perde un match in cui è stata in grado di vincere soltanto il 51% di punti con la prima di servizio, offrendo 11 palle break e annullandone 6. Per la giocatrice belga, in semifinale sfida alla sorpresa del torneo, Maya Joint. Per Kessler, Elina Avanesyan, aiutata dal forfait di Ansimova.
Il premio di match del giorno va certamente a quello fra Putintseva e Shanider, conclusosi in tre ore e un quarto di gioco. A trionfare, è la giocatrice di più bassa classifica, ma favorita ai nastri di partenza. La partita comincia fin da subito con grande equilibrio: la prima a cedere è la russa, costretta ad arrendersi alla quarta palla break del quinto gioco. La kazaka comincia ad apparire sempre più in controllo, tiene i propri turni di battuta concede poco in risposta e, al momento di servire per il match, è inaspettato il suo improvviso crollo. Controbreak a 15, 6 pari, e tiebreak. La battuta continua a dettare i ritmi, nessuna delle due offre clamorose occasioni. Sul 4 a 3, però, la russa crolla: perde due turni di battuta e Putintseva chiude 7 punti a 3. Alla ripresa i giochi coninuano a esprimere grande lotta, ma è di nuovo la giovane classe 2004 a perdere lucidità per prima: nel secondo gioco si arrende dopo aver mancato tre palle break nel game d’apertura, costringendosi nuovamente all’inseguimento. La kazaka ha l’occasione per raddoppiare il vantaggio, ma Shnaider resta aggrappata, in attesa della giusta occasione. L’occasione arriva, nel settimo gioco: 4 pari, e altro tiebreak. Putintseva arriva a matchpoint, sul proprio servizio: ne spreca uno, poi un secondo. Continui minibreak portano il tiebreak a concludersi per 11 punti a 9, con la russa capace di chiudere al quarto setpoint dopo un’ora e 20 minuti. Il match non cambia, soltanto il servizio perde efficacia, e i break non fanno che aumentare: 5 nei primi 6 giochi, uno in più a favore della numero 25 WTA. Ed è proprio il sesto gioco, finalmente, a decidere le sorti della partita. La medaglia olimpica ci prova fino alla fine, annulla altri 4 matchpoint, ma spreca le occasioni per rientrare.