La mia prima trasferta nella terra dei canguri fu nel 1990. Fino al 2012 compreso non ne ho saltata una. Ho ripreso dal 2014 fino al 2020 e questa è la prima post Covid.
Non ricordo il meteo di questi 30 Australian Open, ma due giorni su quattro orribili come quest’anno secondo me sono probabilmente un unicum.
Domenica tutta Melbourne è finita sotto un nubifragio e questo mercoledì non ha piovuto forte come domenica quando le strade di Melbourne erano ridotte a torrenti in piena (anche perché gran parte delle strade sono in saliscendi), però ha fatto un freddo cane che non ricordavo di aver mai patito qui nell’estate australiana. E il vento assomigliava alla peggior tramontana fiorentina, se non alla bora triestina (che conosco meno per fare confronti accettabili).
Con molto poco tennis giocato sui campi non coperti dai tetti, cioè tre, Rod Laver Arena, Margaret Court Arena e John Cain Arena – qua son tutte Arene…ma non ci sono tori e neppure canguri – e con un solo tennista italiano impegnato dei sette che avevano passato il primo turno, Francesco Passaro battuto in 4 set dal non irresistibile francese Bonzi (si pronuncia con l’accento sulla i finale, altrimenti sarebbe italiano), mi è avanzato un po’ di tempo – fra una raffica e l’altra – per leggere i giornali australiani.
Beh, il livello degli articoli che ho letto– e non solo a confronto con quelli che scrivevano Clerici e Tommasi (ricordate di firmare la petizione perché la FITP intesi loro uno dei tanti campi del Foro Italico, né più né meno come meriterebbe Lea Pericoli) – è modestissimo. Sconsolante. Ci credo che anche in Australia i giornali cartacei vendano sempre meno. Certi giornalisti aussie di un tempo, Alan Trengove, Richard Yallup, Leo Schlink, Mattew (e non ricordo il nome), erano tutt’altra cosa.
Il nostro è un mestiere che va perdendo in qualità, ovunque. E leggendo The Age, The Australian, The Herald Sun, The Nation mi sono messo le mani nei capelli che non ho, ripensando anche alla famosa frase che diceva sempre Rino Tommasi quando si trattava di commentare un brutto match in tv: “Non siamo qui a vendere tappeti”.
Voleva dire, ovviamente, che non bisogna ingannare il pubblico se teniamo alla credibilità di quanto vogliamo dire, scrivere, commentare. Il match era bello, bellissimo, e andava detto. Era brutto, bruttissimo, scadente, e non bisognava negarlo né nasconderlo.
Ecco se aveste letto le iperboli con cui veniva presentato in tutti questi giorni Nick Kyrgios – decine e decine di articoli in cui veniva presentato come un mancato campione del mondo solo a causa di una serie infinita di eventi sfortunati – vi sareste messi a sorridere con benevolenza, oppure a ridere con semi-disgusto.
Pagine e pagine in cui qualsiasi dichiarazione di Kyrgios più o meno beota come quelle pronunciate da aspirante influencer in funzione antiSinner (ma promuovendo a suo modo l’Australian Open?), ispirava titoli cubitali sopra foto a mezza pagina.
Dopo la sconfitta con il modesto n.92 ATP Fearnley – peraltro abbastanza inevitabile visto che erano due anni che Kyrgios non giocava e non si capisce come tanti giornalisti qui si ostinassero a considerarlo perfino un potenziale vincitore del torneo!- adesso c’è The Australian che scopre improvvisamente che Kyrgios non si è mai allenato troppo seriamente e che buona parte dei suoi infortuni erano legati a questa sua attitudine… per cui -si pontifica – “se Nick non intende cambiar vita smetta di illudersi e di illudere”, c’è l’Herald Sun che attribuisce a una prova straordinaria di Fearnley la sconfitta del tennista di Canberra – ed è una colossale bugia! – c’è chi lo invita a farla finita e a ritirarsi. Sempre con titoli ad effetto, proprio da “venditori di tappeti”.
Ok, i giornali vanno venduti ai lettori e si può farlo con maggiori o minori scrupoli, però se i tuoi lettori li prendi in giro, dicendo un giorno una cosa e contraddicendoti il giorno dopo, la tua credibilità va a farsi benedire.
Kirgyos si procurerà certamente ancora qualche altro bel titolo perché deve giocare il doppio con l’amico Kokkinakis (detto anche “4K”) che ha appena buttato via un bel match quasi vinto con Jack Draper quando (avanti due set a uno e 5-3 nel quarto) ha servito sul 5-4 perdendo il servizio a zero e poi facendosi brekkare anche sul 5-6. Ma semi-finito l’effetto “propagandistico” Kyrgios …ecco che i giornali locali si sono buttati tutti su “Demon”, alias Alex de Minaur. E per farlo non badano a …spese. L’Herald Sun titola: “Demon absolutely can go all the way here”. Traduco anche se non ce ne sarebbe bisogno: “Demon può assolutamente andare fino in fondo”. E nel sottotitolo a rafforzare il concetto: “Djokovic impressionato dal gioco del campione australiano”. The Australian è d’accordo: “Demon osa il sogno del destino. Vent’anni dopo la finale raggiunta da Hewitt è il suo momento”. The Nation: “Adesso è il tempo per Demon per vincere un Grande Slam”. E nelle prime righe insiste e persiste: “Demon adora questo periodo dell’anno, è il tempo giusto per andare alla caccia dell’Australian Open. Il tempo per competere davanti a una Rod Laver Arena sold out. Il tempo per diventare il primo australiano a vincere qui il titolo dacchè Mark Edmondson si arrotolò i suoi baffi per battere John Newcombe nel 1976”.
Vabbè. Ma che chance ha onestamente de Minaur di vincere uno Slam? Già, quando a giocarlo ci sono giocatori che non ha mai battuto come Sinner (9-0 un solo set concesso da Jannik che con lui scherza come il gatto con il topo), come Alcaraz (2-0) oppure come Zverev con il quale ha perso otto volte e le sole due che ha vinto sono state…“sospette” perché giunte in ATP Cup e United Cup. Con Djokovic “Demon” ha perso 2 volte (senza vincerci un set 8 mesi fa a Montecarlo e tantomeno negli ottavi dell’Australian Open 2023 quando finì travolto come sotto a uno schiacciasassi, 6-1 6-2 6-2), mentre l’unica occasione in cui ha vinto…è accaduta sempre nella United Cup, manifestazione che vale meno di zero.
Insomma, per farla breve. Secondo me le chance che de Minaur possa vincere questo Slam o, qualsiasi altro, sono pari a zero. Ma nessun giornale australiano pubblicherà mai una cosa del genere. E’ preferibile vendere tappeti.
Io credo che anche se de Minaur fosse italiano lo scriverei serenamente che non è all’altezza per vincere uno Slam, anche se corre come una lepre, è un gran ribattitore, e può battere nelle sue migliori giornate qualcuno dei migliori che invece non sia in gran giornata. Lo scriverei, così come ho scritto per Fognini – che è stato top-ten anche lui come Demon ma che non era da Gran Premio – pur avendo rispetto a de Minaur sicuramente più talento, se non purtroppo la stessa continuità. Però Fognini, a differenza di de Minaur, ha battuto anche in competizioni serissime, Slam, Masters 1000, Coppa Davis, campioni come Nadal (più volte) e Murray (idem), anche se mai Djokovic o Federer.
Ok, stop com questo pistolotto sul cattivo giornalismo. Che c’è anche da noi eh. Mica solo in Australia. Però da noi almeno qualcuno si eleva. Qua Down Under non mi pare. Però leggerò ancora i giornali con attenzione nei prossimi giorni, pronto a ricredermi.
Più che quel che è successo questo mercoledì – quando come avevo anticipato ieri non considero davvero una sorpresa la vittoria di Mensik su Ruud e nemmeno quella di Draper, semifinalista all’ultimo US Open… su Kokkinakis anche se giunta in quel modo sopra descritto – mi interessa buttar l’occhio delle previsioni su quanto potrebbe accadere giovedì, quando giocano bei sei tennisti italiani.
Rinvio l’argomento di poche righe per dire che anche la sconfitta della Zheng, finalista qui un anno fa, non è una sorpresa per tutti quanti sapevano che non stava bene e che il suo team l’aveva consigliata a disertare l’open. Non sono sorprese le facili vittorie senza perdere alcun set di Alcaraz su Nishioka (5 game concessi…), di Zverev su Martinez (6 game lasciati), di Sabalenka e Gauff (seppur più contrastate in uno dei due set vinti), e direi che non lo è nemmeno il set concesso – il secondo in questo torneo – da Djokovic a Faria (ribadisco non è l’abate del Conte di Montecristo).
Djoko ha procurato però l’ultimo grande dolore a tutti i tifosi sfegatati di Roger Federer strappandogli un altro record, quello della presenze nel numero degli incontri giocati negli Slam: 430 lui, 429 Roger. Un vero sgarbo.
Se penso che l’altra sera mi sono emozionato ed entusiasmato per chi, Joao Fonseca, ne ha giocato appena il primo…solo perché ha anche battuto il top-ten Rublev che non ha neppure giocato male né, contrariamente ad altre volte non ha neppure perso la testa…beh, sono quasi certo che non sarò più vivo se Fonseca dovesse arrivare a giocare 431 partite negli Slam. Di certo, anche fossi vivo, non potrei scriverlo.
Dicevo degli italiani: beh macchè Sinner-Schoolgate o Paolini-Zarazua, match serali miei e mattutini vostri. A intrigarmi sono i duelli Berrettini-Rune (con i bookmakers che sembrano dar favorito Matteo…e spero ci azzecchino e non siano richiami per le allodole) e Musetti-Shapovalov.
Tutti e quattro questi tennisti non hanno dato tali prove di continuità da poterci scommettere a cuor leggero. O parecchi soldi. Matteo è quello che qui l’altro giorno ha giocato meglio di tutti (contro Norrie e ben al di là dei 32 ace), però si sa che ogni match fa storia a sé. Da Rune due anni fa ci si aspettava tutti di più, invece gli alti e i bassi sono stati la sua unica costante…così come la presenza ingombrante della madre, fattasi da parte solo per brevissime parentesi. Di sicuro in questo match non ci saranno 17 break – né 434 pallebreak! – come ho potuto vedere nel derby Musetti-Arnaldi.
Mi sentirei di condividere le previsioni dei bookmakers italiani, quest’anno che non sono riuscito a dare spazio ai pronostici del Mago Ubaldo (che si scusa per la prigrizia: mi ha fatto sapere che se ci sarà una sostanziosa raccolta di firme di richiesta profezie a prova di bomba…vi verrà incontro). Sarei curioso di sapere le quote dei bookmaker danesi. Per quanto riguarda Musetti con Shapovalov c’è una strada sola: giocare meglio che contro Arnaldi. Anche se ho scritto, e confermo, che la partita non è stata brutta. A tratti è stata anzi spettacolare. Lì c’era grande e comprensibile tensione, tipica di ogni derby. E troppi errori, compresa una quindicina di doppi falli. Con il canadese multietnico beh, se si fosse giocato tre anni fa avrei puntato su Shapo. Oggi azzardo Musetti.
Voglio poi molto bene a Lorenzo Sonego, bravo ragazzo se ce n’è uno, ma se pensassi che batterà Fonseca mi contraddirei con quanto ho scritto ieri. Giusto per mettere le mani avanti ricordo che il ragazzo di Ipanema – ancora un film su lui non l’hanno fatto come invece per la ragazza – ha solo 18 anni e che talvolta, dopo tutto il rumore che è stato fatto dopo la sua performance antiRublev, può anche darsi che sia un po’ sotto sbornia. Metaforicamente, si intende.
Ho lasciato per ultima, altro che ladies first…vergogna Ubaldo!, Lucia Bronzetti. Il mago Ubaldo mi ha suggerito di darla vincente contro la rumena Christian. Io spero proprio che ogni tanto il Mago ci azzecchi. In omaggio al calcolo delle probabilità.