Una delle difficoltà del tennis a livello amministrativo, ed è un problema noto, è la sua divisione in numerosi enti di governo. Secondo il presidente della ATP, Andrea Gaudenzi, è necessario che si crei un unico ente centrale di controllo, in quanto fondamentale per la rilevanza a lungo termine del tennis. Gli enti di cui parlavamo prima e che dovrebbero fondersi tra loro sono ATP, WTA, ITF e i quattro tornei del Grande Slam. Gaudenzi, in un’intervista esclusiva all’AAP durante l’Australian Open, ha così dichiarato: “Il tennis deve unirsi: stiamo duplicando i ruoli di CEO, le operazioni, stiamo duplicando gli sforzi, quando potremmo invece essere molto più efficienti.”
Le opportunità di crescita
Il presidente dell’ATP stima che i diritti globali dei media del tennis valgano circa 800 milioni di dollari statunitensi e crede che tali ricavi possano essere raddoppiati o persino triplicati nei prossimi cinque-dieci anni con una gestione più intelligente. L’unione degli enti non solo permetterebbe al tennis mondiale di sorgere sotto un nome più potente e dal potere economico maggiore, con quindi maggiori ricavi, ma anche di limitare i costi amministrativi e derivanti dallo scambio di informazioni. Attualmente, il tennis detiene solo l’1,3% del mercato globale dei media sportivi, stimato in circa 60 miliardi di dollari nel 2024.
“Abbiamo una grande opportunità, secondo me, perché siamo uno sport globale; inoltre, abbiamo uomini e donne, ed è probabilmente uno degli sport femminili più forti. Ci sono grandi stelle, grandi atleti, grandi tornei, ma siamo sicuramente sottovalutati a livello economico.”
Per fare un esempio, Gaudenzi marca le grandi opportunità che il tennis potrebbe sfruttare in un’ottica televisiva: “Se una piattaforma come Netflix, Apple o Amazon volesse acquistare i diritti sul tennis sarebbe perfetto, perché noi siamo globali e loro sono globali. Non ci sono molti sport di questo tipo che si possono vendere in 200 mercati: dal punto di vista della globalità siamo messi molto meglio rispetto agli sport americani, che oltretutto sono anche più costosi.”
Come sottolinea Gaudenzi, tuttavia, il tennis non trova concorrenti solo nel mercato sportivo, ma anche in quello più ampio delle forme di intrattenimento: ci si trova a lottare anche con i settori della musica, del puro intrattenimento e del gaming. Per poter coinvolgere i consumatori serve snellire notevolmente la parte dei diritti commerciali, per poter vendere di più e vendere meglio. Alcune iniziative che potrebbero cogliere l’attenzione della community mondiale, come film, videogiochi, figurine, sono assolutamente ostacolate dalla quantità di diritti che è necessario acquistare.
“Credo fermamente che abbiamo bisogno di un unico sistema di governance, un prodotto unificato, un’entità commerciale unica e una formula equa per la compensazione dei giocatori. Non possiamo gestire un prodotto con sette consigli direttivi diversi. Unificare tutto è chiaramente un obiettivo ambizioso, ma molti non pensavano che potessimo riuscirci con i Masters 1000, eppure ce l’abbiamo fatta.”
La minaccia saudita
Tra le altre minacce al tennis che potrebbero giovare dalla frammentazione dello sport, Gaudenzi è consapevole che l’Arabia Saudita potrebbe in qualsiasi momento tentare di attrarre le superstar del tennis. Una mossa simile i sauditi la provarono, con successo, nel golf, con offerte strabilianti: il golfista australiano Cameron Smith, nel 2022, ha accettato un contratto di 150 milioni di dollari per unirsi al LIV Tour, nuovo circuito professionistico di golf di proprietà proprio del PIF.
Per impedire una guerra commerciale potenzialmente persa in partenza, Gaudenzi ha preferito collaborare con i potenti sauditi: “Credo che abbiamo gestito molto bene la relazione tra noi e loro: abbiamo stretto un accordo per le NextGen, il Fondo PIF sponsorizza il nostro ranking e le finali WTA si svolgono in Arabia Saudita. Oltre a questo, e non è un segreto, stiamo discutendo la possibilità di un decimo torneo Masters con loro. “Hanno sempre avuto l’intenzione chiara di voler essere una forza positiva, lavorando con le istituzioni e investendo nello sport senza volerlo distruggere. Investono molto in infrastrutture, assumono esperti, trattano bene i giocatori e l’ospitalità è stata straordinaria.”
Per ora il pericolo pare tenuto sotto controllo, ma è necessario muoversi il prima possibile. Il tennis deve tagliare qualche ramo secco per potersi ergere in cima agli altri sport, specialmente mettendo in ottica il futuro, ormai molto vicino, dove Novak Djokovic e i già ritirati Rafael Nadal e Roger Federer non potranno più caricarsi tutto il peso sulle spalle.