Nulla era ancora deciso, almeno non ufficialmente, fino a venerdì scorso, quando la WADA, l’Agenzia mondiale antidoping, rispondeva a Ubitennis.net dichiarando di non avere “commenti da fare sui dettagli relativi al caso di Iga Swiatek, essendo lo stesso tutt’ora sotto esame”, tenendosi aperta la possibilità di presentare l’eventuale ricorso al TAS avverso la decisione dell’ITIA nel caso di positività della ex numero 1 del mondo. Il fine settimana ha portato consiglio e lunedì 20 – un giorno prima della scadenza dei termini – la WADA comunica che, “dopo un accurato esame, non ricorrerà in appello al Tribunale Arbitrale dello Sport nel caso della tennista polacca Iga Swiatek che era risultata positiva alla trimetazidina (TMZ), una sostanza vietata, nell’agosto 2024”.
Era il 28 novembre quando l’ITIA annunciava che Swiatek aveva accettato un mese di squalifica. L’Agenzia di integrità del tennis, che si occupa di antidoping per conto dell’ITF, aveva stabilito che la positività era dovuta a una contaminazione della melatonina, venduto come farmaco in Polonia. Iga si era appellata con successo contro la sospensione provvisoria, restando comunque ferma dal 12 settembre al 4 ottobre mentre raccoglieva le prove della contaminazione, periodo che le è stato “scontato” dal mese di squalifica.
Il comunicato dell’Agenzia mondiale antidoping prosegue affermando che, secondo i propri esperti, lo scenario della contaminazione “è plausibile e non ci sarebbero basi scientifiche per impugnarlo dinanzi al TAS di Losanna. Inoltre, la WADA ha chiesto consiglio a un consulente legale esterno, secondo cui la giustificazione della contaminazione è stata adeguatamente provata, che la decisione dell’ITIA è stata conforme al Codice mondiale antidoping e che non c’è alcuna ragionevole base per ricorrere al TAS”.
Anche se Swiatek aveva dichiarato di “non vedere motivo per l’appello”, ora può certamente sentirsi più leggera, dal momento che anche Jannik Sinner pensava che la sua vicenda si fosse conclusa con la sentenza del Tribunale Indipendente. Diversamente dal caso della tennista polacca, invece, la WADA non ha ritenuto il verdetto di “nessuna colpa o negligenza” per l’azzurro corretto secondo le norme in vigore. Jannik, che agli ottavi di Melbourne ha sofferto in campo molto più di Iga, dovrà appunto aspettare almeno la primavera inoltrata per la conclusione del proprio caso, con l’udienza presso il TAS fissata per il 16 e il 17 aprile, dove dovrà nuovamente difendersi per evitare una sentenza di colpa o negligenza che significherebbe da uno a due anni di squalifica.