Il Challenger 100 di Oeiras (cemento indoor), il secondo del trittico, ha visto la vittoria del 26enne Aleksandar Kovacevic, statunitense di origini serbe, che in finale ha battuto 6-4 7-6(4) il forte ungherese Zsombor Piros (n.238 ATP). Come prevedibile per Kovacevic non è stata una partita facile, ma del resto già in semifinale si era allenato alla sofferenza contro il canadese Alexis Galarneau che l’aveva portato al terzo set. Nel match decisivo si è giocato praticamente senza servizio con 3 break subiti da Kovacevic e uno in più dall’avversario, partorendo una partita non indimenticabile. Noi continuiamo a definire l’ungherese forte giocatore, quasi per inerzia, ma in realtà è ormai evidente come sia venuto il momento di cambiare terminologia visto che il nativo di Budapest non ha mantenuto le tante promesse che aveva suscitato a livello giovanile (vittoria agli AO nel 2017). E non sono i cinque titoli Challenger nella sua bacheca che possono farci cambiare idea, vale certo di più il fatto che negli Slam dei grandi non sia mai riuscito a superare le qualificazioni. Cinque vittorie esattamente come quelle del vincitore di giornata che ha avuto un percorso diverso, passando dal College in Illinois, ma un epilogo ugualmente anonimo, pur impreziosito da un’apparizione lo scorso anno in top 100.
Potremmo fare copia e incolla di queste valutazioni per commentare il Challenger 75 thailandese di Nonthaburi (l’ultimo della serie) che si è concluso con la vittoria dello statunitense Brandon Holt che in finale ha regolato con facilità il ceco Vit Kopriva (27 anni e n.126) col punteggio di 6-3 6-2. Per il 26enne originario di Rolling Hills è la prima vittoria Challenger dopo sette successi a livello ITF. Dati che ci raccontano di una carriera tutta vissuta nelle retrovie, sempre alla ricerca di uno spiraglio. E se lo spiraglio arriva solo ora (nuovo best al n.176 ATP) significa probabilmente che il circuito Challenger sta attraversando una delicata fase di transizione dopo che tutti i migliori talenti sono passati a recitare al piano superiore. E noi italiani ovviamente ne sappiamo qualcosa.
Il terzo indizio in questa direzione lo aspettavamo dal Challenger 50 di Tigre (terra battuta) dove in finale dovevano affrontarsi il paraguaiano Adolfo Daniel Vallejo (n.234) e il 29enne peruviano Juan Pablo Varillas. Ma la pioggia che è scesa implacabile per tutto il giorno su Buenos Aires e dintorni ha costretto gli organizzatori a rinviare il tutto a lunedì, alle ore 14 locali. In questo modo posticipando quella che riteniamo la molto probabile vittoria di Varillas, giocatore non particolarmente brillante ma molto solido, come testimonia il suo palmares che ci racconta di sei vittorie a livello Challenger e di un clamoroso quarto turno al Roland Garros 2023 che gli regalò il suo best alla posizione n.60. Classifica che non meritava, come conferma il suo attuale n. 207 ATP. Dunque un altro di quei giocatori che nel titolo abbiamo provocatoriamente definito ‘usato sicuro’, affidabili per una onorevole carriera ma incapaci di sognare in grande. Una ventata d’aria fresca potrebbe portarla il 20enne Vallejo ma siamo convinti che sia difficile possa succedere, da quel bel giocatorino senza troppo futuro che ci è sempre sembrato.