Sarà per quell’atmosfera quasi intima, nonostante i 16000 posti, per quelle luci ben giostrate che rendono quasi dei gladiatori nell’arena i giocatori in campo, o più semplicemente per un’entry list ogni anno di livello più alto, ma il torneo di Rotterdam è di certo tra i più affascinanti del circuito. Vanta un albo d’oro di tutto rispetto, ricco di numeri 1, top 10, e giocatori che hanno scolpito le generazioni (tra gli italiani ovviamente Jannik Sinner e romanticamente Omar Camporese). Compare, alla voce del 2023, anche Daniil Medvedev. Il brutto anatroccolo russo sempre più annaspante in un mare di confusione e scelte scellerate, ma soprattutto di sconfitte brucianti e difficili da giustificare. Non è un caso che Mattia Bellucci, da Busto Arsizio, abbia scelto proprio questo avversario e questo torneo per sbocciare definitivamente nel circuito maggiore.
Il 5 febbraio 2025 è una data da cerchiare in rosso, potrebbe aver tracciato un prima e un dopo in due carriere diversissime, che difficilmente potranno esser mai messe a paragone, ma che per uno scherzo del destino si sono incrociate in uno di qui mercoledì sera che ci fa ricordare perché amiamo così ardentemente il tennis. Un avviso: Bellucci non si scopre oggi, né si può dire che abbia affrontato la miglior versione di Medvedev. Ma è innegabile che il russo abbia giocato per larghi tratti un buon tennis, sbagliando sicuramente troppo, ma anche grazie alle folate dell’azzurro.
Bellucci, con quella bandana che è un misto tra Pat Cash e Zoro il Cacciatore di pirati, quei tatuaggi che si intravedono ma non sono messi in mostra, è un personaggio. In tutto e per tutto. E soprattutto nel tennis, al quale gioca divinamente e in un modo personalissimo e perciò godibilissimo. Mancino, servizio micidiale e quando vuole da sotto, solido da fondo, dotato a rete e con una fantasia che non si regala al supermercato, ha fatto impazzire (anche colpendolo, per necessità e non per irriverenza) il n.7 del mondo, uno che sul cemento ha costruito una carriera, e per un buon triennio (2019-21) è stato il miglior interprete della superficie. Niente viene per caso, le esecuzioni millimetriche delle palle corte, le volée decise e definitive sono frutto di lavoro ed errori. Di sudore e sconfitte nel sobborgo dei Challenger, una frequentazione abituale per Bellucci… almeno fino a qualche tempo fa.
La vittoria sul (quasi) fu Medvedev consolida sempre più la posizione in top 100 del mancino di Busto Arsizio, che un anno fa di questi tempi si aggirava intorno alla 200esima posizione. Dopo averla corteggiata, avvicinata con imbarazzo ma mai conquistata, è diventata realtà dopo l’Australian Open. Sarà sempre più casa da ora in poi, visto che Bellucci da lunedì prossimo sarà almeno n.76 al mondo. “Mi sento nuovissimo a questo livello, ma so di poter essere competitivo. Contro Medvedev darò il massimo”, aveva detto a Ubitennis dopo la bella vittoria al primo turno contro Rottgering. Non si può dire che non sia stato di parola, cogliendo al secondo tentativo la prima vittoria in carriera contro un top 10. La sensazione è che non sarà di certo l’ultima.
Il torneo intanto andrà avanti per Mattia Bellucci contro Tsitsipas o Griekspoor. O un altro grande nome o un altro olandese dunque (ne ha battuti tre tra qualificazioni e primo turno). In entrambi i casi non c’è paura né timore reverenziale (“Non sapevo nemmeno gli avversari, la cosa positiva è che avrò sicuramente un giorno di riposo“), ma aspettative e voglia di fare ancora meglio. A modo suo, senza rispettare i canoni dominanti ma applicando la sua maniera di interpretare il gioco anche ai piani alti, come ha d’altronde fatto contro un giocatore che fino a qualche mese fa neanche sognava di affrontare, figuriamoci poi di battere in questo modo. “Ho pensato che avrei fatto contro Medvedev quello che avrei fatto contro tutti gli altri. Ho pensato che in quel momento andare al corpo fosse l’opzione migliore, pensando sicuramente alla partita. E mi ha portato dei punti, quindi credo di doverne essere felice. Non sono uno che cerca di essere irrispettoso, anche con il servizio da sotto, l’ho visto molto lontano dalla linea di fondo ed è una cosa che fa di solito“.
Da queste parole traspare la serenità e la genuina ingenuità di chi sta pian piano reclamando il proprio posto nel tennis che conta. In termini numerici questa settimana olandese, che può solo migliorare, gli consentirà quasi sicuramente l’accesso diretto nei 1000 a 96 giocatori, oltreché negli Slam. Un’occasione per scalare la classifica, ma soprattutto un biglietto di prima classe per i palcoscenici più importanti e gli avversari più prestigiosi. Da affrontare sempre con il servizio da sotto e le palle corte improvvise, con uno stile che vale da solo l’incontro. Non si sa dove porterà il viaggio di Mattia Bellucci, ma una cosa è certa: siamo solo all’inizio. “Da questa partita porto via una cosa: in un momento le cose possono cambiare, anche quando non ti senti bene. Devo ricordare che c’è un avversario che prova le stesse cose che provo io, nonostante sia Medvedev. E che devo essere me stesso“.