Non avevamo finito di fare i complimenti a Luca Nardi per il bel torneo di Coblenza (al netto della sorprendente sconfitta in una finale del tutto alla sua portata) che al Challenger 125 di Lille (cemento indoor) il tennista pesarese si fa sorprendere all’esordio 6-3 7-5 dal modestissimo ucraino Oleg Prihodko (n.327 ATP). Allora, visto che Prihodko è uno che in carriera è stato attivo più che altro a livello ITF (sei vittorie) e in classifica non è mai riuscito a far meglio della posizione n.311, bisogna veramente fare i salti mortali per cercare di spiegare questa sconfitta in un match che sembrava niente di più di un allenamento agonistico. Luca che pure ci ha ampiamente abituati ai suoi alti e bassi questa volta l’ha combinata davvero grossa, ricadendo nei soliti problemi: servizio poco incisivo e atteggiamento in campo rivedibile. Quanto al servizio è un problema tecnico che ci auguriamo sia risolvibile. Per l’atteggiamento in campo ci riferiamo a quella nonchalance, apparentemente eccessiva (noi l’abbiamo sempre definita nobiliare distacco), che Luca mostra durante le partite. E qui la faccenda si complica di parecchio perché poco sappiamo della sua sfera emotiva. E poco sappiamo della sua routine in allenamento, anche se la toccata e fuga (nonostante i buoni risultati) con la ‘Galimberti Tennis Academy’ non è stato un bel segnale, quasi la certificazione dell’incapacità di uscire dalla sua comfort zone. Ci sia consentito di dire che è un vero peccato vedere come un giocatore del suo talento e con la sua facilità di gioco non riesca a spiccare il balzo verso le zone nobili della classifica. Il suo destino non può certo essere quello di andare in altalena tra gli ATP e i Challenger, un po’ dentro e un po’ fuori dalla top 100. Adesso è n.77, ma non dimentichiamoci che a breve scadranno i punti di Indian Wells e Napoli e in un attimo potrebbe anche uscirne. Il fatto positivo è che il ragazzo ha solo 21 anni, anche se è da tanto tempo che è sotto i riflettori, e dunque non gli manca certo il tempo per un definitivo salto di qualità.
Discorso analogo per Matteo Gigante, giocatore che a noi è sempre piaciuto molto, tanto che lo intervistammo quando aveva solo 19 anni, intravvedendo per lui luminose prospettive. Adesso di anni ne ha 23 ed è n.153 ATP, senza mai essere entrato in top 100. E la cosa può sembrare incredibile se anche solo una volta ti sei fermato a bordo campo e hai sentito cantare la sua racchetta mentre colpisce di rovescio. Come può allora perdere 6-2 6-3 contro un onesto mestierante come il 29enne Lucas Poullain (n.461), che in questo tabellone ci è entrato solo da lucky loser? Anche nel suo caso il servizio non aiuta, complice un’altezza non eccezionale (180 cm, dicono le guide). Quanto all’atteggiamento che dire? Di certo vorremmo vederlo più arrabbiato quando sbaglia, forse un po’ meno educato. Pure per lui il tempo non manca e il materiale umano su cui lavorare è ottimo come ha dimostrato, più che con le quattro vittorie Challenger, quando si è trovato a giocare a livello ATP. L’ultimo esempio ce l’ha dato a inizio anno quando si è qualificato per il tabellone principale degli AO, cedendo poi solo a Ugo Humbert dopo un match equilibratissimo. Possiamo quindi concludere dicendo che per entrambi è davvero il momento di rimboccarsi le maniche perché all’appuntamento al piano superiore mancano veramente solo loro. In realtà manca anche Giulio Zeppieri, ma qui i problemi sono stati altri, in massima parte di natura fisica.
E proprio Zeppo ci offre l’occasione di passare a parlare del Challenger 75 di Tenerife (cemento outdoor), il primo dei due ormai tradizionali appuntamenti di inizio anno con MEF di Marcello Marchesini. Il tennista romano (nato a Roma ma cresciuto a Latina…come ha sottolineato qualche lettore) non è sceso in campo nel primo turno contro il lituano Vilius Gaubas per non meglio specificati problemi fisici, che speriamo di cuore non siano una ricaduta per il suo problema al polso. Non meglio è andata a Federico Arnaboldi e Francesco Maestrelli, entrambi eliminati al primo turno, rispettivamente da Carreno Busta e Edas Butvilas (n.249), l’altro lituano in tabellone. Proprio Carreno Busta (ora n.149 ma n.10 alcuni anni fa) ha fermato nel secondo turno (6-1 6-2) l’ultimo italiano rimasto, quel Giovanni Fonio che, proveniente dalle qualificazioni, aveva molto ben impressionato battendo all’esordio in tabellone il francese Arthur Reymond (n.286) in un match combattutissimo finito al terzo set.
In Argentina, al Challenger 125 di Rosario (terra battuta) un ottimo Francesco Passaro si guadagna i quarti di finale con due vittorie non banali contro Daniel Galan (n.122) e Andrea Collarini (n.213). Nei quarti si troverà di fronte Sebastian Baez che dall’alto della sua classifica (n.31 ATP) dovrebbe essere favorito. Usiamo il condizionale perché il tennista perugino, se è in giornata, non ha davvero paura di nessuno. Soprattutto in un momento come questo in cui sta giocando davvero bene come ha appena confermato a Melbourne.
Fin troppo fugace l’apparizione di Marco Cecchinato che, partendo dalle qualificazioni, si arrende nel turno decisivo 7-6(3) 7-5 al padrone di casa Juan Bautista Torres (n.277). Un po’ meglio Andrea Pellegrino che le qualificazioni le supera, per poi farsi domare con un doppio 7-5 dall’ennesimo argentino, Francisco Comesana (n.87) che ha fatto valere i diritti di classifica. Al Challenger 100 di Chennai (cemento outdoor) è stata breve la gioia di Jacopo Berrettini che, dopo la bella vittoria sul giapponese Sho Shimabukuro (n.193), si è arreso all’altro figlio del Sol Levante Rio Noguchi (n.251) col punteggio di 7-5 6-3. Ancor più breve è stato il percorso di Enrico Dalla Valle che è stato battuto all’esordio (6-2 6-1) dall’ennesimo giapponese Shintaro Mochizuki (n.181) che del torneo è la quinta testa di serie.