Una volta assorbita la tranvata che ha investito il tennis italiano e mondiale nella giornata di sabato 15 febbraio, a seguito della sospensione – giunta inaspettatamente – di Jannik Sinner, si è esposto sulla questione l’ex tennista Paolo Bertolucci, mediante un’intervista concessa a Stefano Semeraro per La Stampa. L’attuale commentatore italiano, nonché una delle voci più amate della tv sportiva, ha mostrato grande comprensione per la scelta presa dal numero uno al mondo, che adesso si prepara a un trimestre complicatissimo, durante il quale non potrà allenarsi in nessuna struttura federale: “Tra le soluzioni ipotizzate c’era anche questa. Mi ha sorpreso che sia arrivata ora – ha dichiarato Bertolucci – ormai a ridosso del processo, credevo che ormai si sarebbe andati a procedimento. Ma la capisco”.
La WADA ha confermato che la sospensione verte sulla “responsabilità oggettiva” da parte di Jannik sul proprio corpo e sulle azioni del team, ma il numero uno al mondo è stato apertamente definito innocente. Nonostante quest’ultimo – fondamentale – elemento, Sinner sarà costretto a saltare le prossime tappe del calendario, rincorso in classifica dai contendenti. “Per Jannik è una via d’uscita sicuramente sofferta, ma alla fine pragmatica, che gli avranno suggerito i suoi avvocati. Lui avrà soppesato i pro e i contro e poi avrà deciso di accettare. È una soluzione che salvaguarda la sua presenza a Roma e negli Slam. In fondo, nei quattro “1000” che dovrà saltare, l’anno scorso ha giocato bene soprattutto a Miami, dove non potrà difendere la vittoria. Tutto sommato si tratta di una perdita contenuta in fatto di punti. Poteva andare peggio”.
Il tennis, momentaneamente, andrà avanti anche senza Sinner, che ha invece dimostrato dal canto suo di essere il più forte, nonostante il ronzio in testa che lo ha turbato ossessivamente negli ultimi 12 mesi, e senza tener conto dello “sparare a zero” di molti colleghi dell’altoatesino, spesso denigranti nei suoi riguardi. “La Wada ha ottenuto qualcosa, il riconoscimento della responsabilità oggettiva, mentre in caso di assoluzione di Sinner da parte del Tas avrebbe perso la faccia – ha sottolineato Bertolucci – A Jannik viene riconosciuto che non si è dopato e che l’errore è stato del team. Inoltre la sua vicenda porterà probabilmente a un cambio dei regolamenti. Il tennis perde il numero 1 per tre mesi, che però non sono un anno. La faccenda poteva andare ancora per le lunghe, è un dente che andava tolto. Credo che alla fine in questa maniera ci siano molti più e pochi meno per tutti quelli che sono coinvolti“.
Nell’intervista rilasciata a La Stampa, Bertolucci si è poi soffermato sulle dinamiche del prossimo trimestre, nel quale il nativo di San Candido sarà costretto a rimanere ai box, prima di ritornare a tutto gas al Foro Italico. “Non sarà banale restare fermo per tanto tempo. Difficilmente a Roma, per gli Internazionali d’Italia, potrà ripresentarsi al 100 per cento della condizione – ha affermato l’ex Davisman – quindi prepariamoci a questa possibilità. Gli serviranno almeno cinque-sei partite per ritrovare il ritmo. Perché un conto è allenarsi, un altro giocare tornei. Gli mancherà sicuramente il ritmo della gara. Ma è mentalmente così forte che credo recupererà in fretta. Non può allenarsi in una struttura federale o comunque riconosciuta, ma immagino che non avrà difficoltà a trovarne una privata, dove potrà continuare con il lavoro fisico. Non potrà neppure palleggiare in un circolo tesserato: ma secondo me un amico che gli presta un campo, all’interno di una villa privata, non dovrebbe faticare troppo a trovarlo. E credo anche che non gli faranno neppure pagare l’ora di affitto del campo“.
L’ultimo biennio di Jannik Sinner è stato semplicemente straordinario, tanto da abituare gli appassionati italiani a molteplici successi, che quasi non fanno più notizia. Il trascinatore del cambiamento che ha portato in Italia un progresso eccezionale dal punto di vista tennistico e non. Bertolucci, campione in Davis con la maglia azzurra nel lontano 1976, ha aggiunto: “Tre mesi non sono pochi. Non sarà banale, perché con Jannik perdiamo la punta di diamante, il punto di riferimento del movimento. Ora il peso della responsabilità passa, se non tutto almeno in gran parte, sulle spalle dei suoi colleghi. Dovranno essere loro a fare un passo avanti, alzare la voce, fare vedere quanto valgono anche senza il leader indiscusso. Il nostro tennis non può certo morire per l’assenza di Sinner”.