Nell’articolo di Vanni Gibertini, c’è un ampio excursus sulla vicenda del compromesso. Sono oltre 180 i commenti dei lettori che sono giunti all’articolo di cui sopra. Ecco qui sotto le 24 domande, e le risposte, cui Ubaldo Scanagatta ha ritenuto di dare ulteriore spazio
Il compromesso che ha portato alla sospensione di Sinner per tre mesi è accettabile?
Certo che sì. Infatti salva… capra e cavoli.
Perché salva capra e cavoli?
Perché da una qualsiasi decisione formulata il 16 e il 17 aprile dai tre giudici sarebbe uscita a pezzi o l’ITIA, se sconfessata dall’accoglimento dell’appello WADA dopo due coerenti e rapidissime assoluzioni – è già successo,ma non in un caso altrettanto eclatante – o la WADA, il cui appello avverso alla decisione ITIA fosse stato respinto.
Ma salva anche Sinner?
Sì. Lo salva se non altro da chissà quanti altri mesi di sofferenza.
Lo salva del tutto?
No. Salva la sua reputazione perché viene giudicato non colpevole di aver imbrogliato dopandosi. Ma non lo salva da presenti e futuri commenti negativi di alcuni colleghi, di haters, di forse inevitabili riferimenti sia alla sua sospensione di 3 mesi – come accadrà per tutto il periodo della sua sospensione e probabilmente anche successivamente – sia all’accordo stipulato dai suoi legali e dalla WADA. E il timing della sua sospensione, retroattività compresa, farà certo discutere.
Perché ciò non accadesse che cosa sarebbe dovuto succedere?
Che Sinner fosse andato fino in fondo confidando sulla sua completa assoluzione, senza accettare quindi il compromesso. E fosse stato assolto. O che la WADA non avesse accettato l’accordo.
Perché gli avvocati di Sinner hanno preferito approdare al compromesso?
Perché, dopo averne certamente certamente discusso con i responsabili WADA: a) non erano certi al 100% che Sinner sarebbe stato assolto; b) volevano evitare comunque che la situazione si protraesse per altri mesi, prolungando il calvario “psicologico” di Sinner.
Che cosa si risponde a chi dice che Sinner sarebbe dovuto andare fino in fondo, pur correndo il rischio di una condanna, per non dare l’idea di temerla visto che si è sempre professato innocente? C’è infatti il problema dell’assunzione involontaria… qual è il confine che divide la condanna dall’assoluzione?
Ho letto quel che ha risposto al proposito l’avvocato Mattia Grassani sul Corriere dello Sport: “L’involontarietà è una prova che richiede uno standard di certezza quasi assoluto. In passato abbiamo assistito a situazioni tragicomiche: calciatori che dicevano di aver avuto rapporti intimi con compagne che avevano usato creme antinfiammatorie per la depilazione o tennisti che dicevano di aver baciato in discoteca sconosciute che avevano assunto cocaina. È un livello di difesa molto rischioso, perché anche un’assunzione non volontaria può determinare un’affermazione di responsabilità quando ci sono negligenza, trascuratezza, superficialità e poca professionalità. L’accordo Sinner-Wada insegna molto. Se il numero uno del mondo ha optato per questa soluzione significa che l’assunzione inconsapevole rimane uno strumento di difesa a doppio taglio e presenta un margine di non accoglimento importante”.
È vero che la WADA ha fatto il primo passo verso l’accordo extragiudiziale?
Nell’annuncio dell’accordo riportato dalla WADA si legge così:Notwithstanding this appeal, the circumstances surrounding this specific case meant that in order to ensure a fair and appropriate outcome, WADA was prepared to enter into a settlement agreement, in accordance with Article 10.8.2 of the World Anti-Doping Code. Traduzione: Le circostanze di questo caso specifico caso significano che per assicurare un giusto e appropriato esito, WADA era pronta ad attivare un accordo extragiudiziale, in accordo con l’articolo 10.8.2 del World Anti-Doping Code.
Ma si deve credere che tutto sia partito dalla WADA?
Non lo sapremo mai per certo. Che i contatti fra WADA e legali di Sinner esistessero, e fossero pure frequenti, data la rilevanza del caso è nell’ordine naturale delle cose. Chi abbia fatto la prima mossa è abbastanza irrilevante. Conta, semmai, che entrambe le parti avessero interesse ad attivare un accordo, non potendo essere comunque certe di un verdetto a loro favorevole.
Ma chi delle due parti, WADA e Sinner con i suoi avvocati aveva più interesse a raggiungere un accordo?
A giudicare dalla sostanza del compromesso raggiunto e per come è stato scritto, è lecito pensare che la negoziazione sia stata condotta profittevolmente dagli avvocati di Sinner.
Chi ha guadagnato maggiormente dall’accordo raggiunto?
Chi aveva il coltello dalla parte del manico. Cioè Sinner. Che infatti ha ottenuto più di WADA.
Perché Sinner ha ottenuto di più?
Perché se i 3 giudici avessero accolto l’appello di WADA si sarebbe dovuto squalificare Sinner per un minimo di 1 anno stando alla normativa vigente – e non a quella che dovrebbe entrare in vigore nel 2027 – dando vita a una sanzione abnorme e paradossalmente incoerente con la stessa determinazione WADA a cambiare le proprie regole quando le quantità dei prodotti dopanti siano infinitesimali. Vero che, a seconda dei prodotti, come si debba tradurre in concreto e in modo chiaro e trasparente la cosiddetta dose infinitesimale per il Clostebol come per altri prodotti, a oggi non è dato sapere. Ed è per questo motivo che ci vogliono un paio d’anni (fino al 2027) per definire la soglia accettabile per ciascun prodotto. Il tutto avrebbe incrinato ancor più la già discussa reputazione e credibilità della WADA. Anche quando a rappresentare WADA negli anni, nei mesi e nei giorni sono personaggi diversi.
Il punto debole della WADA era quindi solo quello?
No. Riprendo la risposta di cui sopra – una sanzione abnorme e incoerente con la propria già annunciata filosofia volta al cambiamento della propria normativa – ma aggiungo che forse ancora più importante è il cambio alla formulazione della regola 10.6.1, che invece di parlare di “prodotti contaminati” parlerà di “fonti di contaminazione” (“Contaminated Product” vs “Contaminated Source”).
In questo modo, il contatto accidentale di Sinner con il Clostebol attraverso Naldi sarebbe potuto ricadere nell’ambito della regola 10.6.1, che consente di ridurre fino a zero il periodo di squalifica in base agli elementi attenuanti, invece di dover ricorrere alla regola 10.6.2 che invece impone il minimo di un anno di squalifica.
Insomma la WADA non aveva quasi alternative che raggiungere un accordo per salvare la faccia?
Direi di si. Per questo motivo gli avvocati di Sinner hanno avuto vita relativamente facile. Il problema di WADA è stato che si è trovata tra l’incudine e il martello a causa delle crepe del regolamento.
Quali crepe in particolare?
È assai fumoso il discorso della negligenza, con relativa conseguente sanzione per responsabilità oggettiva, riguardo alla quale Sinner avrebbe dovuto difendersi fra mille difficoltà oggettive. Queste sì, davvero oggettive! Quando è che un atleta, che non si deve pretendere debba avere l’attitudine e la competenza di Sherlock Holmes, può dimostrare a 3 giudici di avere esercitato la cosiddetta “utmost care”? Deve controllare i bagagli del suo team, giorno e notte? Inquisirli quotidianamente con la macchina della verità? O, come nel caso della melatonina di Iga Swiatek, avviare procedure accurate, terribilmente dispendiose e di fatto impraticabili (fino all’analisi chimica di un qualsiasi integratore la cui composizione sia incerta), se non addirittura di un cibo che potrebbe essere contaminato (come la carne rossa in alcuni Paesi per i quali l’ATP per prima raccomanda attenzione)?
La paura di Aryna Sabalenka è rivelatrice al proposito. La tennista bielorussa ha dichiarato: “Se prendo un bicchiere d’acqua al bar, poi vado in bagno… quando torno non ribevo in quello stesso bicchiere!”. Si arriva a questo! Senza arrivare a Gunther Parche che accoltellò Monica Seles alle spalle ad Amburgo per favorire le chances di n.1 WTA Steffi Graf, un malintenzionato senza scrupoli che voglia danneggiare un tennista per favorirne un altro potrebbe facilmente “contaminare” qualunque cosa in mille facili modi.
Quindi che cosa Sinner ha ottenuto di più?
Ha ottenuto una sospensione di soli tre mesi, quando sembra che WADA inizialmente volesse imporne almeno sei. Quest’ultima è un’illazione. Ma un’illazione verosimile. Inoltre si tratta dei tre mesi più indolori dell’anno, una volta che Sinner ha già rivinto l’Open d’Australia. Infatti Sinner non perde la possibilità di giocare uno Slam degli altri 3 del 2025 e torna al torneo di Roma per lui quasi più importante degli altri quattro Masters 1000 che perde (Indian Wells, Miami, Montecarlo, Madrid). Il tutto potendo contare su un margine di punti fortemente rassicurante ai fini del mantenimento della leadership ATP fino a dopo Miami e molto probabilmente anche più in là.
Soltanto questo?
No, anche il conteggio dei 3 mesi parte in retroattiva ed è ideale. Considera i 4 giorni di passata sospensione, salva per lui, come appena accennato, sia la partecipazione al torneo di Roma sia ai tre Slam del 2025. In teoria il miglior Sinner, liberata la testa dal macigno che lo ha angosciato dall’aprile scorso, potrebbe addirittura realizzare quel Grande Slam, la vittoria nello stesso anno di tutti e 4 i Majors, che nessuno è stato capace di conquistare dal 1969 di Rod Laver.
Questa “vittoria” dei legali di Sinner anche nella formulazione del “calendario della sospensione”, favorisce e favorirà invidie, gelosie, commenti negativi di tanti suoi colleghi (Kyrgios, Wawrinka, Djokovic, Medvedev, l’hanno già fatto peraltro con sfumature diverse: a sorprendermi più di tutti è stato forse Stan The Man, mi auguro male interpretato, perché appartenente stessa scuderia Starwings management di Jannik) e anche di diversi miei colleghi giornalisti stranieri che forse hanno maggiormente a cuore le sorti di altri tennisti?
Certo che sì. È purtroppo inevitabile. Non c’è dubbio che gli avvocati di Sinner abbiano ottenuto il massimo ottenibile, una volta deciso di accettare il compromesso. Non so che parcella riscuoteranno, ma è facile immaginare che sarà bella alta. Così come è certo indubbio che non troppi tennisti si sarebbero potuti permettere di pagarle.
Quest’ultima è un’ingiustizia che può far legittimamente dire alla PTPA che la giustizia non è uguale per tutti? “Il sistema non è un sistema, ma un club che può stipulare accordi fatti su misura”…
In tutt’onestà credo di sì. In molte vicende della vita, e non solo nelle questioni processuali, chi ha più mezzi si difende meglio rispetto a chi non li ha. Alcuni giocatori di retroguardia (ATP n. 1000 o anche più su) e trovati positivi – anche per dosi minime – non avevano i soldi per difendersi e sono stati costretti a smettere di giocare. Invece chi ha più mezzi, sia che li avesse dalla nascita, sia chi se li sia costruiti – è il caso di Sinner senza che ciò costituisca giustificazione per aver diritto a una giustizia diversa – può permettersi i migliori coach, i migliori manager, i migliori avvocati.
Chi ci ha rimesso di più con questo accordo?
Forse la parte che più ci ha rimesso con l’accordo stragiudiziale fra WADA e Sinner è…l’ATP! Ha infatti perso il n.1 del mondo per 4 Masters 1000 su nove. Di fatto i 4 Masters 1000 (con i loro penalizzati organizzati) sono stati sacrificati sull’altare degli Slam. Bisognerebbe sentire Andrea Gaudenzi per capire che cosa ne pensi.
Sinner si è allenato al torneo di Doha il 13 e 14 febbraio. Come è possibile che la squalifica inizi allora dal 9 febbraio quando prevede che Sinner non si possa allenare fino al 13 aprile?
L’accordo tra Sinner e la WADA è stato probabilmente firmato il 15 febbraio, con il periodo di ineleggibilità (squalifica) di Sinner retrodatato al 9 febbraio, come consentito dalla Regola 10.8.2 comma b) del Codice Antidoping. Quindi non è possibile pretendere che Sinner ottemperasse alle regole di un accordo prima della sua esistenza. Prima della firma, infatti, non era certo quali sarebbero state le condizioni legate all’accordo, se non addirittura che l’accordo si sarebbe in effetti concretizzato. Ragion per cui era solo logico che Sinner, nonostante fosse molto probabilmente a conoscenza delle trattative in corso, continuasse a comportarsi come se l’accordo non esistesse, ovvero continuando con la sua preparazione al torneo di Doha al quale si era iscritto. Quindi Jannik è andato a Doha, ha ritirato il suo accredito e si è allenato nelle strutture del circolo, cose che teoricamente sarebbero proibite durante il periodo di squalifica. Ma l’artificio stesso della retrodatazione di fatto implica la necessità di un’amnistia per tutti quei comportamenti non conformi alle condizioni dell’accordo che sono stati tenuti durante la cosiddetta “finestra di retrodatazione”, ovvero quel periodo di tempo che intercorre tra la data d’inizio del periodo di squalifica retrodatato (nel nostro caso il 9 febbraio) e il momento dell’effettiva firma dell’accordo (si suppone il 15 febbraio).
Sinner avrà bisogno di una wild-card per partecipare agli Internazionali d’Italia, suo torneo di rientro?
No, perché l’articolo 10.14.3 del TADP (Tennis Anti-Doping Programme) stabilisce che “se un evento che si svolgerà o potrebbe svolgersi dopo il periodo di ineleggibilità prevede una scadenza per l’iscrizione che cade durante il periodo di ineleggibilità, il Giocatore può presentare una domanda di iscrizione all’evento in conformità a tale scadenza, nonostante il fatto che al momento di tale domanda sia ancora ineleggibile.”
Quindi Sinner entrerà di diritto nel tabellone degli Internazionali d’Italia (e di quello del Roland Garros)?
Si, ci entrerà con il ranking che avrà al momento della compilazione dell’entry list, ovvero quattro settimane prima del lunedì della settimana iniziale del torneo, il 7 aprile (e sei settimane prima del primo lunedì del tabellone principale del Roland Garros, il 21 aprile).
Sinner sarà quindi una delle primissime teste di serie?
Sì. Senza spacciarmi per un matematico è impossibile che abbia un ranking inferiore a n.3 ATP, considerato il gap che ha nei confronti dell’attuale n.4 Taylor Fritz che oggi ha 4.900 punti, mentre Sinner ne ha 11.300 e anche se perderà i 1600 punti che aveva guadagnato fra Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid, il gap è irrecuperabile per l’americano e per chiunque gli sta dietro. Dirò di più: ritengo anche altamente improbabile che sia Zverev sia Alcaraz possano entrambi superarlo. Già non sarà semplice che ci riesca uno dei due. Motivo per cui sarei pronto a scommettere che Sinner sarà, nella peggiore delle ipotesi, n.2 sia a Roma, dove lui arriverà senza avere alcuna cambiale da pagare perché nel 2024 non ci ha giocato, sia a Parigi. Mentre invece – e pesantucce – le avranno Zverev, campione al Foro Italico, e Alcaraz, vincitore a Indian Wells (oltre che nei quarti a Miami e Madrid).