Continua a tenere banco la sospensione di tre mesi per Jannik Sinner per il caso Clostebol. Nelle ultime ore sono giunte anche alcune dichiarazioni da parte di Ross Wenzel, Direttore dell’Ufficio Legale della WADA, ai microfoni di ‘BBC Sport’, che ammette come quello dell’altoatesino non sia un caso di doping.
“Si trattava di un caso che era ad anni luce di distanza dal doping. Il riscontro scientifico che abbiamo ricevuto è stato che non poteva trattarsi di un caso di doping intenzionale, incluso il micro dosaggio. La WADA ha ricevuto messaggi da coloro che ritengono che la sanzione sia stata troppo elevata. E, per certi versi, se alcuni sostengono che è ingiusto nei confronti dell’atleta e altri che non è sufficiente, forse è un’indicazione che si è andati nella direzione giusta. Quando esaminiamo questi casi, cerchiamo di analizzarli dal punto di vista tecnico e operativo. E non lo facciamo con la paura di ciò che diranno l’opinione pubblica, i politici o chiunque altro”.
“Una volta raggiunto un accordo, non si può più dire ‘Oh, ma questa norma sarà valida per un periodo di tre mesi a partire da due mesi dopo‘. Deve entrare in vigore rapidamente. Naturalmente, una volta concluso l’accordo, è importante che venga eseguito e reso pubblico per motivi di trasparenza. Così è successo, a causa della tempistica del procedimento del TAS, che la decisione è stata presa venerdì scorso, a tarda notte, ed è entrata in vigore immediatamente. Ecco il motivo della tempistica. La sanzione corretta dovrebbe essere imposta ed entrare in vigore da subito e non dovrebbe essere modulata e modificata per tenere conto degli eventi in calendario“.
“Ho contato 67 casi da quando la disposizione è entrata in vigore nel gennaio 2021. Sono passati poco più di quattro anni e ne sono state realizzate 67, applicate in fasi diverse, quasi in tutte le fasi del processo di gestione dei risultati. Alcune di esse sono state applicate all’inizio, in primo grado, con l’accordo della WADA. Altre sono state applicate proprio alla fine del processo del CAS, come il caso in questione“.
WADA, Fitzgerald: “Ecco perché abbiamo fatto ricorso al TAS”
A stretto giro di posta sono giunte anche le dichiarazioni di James Fitzgerald, sempre della WADA, ai microfoni de ‘La Stampa’. “Abbiamo fatto ricorso al TAS per ribadire il principio della responsabilità dell’atleta verso il suo team. Ma non era un caso di somministrazione diretta, la spiegazione era scientificamente plausibile. Abbiamo fatto decine di accordi così. Una delle funzioni principali dell’articolo 10.8.2 è garantire che i casi unici non rientrano esattamente nel quadro sanzionatorio possano essere giudicati in modo appropriato ed equo. A condizione che tutte le parti e la WADA siano d’accordo. L’articolo consente un’ulteriore riduzione del periodo di sospensione in base al livello di gravità della specifica sospensione. Nonché al fatto che l’atleta abbia ammesso la violazione. L’atleta è sempre responsabile dei comportamenti del suo staff, ma la sanzione di un anno sarebbe stata troppo severa“.
“I fatti di questo caso erano davvero unici e diversi da altri casi che riguardavano la somministrazione da parte del team dell’atleta. In effetti questo non era un caso di una somministrazione diretta da parte del suo team. Ma di assorbimento transdermico perché il massaggiatore (ad insaputa dell’atleta) aveva trattato un taglio sul dito con un prodotto contenente Clostebol. La WADA ha verificato e concordato che lo scenario dell’atleta era scientificamente plausibile e ben documentato sui fatti”.