Che il dualismo Sinner-Alcaraz abbia l’obbligo di esser spezzato da un terzo incomodo, non è certo legge, ma sembra il desiderio di molti. Sembra a tutti cosi necessario trovare il nuovo “Djokovic” che rompa un dominio già scritto. Fonseca, Rune, Musetti…Tanti i nomi, tantissimi. E, all’ombra degli ultimi risultati del brasiliano, c’è un altro classe 2006. Un ragazzo norvegese, cresciuto nel mito di Casper, grande estimatore di Sinner e fresco vincitore del Challenger di Glasgow: Nicolai Budkov Kjaer.
Nicolai nasce il primo settembre 2006 a Oslo, da mamma estone e papà norvegese. Proprio dal padre, eredita la passione per il tennis: “Mio papà ha seguito da vicino il passaggio di Ruud dal circuito giovanile a quello professionistico, è consapevole del lavoro che c’è da fare per diventare grandi” racconta del proprio coach.
Che il ragazzo sia un talento eccezionale, diviene palese sin dalla carriera junior: nel 2024 vince il titolo in singolare a Wimbledon, e in doppio a Parigi, diventando il primo norvegese a riuscirci. Già l’anno prima, però, aveva esordito nella nazionale di Coppa Davis, durante la deludente trasferta peruviana.
Convocato anche nell’ultima sfida con l’argentina, Kjaer è riuscito a portare al terzo set Navone ed Etcheverry, arrendendosi solamente alla maggior esperienza avversaria. A Glasgow è per la prima volta campione Challenger, sconfiggendo in finale un altro norvegese: Viktor Durasovic. Il trionfo gli assicura l’ingresso fra i migliori 300 giocatori al mondo, avvicinandosi sempre più alla classifica necessaria per prender parte alle qualificazioni slam.
A notare le grandi qualità del norvegese è stato anche Jannik Sinner, che lo ha scelto come sparring partner alle ATP Finals di Torino e per i primi allenamenti a Montecarlo dopo il bis in Australia. Nei confronti dell’azzurro Kjaer sembra nutrire particolare stima, umana e sportiva. Come da stereotipo nordico, Nicolai continua a dimostrarsi un ragazzo modello, dedito al lavoro e all’allenamento continuo, mai imprescindibili dal talento di cui è dotato.
Ruud, oltre che idolo, è ormai divenuto modello, musa ispiratrice: “Casper è una fonte di motivazione per me e per tutti gli altri tennisti norvegesi, è un modello da seguire: un giorno spero di diventare come lui. Ci si allena ogni giorno per arrivare a giocare i tornei importanti, per una nazione come la Norvegia sarebbe un sogno avere due giocatori in pianta stabile nel circuito ATP”. Certamente, però, il classe 2006 sembra nutrire maggior simpatia per i campi in erba, al di là del golf. Superficie che al meglio mette in luce le ottime qualità offensive del norvegese, dotato di un tennis aggressivo e completo. Il rovescio bimane, meno efficace del colpo a una mano, manca ancora di esplosività, ma non sembra soffrire quando chiamato a reggere la diagonale. Fisicamente ben costruito, fatica se costretto a rincorrere passivamente: l’ottimo servizio, però, gli permette di prendere in mano le redini fin dal primo colpo. A render ancor più complicata la sua fase difensiva è la fin troppo ampia apertura dal lato del dritto: certamente esplosiva, ma ancora lenta.
Le ottime qualità già dimostrate mettono, sì, in evidenza un tennis dal grande futuro, ma soprattutto un ragazzo dall’ampio margine di crescita sotto ogni aspetto, dentro e fuori dal campo.