Tennis, accademie, giovinezza e… Jannik Sinner. Tutto porta a un solo nome: Riccardo Piatti. Il 66enne nato a Como è un punto di riferimento nel panorama tennistico mondiale. Da lui sono passati nomi del calibro di Novak Djokovic, Maria Sharapova, Milos Raonic, Richard Gasquet, Ivan Ljubicic e appunto l’attuale numero 1 al mondo Jannik Sinner, plasmato per quasi otto anni, nel periodo tra i suoi 13 e i 20. L’attenzione, quindi, è sempre rivolta verso le giovani leve. A Bordighera Piatti accoglie i giocatori – in questo periodo, ad esempio, il francese Gabriel Debru, 19enne attualmente al numero 235 ATP – e attraverso i suoi insegnamenti da esperto di tennis, sport che ha incontrato per la prima volta a nove anni, restituisce tutto il suo sapere.
Cosa che ha fatto proprio con il giocatore di Sesto Pusteria, a cui ha sempre dato fiducia nel loro periodo di collaborazione. Di seguito, alcune sue dichiarazioni tratte da un’intervista concessa a Tennis Majors. “Il mio obiettivo nel periodo in cui allenavo Jannik era scoprire come avrebbe potuto sconfiggere Djokovic. Osservavo molto Nole, lavoravo anche con lui, e quindi l’idea era sempre quella di trovare qualcuno che potesse battere un tennista come lui. Ora l’idea è quella di trovare un giocatore giovane che in otto o dieci anni possa battere Alcaraz o Sinner. Jannik e Novak hanno una tecnica e movimenti simili, ma penso che i colpi di Sinner siano ora più forti di quelli di Nole. Credo quindi che Jannik abbia qualcosa in più”.
Su questo paragone, poi, Piatti approfondisce spiegando anche le caratteristiche comuni tra i due. “Sono molto diversi ma anche molto simili in un certo senso. Mentalmente sono entrambi molto forti. Hanno entrambi le idee molto chiare su cosa devono fare. Capiscono immediatamente cosa serve in quello specifico momento e lo mettono in pratica”.
La mente riporta indietro automaticamente al periodo in cui Riccardo e Jannik lavoravano insieme e alla scelta dell’italiano, in quel momento definita folle da molti, di abbandonare i consigli del coach nato a Como. “Due anni prima che ci fermassimo gli ho detto che, quando sarebbe diventato bravo, mi sarebbe piaciuto trovare qualcun altro che lo aiutasse. Ma prima, doveva diventare bravo. Poi ci siamo fermati, ma penso che abbia fatto una scelta davvero buona, soprattutto con l’assunzione di Darren Cahill. Anche il resto della squadra sta facendo un buon lavoro. Ma questa è una parte della vita, non è un problema e sono molto contento di quello che abbiamo fatto per lui. Nel 2021 era classificato nono al mondo, ma gli ho comunque spiegato che durante quel periodo non importava che facesse molti errori, perché la cosa importante era non perdere di nuovo nello stesso modo la volta successiva (nel prosieguo dell’intervista Piatti ha anche raccontato delle occasioni in cui invitava Jannik a casa sua per vedere varie finali tra Djokovic, Federer e Nadal, ndr). Quando ha iniziato a giocare nel circuito ATP gli ho detto che dopo 150 partite sarebbe stato tra i primi 10. È arrivato numero 9 a Vienna dopo 139 partite. Dopo gli ho detto che servivano altre 100 partite per vincere un titolo Slam. Ovviamente lo ha vinto. Ha sempre avuto il potenziale per riuscirci”.
In seguito, Piatti ha detto la sua riguardo la sospensione di Jannik e di come, secondo lui, si comporterà in questi tre mesi di stop. “È da molto tempo che non sono in contatto con lui, ma credo che nella sua mente sappia cosa deve fare. Ricordo quando vinse le Next Gen ATP Finals nel 2019, ma un anno dopo il suo livello fisico non era ancora pronto. Poi è arrivato il Covid, che ha dato a Jannik la possibilità di lavorare molto. Era a Monte Carlo, lavorava sulla sua forma fisica tre volte al giorno e poi giocava anche a tennis tutti i giorni”. Non si è poi risparmiato da un commento sulle dichiarazioni degli altri tennisti in merito alla squalifica di Sinner. “Conosco molti giocatori: non sono mai tutti insieme, è impossibile. Se mi chiedi se sono sorpreso la risposta è no. Se fosse successo a loro avrebbero detto che era un disastro. Ma se succede a qualcun altro, allora non lo è”.
Successivamente c’è anche spazio per allargare la veduta. Non c’è mica solo Sinner: tutto il movimento del tennis italiano sta vivendo un’enorme crescita. “Quello che la federazione italiana ha fatto molto bene è stato lavorare con i tornei per dare una possibilità a tutti i giocatori italiani di competere in casa. Il successo italiano non è quindi sorprendente ora. Al momento però stiamo parlando dell’Italia perché abbiamo molti giocatori, ma anche perché abbiamo Sinner. Se togli lui, allora siamo allo stesso livello della Francia, a cui manca in questo momento solo un Sinner”.