Il febbraio 2025 per il tennis maschile sarà ricordato, e non soltanto da noi appassionati italiani, per l’inizio della squalifica di tre mesi comminata a Jannik Sinner, argomento ampiamente trattato e commentato su questo sito e su molti altri, ma per fortuna lo spazio per il tennis-tennis non è mancato e ha proposto argomenti assai interessanti e significativi, come sempre del resto quando a brillare è un designato protagonista del domani di questo sport.
Il primo nome tra i tennisti che si sono distinti è infatti quello del giovanissimo carioca Joao Fonseca. Il diciottenne brasiliano aveva iniziato la stagione 2024 oltre la seicentesima posizione e l’aveva terminata sollevando il trofeo Next Gen; nel 2025 elimina Rublev a Melbourne e nella tournée sudamericana di febbraio centra il primo trofeo a Buenos Aires, tra l’altro superando ben quattro tennisti argentini. L’occhio di bue lo illumina per primo nel secondo mese dell’anno: best ranking e pazienza se al primo turno nella sua Rio ha ceduto ad Alexandre Muller per stanchezza e tensione, collocate probabilmente in ordine crescente di importanza.
Fonseca si prepara a essere, al suo debutto assoluto a Indian Wells e al suo secondo torneo sul duro dopo Melbourne, uno dei grattacapi più noiosi per le teste di serie della manifestazione nel deserto. Sarà interessante verificarne la consistenza sulla particolare superficie del primo appuntamento del Sunshine Double; Joao non ha molto da perdere ma allo stesso tempo è attesissimo: oggettivamente non sarà per lui facile destreggiarsi.
Il mese più freddo dell’anno viene scaldato anche da Denis Shapovalov, talento immenso e intermittente che a Dallas mette dietro la lavagna due top ten (Rublev e Paul) e si gode la posta piena nella finale con un terzo rappresentante dei migliori dieci, Casper Ruud. Shapo fa bella figura anche nella settimana in corso, arrendendosi solo in due tie-break allo spagnolo Davidovich-Fokina in quel di Acapulco. Il canadese sta bene fisicamente e sembra anche sereno nell’animo, condizione importante per chi come lui sostiene un tennis fuori dagli schemi e ricchissimo di soluzioni.
Continua la risalita di Felix Auger-Aliassime, che ha forse ispirato il suo compagno di Coppa Davis di cui si è appena scritto: dopo il ritiro a Rotterdam con Vavassori arrivano la semifinale a Doha e la finale a Dubai persa con Stefanos Tsitsipas, atleta di cui si parla a parte. Per Felix da lunedì c’è il rientro in top 20; la notevole continuità da lui ritrovata, unita alle scadenze non impossibili da onorare nel Sunshine Double (due secondi turni) potrebbe preludere alla prosecuzione della sua ascesa nel ranking.
Il dopo-Melbourne pesca Carlos Alcaraz un po’ in mezzo al guado: succede a Sinner sul trono di Rotterdam vincendo per la seconda volta in carriera sul duro indoor ma di nuovo casca nelle amnesie che ne rallentano la costruzione del ranking e soprattutto la sua maturazione. Il match perso con Lehecka a Doha ha evidenziato come il murciano non abbia superato la propensione ai vuoti agonistici che ne hanno in passato caratterizzato il ruolino di marcia.
Indian Wells è un appuntamento speciale per lui: in quattro edizioni ha perso solo due volte, con Murray nel 2021, quando era ancora solo un diciottenne di belle speranze e già numero 38 del mondo, e con Nadal in una splendida semifinale l’anno successivo. Da allora due successi pieni con altrettante semifinali vinte con Sinner e finali con Medvedev; senza il numero uno del mondo in tabellone le attenzioni e le pressioni del caso si riverseranno su di lui. Vedremo se saprà esaltarsi e confermarsi campione, sarà una prova di maturità non indifferente.
Febbraio ci restituisce il sorriso di Andrey Rublev, beniamino di molti appassionati, tennista dai modi cortesi e dalle improvvise crisi di nervi. Dopo aver parlato apertamente dei suoi tormenti interiori, il moscovita ha perso da Hurkacz a Rotterdam ma si è rifatto immediatamente vincendo il titolo a Doha, nonostante un main draw frequentato da tennisti del calibro di De Minaur, Auger-Aliassime e Draper. Rublev ha battuto i primi due al tie-break decisivo e il britannico con un 6-1 sempre al terzo: a Indian Wells difende i punti di un sedicesimo di finale e anche marzo potrebbe così sorridere al ventisettenne russo.
Meritano applausi anche i finalisti di Acapulco, innanzitutto il vincitore Tomas Machac, ceco sopraffino e leggero colpitore che con il torneo messicano, primo titolo in assoluto per lui, aggancia per la prima volta i top venti, sia pure in ultima fila. Tomas però non è solo Acapulco, dove per vincere non ha dovuto superare nemmeno un top 40; il ventiquattrenne boemo ha ceduto a Dallas solo a un ispiratissimo Shapovalov (non a caso presente nei migliori del mese) e ha confermato la maturazione che lo sta portando a gestire sempre meglio i match che deve vincere: le sue ultime sconfitte sono arrivate, prima di Dallas, da Djokovic (Melbourne), da Fritz e da Ruud (tutte e due in United Cup).
Vedremo come reagirà alla sua nuova condizione di numero 20 del ranking; a Indian Wells vanta, si fa per dire, un secondo turno contro Mannarino. Sicuramente predilige il veloce-veloce di Miami, ma il momento è d’oro per lui e marzo promette bene sin da subito. L’altro finalista messicano è Alejandro Davidovich-Fokina, tennista meno elegante di Machac ma più votato alla lotta e alla corsa; lo spagnolo di origine russa, partito a gennaio oltre la posizione 68 del ranking, dopo la netta sconfitta con Arnaldi a Dallas ha sorpreso tutti entrando in finale a Delray Beach e, appunto, ad Acapulco. Due sconfitte, la prima con Miomir Kecmanovic, ma nel complesso notevole continuità impreziosita dal successo nel primo torneo con Taylor Fritz (e, perché no, dalla immediata rivincita su Arnaldi in semifinale) e nel secondo con Frances Tiafoe e Denis Shapovalov.
Alejandro a Delray Beach ha mancato due matchpoint ed è quindi sfumato per lui il primo titolo, ma ha ritrovato la top 40; a marzo non ha praticamente punti da difendere e, allungando lo sguardo anche alla scorsa primavera, notiamo che anche sulla terra rossa non firmò imprese indimenticabili; se mantiene questa forma fisica potrà pensare magari a riavvicinare il suo best ranking a quota ventuno all’indomani della semifinale in Canada nell’agosto 2023.
Dopo aver citato alcuni dei migliori di febbraio, il Razzie del mese va probabilmente al finalista di Melbourne Alexander Zverev; di questo però si parla in un approfondimento a parte, cui vi rimandiamo. Tra i primi della classifica Taylor Fritz non ha vinto nel suo feudo di Delray Beach (come fece nel 2023 e nel 2024) e Medvedev continua ad andare a scatti e ad assumere atteggiamenti singolari. Un (ormai ex) top ten in ritirata è Grigor Dimitrov, ma qui i problemi sono squisitamente fisici: il grande talento bulgaro ha perso per ritiro tre delle sue ultime quattro partite e la doppietta in Vicino Oriente si è risolta con due sconfitte.
Tra i tennisti subito nel gruppo alle spalle dei primi venti, ma capace di fulminee apparizioni nel lotto dei migliori, Alexander Bublik prosegue un inizio d’anno miserando e avaro di soddisfazioni. Dopo una rigidissima estate australiana caratterizzata da due sole partite, perse ad Adelaide a Melbourne, l’alfiere del servizio-dal-basso vince a Montpellier un match con Koepfer e a Marsiglia fa un dispetto al pubblico eliminando Richard Gasquet. Per il resto solo rovesci, pur con avversari non teneri (Humbert, Rublev, Aliassime); senza i punti di Dubai 2024, dove perse in finale da Ugo Humbert, Sascha esce dalla top 80 dopo sei anni. Urge per lui ripescare la giusta motivazione, altrimenti, così continuando, rischierà di trovarsi invischiato nelle qualificazioni di parecchi tornei.