Celebrare il proprio 23esimo compleanno con la prima vittoria ATP non è per tutti. Celebrarlo in un 1000, o meglio IL 1000, contro un top 40, è una gran ciliegina sulla torta. Una storia che potrà raccontare con orgoglio Colton Smith, giustiziere di Flavio Cobolli. Una vittoria che può sembrare una sorpresa, ma che affonda nel lavoro e nell’inseguimento di un sogno da parte di un americano vero, nel senso più puro del termine. E non solo per la canotta e il cappellino militare con cui il ragazzo di Tepino, Washington, ha marchiato il suo esordio nel circuito principale.
Colton Smith, un’infanzia di caccia e pesca
Aprendo il suo profilo Instagram si può subito notare una vocazione all’amore per la famiglia e la passione per un certo tipo di vita rurale. “Abbiamo un mucchio di mucche, cavalli, galline, maiali, cani”, ha rivelato di recente Smith all’ATP. “Si devono sbrigare molte faccende, e ciò insegna molta disciplina, oltre ad apprezzare il fatto di poter vivere un po’ con la terra. È sempre il momento migliore quando mi capita di tornare a casa per un po’. La libertà e il relax non li ho da nessun’altra parte”. Parole genuine per un ragazzo cresciuto in una fattoria, sin da piccolo educato alla caccia e alla pesca, molto legato alla sorella Chloe e con una forte fede cattolica. Un legame importante con le semplici cose della vita, che possono essere di grande aiuto per un tennista nei momenti di down mentale e difficoltà.
Anche perché Colton Smith non ha mai rinnegato la sua passione, ergendola anzi a vessillo di orgoglio e base di crescita. Come lo scorso gennaio a Cleveland, quando ha investito buona parte del prize money della sua prima vittoria Challenger in strumenti per la pesca. “Avevo dei soldi da spendere”, aveva ammesso divertito, “c’era un negozio di pesca con la mosca vicino alla sede del torneo e ci sono andato un paio di volte”. La pesca con la mosca è un particolare tipo di pesca sportiva, che si basa sulla costruzione di esche artificiali che appunto ricordano degli insetti. Da molti considerata una vera e propria arte. Il legame con la natura è però solo la base per capire un tennista che ha già scritto un pezzo di storia.
Il record in Arizona e il salto nel professionismo
Colton Smith è il singolarista più vincente nella storia della University of Arizona. Il suo record di 15-2 lo pone alla terza posizione del ranking ITA, la classifica ufficiale dei tennisti collegiali. Non perde da ben 9 partite in incontri di quel tipo, e ha comunque già mosso i primi passi nel professionismo. Si è presentato ai nastri di partenza delle qualificazioni di Indian Wells come n.261 al mondo, con un record di 15-6 nel circuito Challenger e due finali (una vinta e una persa). Beneficiando di una wild card ha messo in fila un ex top 10 come Fabio Fognini e un giocatore sempre insidioso come Pavel Kotov.
Esplosivo con il dritto, dotato di un buon servizio, Smith esprime un tipico gioco americano, dimostrando di trovarsi benissimo sui campi in cemento outdoor. La vittoria su Cobolli, in parte frutto anche delle difficoltà fisiche di Flavio, è un’importante certificazione di livello, che mostra come i margini per poter sognare ci siano eccome. Anche perché, se a fine maggio Colton Smith dovesse trovarsi ancora tra i primi 10 del ranking universitario, potrebbe usufruire di otto wild card per i challenger di categoria 50 o 75. Onestamente ci meraviglieremmo se non dovesse però arrivare il salto definitivo nel professionismo. Con il secondo turno ad Indian Wells, dove affronterà il n.32 al mondo Alex Michelsen, si è già garantito un nuovo best ranking al n.212. Con tanta voglia di migliorare e continuare a stupire.
Esiste ancora il sogno americano?
“Colton è una bestia”, aveva commentato Tommy Paul dopo qualche allenamento insieme a Boca Raton. “Ci siamo allenati molto insieme e abbiamo avuto anche tante sessioni in palestra…e avevamo pianificato di andare a pesca, ma non ci siamo riusciti. Quando è stato qui, era brutto tempo”. Al di là del siparietto della pesca, appare chiaro il rispetto di un top 10 verso un ragazzo che non ha reso le proprie origini la sua forza principale. Non a caso sul braccio sinistro Smith ha il tatuaggio di un orso, un alce e del suo cane, l’ultima aggiunta qualche mese fa.
I sintomi della semplicità, del non voler per forza apparire ma di tramandare con convinzione il proprio essere contraddistinguono il giovane Colton. Smith è un cognome quasi banale, eppure spesso casca su personaggi che da soli sono capaci di reggere in piedi una storia. Non stiamo raccontando la genesi di un fenomeno. E non siamo neanche sicuri se mai questo cacciatore/pescatore prestato al tennis riuscirà a sfondare la porta dei primi 50. Scommetteremmo invece qualcosina in più sui primi 100, anche se dovrà necessariamente migliorare un rovescio ancora troppo debole per certi livelli.
Ciò che invece è certo è che l’America ha offerto un nuovo grande personaggio. Un ragazzo che sin da bambino ha imparato ad andare a caccia dell’alce con il padre Brodie e a farsi tutt’uno con la natura. D’altronde nella settimana della sua prima finale Challenger, persa lo scorso ottobre a Sioux Falls contro Borna Gojo, passava pescando i giorni di riposo. Una storia da ‘900 made in USA, di scalata sociale e sogni realizzati senza rinunciare alle abitudini familiari. Un vero racconto da sogno americano, che sembra sempre più far parte di una narrativa ante litteram. Ma che, dalle fattorie di Washington al deserto della California, grazie a uno Smith fra tanti, potrebbe aver preso di nuovo vita.