Ingresso positivo nel BNP Paribas Open per la numero 1 del mondo Aryna Sabalenka, che ha domato la statunitense McCartney Kessler palesando ancora qualche sbavatura e scricchiolio, tuttavia fisiologici nel primo turno di un evento che si dispiega in due settimane. L’ostacolo ai sedicesimi sarà l’azzurra Lucia Bronzetti: due i precedenti, entrambi andati in scena nel 2024. Sempre sul cemento, doppio successo bielorusso prima a Brisbane (6-3 6-0) successivamente al secondo turno dello US Open (6-3 6-1).
Nella conferenza stampa post esordio, la tre volte campionessa Slam non ha analizzato il prossimo incontro tuttavia ha rivelato alcune peculiarità del proprio allenamento fisico e si è dilettata nel valutare la migliore tra le sue avversarie, rispettivamente nei quattro fondamentali del tennis.
D. Novak Djokovic ha dichiarato che il rimbalzo della pallina sullo Stadium 1 è decisamente diverso dagli altri campi su cui si è allenato. Un angolo di restituzione del rimbalzo davvero molto alto, a tal punto che gli ha ricordato alcuni campi in terra battuta dove la palla rimbalza in maniera veramente notevole. Nole ha disputato il suo incontro di pomeriggio. Mi rendo conto che tu abbia giocato invece di sera, e quindi in condizioni diverse ma sarei curioso di conoscere quali siano le tue di sensazioni sul campo centrale avendoci giocato da poco.
Aryna Sabalenka: “Io e Novak abbiamo giocato in condizioni molto diverse, probabilmente però proponendo entrambi un tennis estremamente aggressivo. Ma sì, direi che soprattutto quando si serve chi risponde si ritrova una palla che ribalza molto di più rispetto ad esempio all’anno scorso. Tuttavia, di solito, in quasi ogni torneo il campo centrale è abbastanza diverso dal resto dei campi dell’impianto in questione. Funziona così un po’ dappertutto.
Certamente, il centrale rispetto ai campi laterali è più lento, ma questo è fisiologico essendo meno usurato. Sicuramente, però, ci sono alcune parti dello Stadium 1 che sono francamente discutibili, parti in cui la palla non rimbalza affatto o al contrario va molto in alto. Nel complesso, ciononostante, devo essere sincera e affermare che tutto sommato mi sono sentita bene in campo. Le sensazioni generali sono state positive“.
D. Ci sono stati un paio di momenti durante la partita dalla tribuna stampa mi sei sembrata un po’ frustrata, delusa. Poi però hai chiuso la partita nel migliore dei modi, giocando uno dei punti più belli dell’intera partita oltre che appaganti per il pubblico sul match point. Perciò volevo chiederti, la vittoria diventa più soddisfacente quando la si ottiene con un match point del genere.
Aryna Sabalenka: “Non mi sono sentita minimamente frustrata durante la partita, nel modo più assoluto. Ho semplicemente fatto una chiacchierata con me stessa, che a volte in alcuni momenti del match può aiutare tanto. Invece sul match point sono d’accordo, è stato senza dubbio il mio miglior punto nell’incontro. Sul discorso di essere maggiormente soddisfatta, ti risponderei in questo modo. Ora di tutta la partita, ricordo solo quel quindici. Ricordo la mia battuta e il punto che n’è conseguito. Mi piacerebbe che rimanesse così (Risate in sala stampa)”.
D. So che non ti piace parlare di fiducia. Non è un aspetto che ami trattare, ma volevo domandarti come descriveresti la tua stagione finora e cosa diresti del livello del gioco in questa fase della stagione?
Aryna Sabalenka: “Di sicuro non ho espresso il mio miglior tennis in Medio Oriente. Al contrario, avevo manifestato un grandissimo gioco in Australia, anche se naturalmente la finale non è una partita di cui vado fiera, della quale sono contenta per come sia andata. Quindi per rispondere alla tua domanda, la definirei un’annata sinora altalenante anche se ora comincio a sentirmi meglio in campo. Ho molta più fame di quanta non ne avessi in Medio Oriente. Questo è l’attitudine giusta, l’atteggiamento che devo avere affinché percorra la strada corretta. Nel complesso mi rimane invece difficile dare una valutazione della stagione, siamo solo al terzo mese“.
D. Quando dici di essere più affamata ora di quanto non lo fossi il mese scorso, significa che hai avuto più di tempo per rigenerarti e ritrovare l’amore e la passione?
Aryna Sabalenka: “Sì, è stato così. La finale persa in Australia mi ha davvero spezzato il cuore. È stato molto difficile riprendersi dopo quella sconfitta, e difatti arrivata in Medio Oriente i miei pensieri erano intenti e concentrati unicamente a capire cosa fosse successo o perché avessi perso. Per cui è come se non fossi stata realmente lì, non ero completamente centrata e focalizzata. La mia testa era sempre al ricordo del match con Madison. Molto probabilmente è stato un errore rimanere lì incagliata mentalmente, ma penso che fosse inevitabile che mi servisse un po’ di tempo per comprendere e guardare avanti avendo definitivamente voltato pagina. Ho dovuto dunque fare un passo indietro e ricominciare tutto da capo. In questo momento, però, come dicevo anche prima mi sento decisamente meglio e quella finale è oramai solamente il passato. L’ho finalmente lasciata dietro di me. Ora la rivivo soltanto come una bella esperienza, un’ottima lezione che mi possa aiutare per il prosieguo della carriera sperando che non accada mai più (sorride)”.
D. Spesso vedo molti giocatori o giocatrici giocare a calcio, ma Jason [Stacy, il preparatore atletico di Aryna dal 2018] ha un background di Jiu-Jitsu. Mi chiedevo, se nel vostro lavoro quotidiano avesse anche introdotto qualche mossa di grappling, insomma qualcosa di completamente diverso da quello che normalmente fanno gli altri tennisti con i loro preparatori in termini di lavoro atletico?
Aryna Sabalenka: “Sì, assolutamente. C’è una parte corposa del nostro programma di allenamento sulla forma fisica pienamente legato al Jiu-Jitsu. In particolare, gli esercizi di base che facciamo sono quasi esclusivamente incentrati sul Jiu-Jitsu e mi piacciono molto. Per cui sono super felice di questo peculiare modello di allenamento. Credo infatti che i tennisti debbano lavorare su tutto il loro corpo, non solo su quelle parti che vengono maggiormente sollecitate. E questo tipo di approccio sta funzionando alla grandissima per moltissimi di noi.
Anche il mio allenatore ormai pratica Jiu-Jitsu, anche se non sta andando molto bene. Non è molto portato (sorride). Gli vengono sempre i crampi dopo un minuto, ma si sta impegnando così tanto per riuscire a migliorare. Io invece per ora non voglio praticarlo. Nel momento in cui mi renderò conto di quanto possa essere forte e di poter fare qualcosa di importante praticandolo, probabilmente diverrò definitivamente pazza della mia squadra. Loro per adesso non vogliono che lo pratichi. Me lo stanno proibendo, ci atteniamo esclusivamente al calcio (sorride)”.
D. Nel tennis ci sono, per così dire, quattro colpi chiave: dritto, rovescio, servizio e risposta. Chi sono le migliori, secondo te, nelle quattro categorie tra le tenniste che hai affrontato?
Aryna Sabalenka: “Sono così innamorata di me stessa nei miei giorni buoni. Non riesco a pensare a nessun altra giocatrice, al di fuori di me (risate). Riuscite a credermi? Aspettate. Allora per il servizio direi Elena [Rybakina] quando è in giornata è devastante con quel fondamentale. Il Dritto… Oh, sì, assolutamente Madison [Keys]. Sul rovescio, dico Coco [Gauff]. Risposta? Oh mio Dio. Iga [Swiatek]. Iga è molta brava a rispondere. Per le volée e il back non posso che dire Barty.“.
D. Febbraio e marzo sono mesi difficili da affrontare perché non ci sono tornei del Grande Slam per un lungo periodo. E’ qualcosa che ti comporta qualche problema di gestione a livello psicologico?
Aryna Sabalenka: “No, direi di no. Penso che Indian Wells abbia la stessa valenza di uno Slam. Cioè parliamo di un grande torneo, un torneo importante e prestigioso. Uno dei migliori del circuito, oltretutto in questa fase della stagione c’è il back to back Indian Wells/Miami che rappresenta uno dei mesi più esigenti e stimolanti di tutta la stagione. Adoro questo torneo, per cui lo considero grande alla stessa stregua di altri. Psicologicamente penso che il mese di febbraio non sia così difficile da affrontare. In Medio Oriente, soprattutto nel caso in cui giochi molto bene in Australia e arrivi fino in fondo a Melbourne vincendo il titolo o facendo finale come è capitato a me negli ultimi anni, necessiti solamente di ulteriore tempo per recuperare.
Avere un po’ di tempo libero in più, per a fare un piccolo richiamo di preparazione. Difatti, nelle ultime tre stagioni lo swing in Medio Oriente è stato personalmente piuttosto complicato, sia fisicamente che mentalmente. Ma a marzo cambia tutto. E’ sempre stato un mese buono per me con bellissimi tornei come Roma e Madrid. Adoro giocare in quelle città, l’atmosfera è fantastica. Certo è, che se non trascorresse così tanto tempo tra l’Australia e Parigi mentre contrariamente ci dessero più di tempo tra il Roland Garros e Wimbledon che invece sono molto vicini, probabilmente sarebbe meglio per noi giocatori. Ma la realtà è un’altra e va bene così“.