Jasmine Paolini supera le avversità del terzo turno contro la rumena Cristian, difendendo i colori azzurri – ormai sbiaditi a causa delle molteplici eliminazioni dei connazionali – e rimanendo, dunque, l’ultima sopravvissuta a Indian Wells. Agli ottavi di finale, Jas sfiderà Liudmila Samsonova, in un match che sarebbe potuto essere un derby tricolore, ma questa è una storia che affonda le sue radici a una decina d’anni fa, quando la tennista d’origini russe avanzò la richiesta d’ottenere la cittadinanza italiana, negata dallo stato per “mancanza di un reddito certo”. Perché mai una giocatrice di un’altra nazione dovrebbe richiedere la cittadinanza italiana, vi starete chiedendo. Liudmila fu trascinata in tenera età nel Bel Paese dal padre, Dmitry Samsonov, chiamato da un club di Torino in quanto ottimo giocatore di tennis tavolo. La giovane “Ljuda” ha dunque forgiato il suo talento tennistico tra i circoli italiani, notata dall’occhio sopraffino di Riccardo Piatti, che decise di portarla con sé a Bordighera, luogo in cui è cresciuto anche il numero uno azzurro, Jannik Sinner.
Samsonova affianca al suo nome, a partire dal 2014, la bandiera tricolore, ma quattro anni dopo il mancato appoggio della federazione e il “no” definitivo dello stato fanno sì che Liudmila smetta di essere un’atleta azzurra: “Il passaporto era quasi una certezza perché erano iniziate le pratiche e mi avevano detto che a 18 anni lo avrei avuto – dichiarò al tempo Samsonova – Ma non è stato così, manca un reddito certo. In pochi sanno questa cosa ma è la verità”. Anche Piatti – nel 2016 – voltò le spalle alla russa, in una vicenda terminata non esattamente in un clima di benevolenza: “Io non ho fatto nulla, evidentemente non credeva più in me. Io sarei rimasta anni con lui, ma adesso ringrazio il cielo che mi abbia mandato via…”.
La classe ’98, nativa di Olenegorsk, prosegue la carriera facendo leva su sé stessa e sul suo immenso talento, rimanendo però legata allo Stivale, non a caso sostenuta negli anni a seguire da coach italiani, in primis Danilo Pizzorno. “Ljuda” emerge nel panorama mondiale a suon di colpi poderosi, perché, sì, è un’atleta semplicemente più potente delle colleghe, fattore che non sempre, però, le darà ragione sul campo: “Lei può giocare come un uomo. Lei tira la prima a 190 km/h, le altre a 170 km/h – affermò coach Pizzorno nel 2021 – La sola potenza però non basta e questo è un aspetto sul quale abbiamo insistito. Lei voleva sempre picchiare, ma non si può sempre tirare la prima a manetta“.
Il pragmatismo dell’allenatore italiano ha plasmato Samsonova, trascinandola su un tennis più centrato, usufruendo comunque dell’alto regimi dei suoi colpi, ma minimizzando gli eccessi, dunque gli “sprechi”. I miglioramenti sortiscono l’effetto sperato, e il 2022 della russa si rivela un’annata eccezionale, conquistando tre titoli, tra Washington, Cleveland e Tokyo. A ridosso, oramai, delle migliori 20 giocatrici del mondo, Ljuda si catapulta nell’élite del WTA, ottenendo anche le prime – sparute – finali ‘1000’ nel 2023, a Dubai, Montreal e Pechino, dove però non riesce mai a fare il grande salto, sconfitta nettamente nella triplice occasione. Il suo sentirsi “metà italiana e metà russa” la induce spesso a giocare in doppio con alcune atlete azzurre – in particolare Bronzetti e Cocciaretto – ma nel 2024 ha fatto coppia fissa negli Slam con Andrea Vavassori, col quale però non ha raggiunto risultati scoppiettanti. A Indian Wells, Samsonova ha iniziato più che bene, e il successo in rimonta ottenuto ai danni della connazionale Kasatkina – numero 12 del ranking – la dice lunga sul suo stato di forma. Jasmine ha faticato più del dovuto per neutralizzare Jaqueline Cristian – idem con Jovic – ma il suo spirito d’abnegazione viene fuori anche nelle giornate più complicate. Riuscirà a contenere i colpi di Samsonova?