Con il Miami Open ormai al via, lanciamo un ultimo sguardo indietro verso la California perché, appena prima del suo inizio, avevamo posto al BNP Paribas Open cinque domande fondamentali sulla WTA, l’uniformità (delle superfici) e tutto quanto ci era venuto in mente. Il torneo che ha visto trionfare Mirra Andreeva e Jack Draper ha cortesemente risposto, anche in modo piuttosto netto ad alcuni quesiti.
Andiamo dunque a vedere cosa ci ha detto Indian Wells, partendo – e non potrebbe essere altrimenti – dalla prima domanda:
Sabalenka, Swiatek e Gauff si faranno vive o è già il tempo di Andreeva?
Pochi dubbi: l’oro e l’incenso segnano il passo, Mirra is the new black. La diciassettenne siberiana ha vinto, pure consecutivamente, il suo secondo torneo “1000”, in quel Tennis Paradise che da dieci anni viene premiato come miglior torneo della (più alta) categoria WTA. Un trionfo arrivato battendo le prime due del mondo, impresa che da under 18 era riuscita solo a Steffi Graf e Serena, e che la fa salire al terzo posto della Race.
In crescita fisica e atletica, anche il suo dritto sta mostrando notevoli progressi rispetto alle prime apparizioni sul Tour un paio di anni fa, anche perché all’epoca aveva due braccini da… quindicenne. Capita spesso di vedere Andreeva rifugiarsi nello slice in risposta a una prima di servizio o quando la palla le arriva veloce su quel lato; una scelta che, se da una parte sottintende qualche difficoltà sulla quale continuerà a lavorare, dall’altra significa capacità di iniziare lo scambio o mantenerlo vivo in una situazione complicata, rimandando peraltro all’avversaria una palla profonda e bassa. Il rovescio non si discute, lungolinea fa danni importanti nella metà campo dell’altra e, anche se bisogna aspettare la prova di un più lungo periodo, il servizio si sta dimostrando strumento affidabile e molto efficace. Senza lasciarsi andare a precocissime previsioni da Olimpo del tennis (che tuttavia, se confermate, non sorprenderebbero), il tempo di Mirra è arrivato. E le altre?
Ciclicamente alle prese con i problemi “di testa” che inevitabilmente diventano tecnici a servizio e dritto, Coco Gauff si è fermata agli ottavi (Bencic), dopo aver rischiato già all’esordio con Uchijima. Sul suo cemento preferito (insieme a Doha), Iga Swiatek è apparsa nervosa e contratta, come ormai sempre più spesso le accade, mentre Aryna Sabalenka, giunta in finale senza perdere set e pure pochi game, si stava ancora godendo la rivincita contro Madison Keys e si è fatta trovare impreparata di fronte al ritorno di Mirra. Quest’anno, finora, ha vinto solo il WTA 250 di Brisbane, un torneo in più di Iga. La prossima domanda è: l’aria fredda proveniente dalla Siberia le sveglierà?