Nel corso del BNP Paribas Open 2025 di Indian Wells, Iga Swiatek è uscita sconfitta in semifinale contro una delle tenniste più in forma del momento, ossia quella Mirra Andreeva che poi avrebbe vinto il torneo. A far discutere non è stato tanto l’esito dell’incontro, accettabile dato il percorso della classe 2007 nelle ultime settimane, quando un episodio accaduto nel corso del match. La polacca, infatti, in un momento di frustrazione ha colpito la pallina con forza sul terreno, facendola rimbalzare molto vicina ad un raccattapalle. Lei stessa ha voluto spiegare l’accaduto attraverso un lungo comunicato sul proprio profilo ‘Instagram’.
“Vedo che ultimamente si parla molto di cambiamenti nel mio comportamento in campo e nelle mie emozioni. Anche se non mi sento a mio agio nel dover dare spiegazioni, credo sia arrivato il momento di condividere il mio punto di vista per mettere fine a speculazioni e teorie infondate. Riguardo all’incidente del mio ultimo incontro. È vero: ho espresso la mia frustrazione in un modo di cui non vado fiera. Non era mia intenzione colpire nessuno, ma semplicemente liberare un po’ di tensione facendo rimbalzare la palla sul terreno”.
“Mi sono immediatamente scusata con il raccattapalle, abbiamo incrociato gli sguardi e gli ho fatto un cenno per esprimere il mio rammarico. Ho visto molti giocatori compiere gesti simili e onestamente non mi aspettavo un giudizio così severo. Normalmente riesco a controllarmi. Quindi posso dire ironicamente che mi manca esperienza e che ho sbagliato a valutare la direzione della palla nel momento di piena tensione”.
Poi la polacca è tornata sulla positività al test antidoping: “La seconda metà dello scorso anno è stata estremamente difficile per me. Soprattutto a causa del risultato del test antidoping, che mi ha tolto la possibilità di competere per i massimi obiettivi nella parte finale di stagione. Questo mi ha costretto a riorganizzare molti aspetti della mia vita e del mio approccio alle competizioni. In Australia ho giocato senza aspettative, concentrandomi solo sul mio lavoro e accettando che un altro Australian Open poteva non andare come speravo. Grazie a questa mentalità ho giocato un ottimo torneo e sono arrivata vicina alla finale”.
E sulla pressione: “Ogni giorno mi trovo ad affrontare nuovi elementi: cambiano le condizioni, si accumulano le esperienze, io stessa mi evolvo, le mie avversarie migliorano e devo continuamente adattarmi. Non è mai semplice e ora mi sembra particolarmente difficile. Nel tennis non competono dei robot. Ho avuto tre stagioni incredibili, ma nulla si ottiene senza sforzo e non c’è mai la certezza che i risultati arrivino in modo facile. Questo è lo sport, questa è la vita. E a volte persino me ne dimentico“.
Poi un altro passaggio sulle critiche ricevute: “Quando ero molto concentrata e non mostravo emozioni in campo mi chiamavano robot, dicevano che il mio atteggiamento fosse freddo e disumano. Ora che sono più espressiva e che lotto con le mie emozioni, vengo improvvisamente etichettata come immatura o isterica. Non è un parametro sano, soprattutto se considero che solo sei mesi fa sentivo la mia carriera appesa ad un filo, piangevo ogni giorno per settimane e non volevo mettere piede in campo. Oggi sto ancora cercando di assimilare ed elaborare tutto quello che ho passato”.
Infine la chiosa: “Cambierà qualcosa il fatto che io abbia condiviso tutto questo? Probabilmente no, perché vedo chiaramente quanto la gente ami giudicare, creare teorie e imporre opinioni sugli altri. Forse alcune persone che vogliono davvero capire cosa sto vivendo riusciranno a farlo. In ogni caso questo non è il mio standard e non accetto che io e il mio team siamo incasellati nelle aspettative degli altri”.