Spesso Aryna è stata descritta come una pura picchiatrice, e mi rendo conto che è difficile per gli osservatori meno assidui non farsi condizionare dalla sua fisicità, dal body language che propone in campo così come dal grunting. In realtà Aryna non è mai stata una picchiatrice monodimensionale: di sicuro è sempre stata una attaccante, anche estrema, ma sin dagli esordi aveva dimostrato che poteva conquistare punti non solo grazie ai colpi potenti da fondo campo ma anche grazie alle discese a rete e alle palle corte. Nel tempo, però, ha aggiunto altri elementi al suo gioco, a partire dalle soluzioni alternative in back di cui ho parlato sopra. E così oggi è una delle giocatrici in attività tecnicamente più complete. Credo che la sua crescita tecnica sia dovuta essenzialmente a tre motivazioni concomitanti.
La prima è la dedizione al lavoro e all’allenamento: grazie all’applicazione ha compiuto notevoli progressi tecnici. La seconda è legata all’indole competitiva: difficilmente digerisce trovarsi contro una avversaria che dimostra di saper fare più cose di lei. La terza motivazione secondo me è legata al desiderio di non farsi soffocare dalla routine del tennis professionistico: un modo per evitarlo è cercare di divertirsi durante i match, e provare a utilizzare colpi nuovi e differenti può essere un antidoto efficace. Ecco, uniamo tutti questi fattori e avremo una giocatrice che nel tempo è diventata sempre più completa.
E per quanto riguarda Andreeva? La mia interpretazione è questa: semplicemente Andreeva non può fare altrimenti. Mi spiego: sin dai primi match in cui l’ho seguita ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a una tennista che capiva e interpretava il tennis con una facilità e lucidità assolutamente superiori. Non a caso tutti la accostano a Martina Hingis; perché Hingis era un’altra giocatrice che possedeva la stessa eccezionale capacità di lettura del gioco in profondità. Questo è il dato di partenza. Aggiungiamo un altro elemento: durante la costruzione del punto è inevitabile che a volte si verifichino situazioni nelle quali il colpo migliore non è, e non può essere, l’usuale colpo in topspin da fondo, bensì qualcosa di diverso: a volte un drop-shot, a volte uno slice lungo, a volte una discesa a rete in controtempo, etc. etc.
Ecco, una giocatrice che percepisce tutto ciò, e che sa naturalmente che in quella particolare situazione la soluzione migliore è quel colpo specifico, alla fine dovrà cominciare a utilizzare proprio quel colpo. Io dunque la vedo così: Andreeva capisce troppo di tennis e pretende così tanto da se stessa, che in certi frangenti di gioco è come se non avesse alternative: prima o poi arriverà a utilizzare quel colpo specifico. Semplicemente perché è il colpo migliore per quella situazione; e lei ne è consapevole.
E così, anche se attraverso percorsi e motivazioni differenti, Andreeva e Sabalenka sono arrivate ad assomigliarsi più di quanto si potesse immaginare. Anche perché negli ultimi mesi Mirra ha sicuramente irrobustito il servizio, colmando una lacuna che nel recente passato limitava le sue possibilità. Ormai oggi la sua prima palla viaggia oltre i 190 km/h. E stiamo parlando di una diciassettenne.
Chiudo il tema con un breve ragionamento sulle ultime giocatrici capaci di diventare numero 1 del mondo. Negli anni più recenti sono state: Simona Halep, Naomi Osaka, Ashleigh Barty, Iga Swiatek e Aryna Sabalenka. Prima parlavo della capacità di trovarsi a proprio agio in qualsiasi parte del campo. Ebbene, sicuramente la maestra in questo aspetto è stata Ash Barty. Al contrario Halep, Osaka e Swiatek hanno faticato (e faticano) se costrette a spostarsi dalla linea di fondo campo: molto meno forti nei pressi della rete, e in generale poco a loro agio con le soluzioni meno usuali. A mio avviso Sabalenka è a metà strada: Aryna è ancora in crescita tecnica e sta cercando di avvicinarsi a Barty, anche se attraverso un processo più costruito e meno naturale rispetto ad Ash.
E Andreeva, paragonata a queste numero 1? Sicuramente Mirra parte da una ricchezza di repertorio già notevole. Rispetto alle giocatrici citate, però, direi che al momento è inferiore nel colpo in topspin dalla parte del dritto. Non si tratta di un elemento secondario, ma è ancora così giovane che è presto per trarre conclusioni: non è detto che, come le è accaduto con il servizio, non riesca a progredire in modo decisivo anche in questo fondamentale. E a quel punto sarà difficile porle dei limiti.