Non è da tutti esordire in un Masters 1000, grazie a una wild card come quella attribuita a Federico Cinà n.441 ATP, battendo subito il n.67 del mondo, l’argentino Francisco Comesana. Uno che soltanto un paio di settimane fa aveva sconfitto a Rio prima il cileno Jarry e poi il n.2 del mondo Sascha Zverev. Uno che all’US Open aveva battuto Humbert e a Wimbledon Rublev. Insomma, non uno scappato di casa. Due tiebreak hanno deciso il match vinto da Cinà e sono andati così: 7 punti a 4 nel primo tiebreak, 7 punti a 2 nel secondo. Totale 14 punti a 6 nei 2 tiebreak, e nonostante il piccolo trauma di aver fallito un matchpoint sul 5-2 nel secondo set. Non sono momenti facili da dimenticare per giocatori esperti, figuriamoci per un ragazzino che gioca il suo primo Masters 1000.
Eppure Federico Cinà, come abbiamo riferito nell’articolo firmato ieri sera da Andrea Binotto e pubblicato cinque minuti dopo l’exploit del ragazzino palermitano (con la cronaca e tutti i dati statistici del vittorioso match), è stato capace di realizzare questa piccola grande impresa sotto gli occhi dei telespettatori di gran parte del mondo del tennis. Di Federico Cinà, del suo talento, delle sue prospettive, della sua solidità tecnica e maturità agonistica se ne parla da tempo. In particolare su Ubitennis. E certamente non solo perché il suo padre allenatore, Francesco Cinà, aveva avuto un ruolo importantissimo nello sviluppo della carriera di Roberta Vinci, n.7 del mondo e finalista allo US Open 2015 dopo aver fermato in semifinale e a due passi dal Grande Slam Serena Williams (quella sera sull’Arthur Ashe Stadium, tra l’altro, Federico Cinà era in tribuna con suo padre).
Due anni fa il direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta incrociò al Foro Italico durante gli Internazionali d’Italia padre e figlio Cinà, e li intervistò insieme. E questo fu l’articolo che Ubitennis pubblicò l’11 maggio 2023:
Un anno e mezzo dopo, il 26 dicembre 2024, Giovanni Pelazzo di Ubitennis realizzò una interessante “esclusiva” con Federico che non nascose le sue predilezioni, le sue ambizioni, i suoi sogni:
Adesso, approdato al secondo turno di Miami, non si può certo pretendere che Federico batta anche un vecchio marpione di 15 anni più anziano, come Grigor Dimitrov, n.15 ATP e finalista a Miami un anno fa quando fu battuto soltanto dal grande assente di quest’anno, Jannik Sinner (dovesse però riuscirci diventerebbe il n.1 al mondo under 18, superando il tedesco Justin Engel, attuale n.346 ATP a 18 anni e 4 mesi). Tuttavia la prova di Federico Cinà, che non può davvero essere chiamata una…prova del nove in questo caso, è attesa con molta curiosità. Pare di rivivere un po’ – senza con ciò volergli creare alcuna pressione, credetemi – l’attesa che si manifestò per il diciottenne Jannik Sinner non appena si impose all’attenzione generale vincendo nel challenger di Bergamo. Una cosa è vincere un incontro, sia pure in un Mille prestigioso come Miami e contro un tennista già esperto e top 100 (e il n.67 non è neppure una posizione di vera retrovia), un’altra è vincere un intero torneo. Ciò anche se per la verità Cinà nel challenger di Creta – che non aveva la valenza di quello di Bergamo – pochi giorni fa al successo c’è andato vicino anche lui, sconfitto soltanto in finale dal veterano bulgaro Kuzmanov, come ha raccontato il nostro Massimo Gaiba, il nostro storico cronista dei tornei Challenger.
Senza assolutamente fare irriverenti paragoni e confronti – guai ad illudersi!- e tantomeno a caricare Federico Cinà di pesanti pressioni per ancora troppo giovani spalle. Credo che possa essere interessante rinfrescarci la memoria “sinneriana” ripercorrendo qui insieme, e ancora una volta, il percorso compiuto da Sinner, dal febbraio 2019 quando aveva 17 anni e mezzo al giugno scorso quando il campione della Val Pusteria è diventato n.1 del mondo.
Grazie a quel suo primo successo in un challenger (il Challenger 80 di Bergamo) raggiunto sconfiggendo lungo la strada due top 200, Quinzi e Caruso, per poi regolare in finale (6-3 6-1) Roby Marcora – era il 24 febbraio 2019 – Sinner, n.546 ATP fu il primo under 18 a vincere un torneo challenger. Jannik salì, grazie agli 80 punti incamerati, a n.324, miglior ranking mondiale di un under 18. Quello stesso anno, a Roma, batté anche Steve Johnson diventando il più giovane italiano a vincere un match in un 1000 a 17 anni e 8 mesi (unico azzurro ad aver dunque fatto meglio di Cinà).
Il 22 luglio di quello stesso anno Jannik avrebbe fatto il suo ingresso fra i top 200, al posto n.199. Meno di cinque anni dopo, il 10 giugno 2024, Sinner è diventato n.1 del mondo. Non vi sarà certo sfuggito l’articolo di Giuseppe di Paola che ha ripercorso, tappa dopo tappa, data dopo data, la scalata di Sinner dacchè era n.1592 a n.1, ma se ve lo foste perso eccolo qua perché merita rileggerlo:
Federico Cinà è oggi a 17 anni e 11 mesi, con la sua classifica virtuale di n.370 ATP, il n.2 del mondo under 18. E fra gli under 19 – non fra gli under 18, si badi bene – davanti a lui ci sono il fenomenale Joao Fonseca, n.60 al mondo a 18 anni e 5 mesi oltre che campione ATP e con già uno scalpo importante come quello di Rublev, il giapponese Rei Sakamoto e il norvegese Nicolai Budkov Kjaer, oltre al già citato Engel. Esser campione di precocità spesso non ha significato proprio nulla. Ma talvolta, Sinner docet, invece non è stato così. Infine anche se finora i tiebreak nel massimo circuito sono stati solo 2, il modo netto in cui li ha vinti Federico, dimostrando una straordinaria maturità e solidità di testa, mi ricorda qualcuno…