Flavio Cobolli arrivava da un 2024 molto positivo. Infatti il classe 2002 era arrivato a giocarsi la finale ATP 500 a Washington, salvo poi perdere contro Sebastian Korda al terzo set, raggiungendo comunque il 30esimo posto nel ranking. Nei tornei del Grande Slam si è spinto fino al terzo turno sia agli Australian Open che agli US Open, uscendo rispettivamente Alex De Minaur e Daniil Medvedev. In totale, chiuse con 43-29 di record.
Mettendo da parte la United Cup, dove a cavallo tra fine 2024 e inizio 2025 sono arrivate le vittorie con Dominic Stricker e Ugo Humbert e la sconfitta contro Tomas Machac, Flavio ha iniziato con la sconfitta con ritiro nel derby italiano contro Luca Nardi ad Auckland e da lì in poi sono arrivate altre 7 sconfitte e una sola vittoria, quella contro Eliot Spizzirri al Challenger di Phoenix, dove poi è stato estromesso da Kei Nishikori.
A peggiorare la situazione è il peso delle sconfitte, in particolare quelle a Indian Wells contro Colton Smith (261 al mondo all’epoca) e la più recente ovvero con Thiago Agustin Tirante (117) all’ATP Miami, entrambi qualificati e sulla carta ben inferiori Cobolli.
D’altronde, così come vincere aiuta a vincere, perdere non fa altro che far crollare l’autostima del giocatore di Firenze. La partita di ieri è stato il manifesto di quest’anno: un pessimo inizio, una ripresa anche convincente e poi appena sembrava tutto alle spalle, con tanto di terzo set con un break di vantaggio, ecco che la luce si spegne e con essa anche le speranze.
Qual è la soluzione dunque ai problemi di Cobolli? Se fosse così semplice basterebbe aspettare, ma qui bisogna agire. Il tennis aggressivo e offensivo di Cobolli aveva pagato eccome lo scorso anno mentre ora sembra quasi timoroso, forse anche un po’ condizionato mentalmente dai problemi fisici. Insomma, ora come non mai c’è bisogno del miglior Cobolli visto l’anno scorso: osare di più, senza paura e naturalmente con precisione, quest’ultima ben lontana dalle attuali caratteristiche del tennis di Cobolli, reo di aver commesso troppi errori tecnici che non gli appartengono.